Le tre poesie che vi presento sono tratte dall’opera “Myricae” ; il titolo significa “tamerici” ed è tratto da un verso delle Bucoliche di Virgilio: non a tutti piacciono gli arbusti e le umili tamerici.
Pascoli sceglie le “umili tamerici” per indicare che l’argomento del libro sono le “piccole cose” e la sua vuol essere una poesia umile.
L’opera riunisce 156 componimenti, risultato di quasi vent’anni d’attività poetica.
In “Myricae” il poeta affronta diversi temi legati all’inquietudine, alle paure, agli affetti, all’infanzia, ecc. ma propone la sua riflessione attraverso un linguaggio semplice, quasi infantile, ricorrendo alle descrizioni naturali e della campagna, della quotidianità a cui appartiene. Si potrebbe dire che si tratta di una poesia “delle piccole cose”, ma attraverso la poesia Pascoli cerca di comprendere ciò che sta all’origine delle delle cose o appunto di indagare temi importanti. Per questo le parole divengono spesso simboliche: si parla apparentemente di qualcosa di “comune” ma si allude ad altro.
Per farvi un’idea guardate il video realizzato da Alberto Pian a partire dai testi di “Il lampo” e “Il tuono“: le immagini, la musica partono dai versi poetici ma vanno oltre.
I testi
Il tuono
E nella notte nera come il nulla,
a un tratto, col fragor d’arduo dirupo
che frana, il tuono rimbombò di schianto:
rimbombò, rimbalzò, rotolò cupo,
e tacque, e poi rimareggiò rifranto,
e poi vanì. Soave allora un canto
s’udì di madre, e il moto di una culla.
Il lampo
E cielo e terra si mostrò qual era:
la terra ansante, livida, in sussulto;
il cielo ingombro, tragico, disfatto:
bianca bianca nel tacito tumulto
una casa apparì sparì d’un tratto;
come un occhio, che,largo,esterrefatto,
s’aprì si chiuse, nella notte nera.
Temporale
Un bubbolìo lontano. . .
Rosseggia l’orizzonte,
come affocato, a mare:
nero di pece, a monte,
stracci di nubi chiare:
tra il nero un casolare:
un’ala di gabbiano.
Le tre poesie qua sopra riportate mi sono piaciute molto perché Pascoli attraverso dei fenomeni atmosferici, i quali possiamo definire banali, comuni e anche “privi di senso” è riuscito a trarne delle poesie, anche molto significative.
IL TUONO
Attraverso questa poesia Pascoli descrive questo fenomeno come una cosa terribile che all’improvviso si propaga per il cielo emanando un suono che rimbomba nelle città circostanti e nei dintorni.
Gli uomini sentendolo si spaventano e infatti, alla fine, Pascoli fa il paragone di questo spavento con un bambino che piange e con la madre che cerca di consolarlo cantandogli una canzoncina.
Questa poesia è costruita principalmente su consonanze e parole onomatopeiche e le lettere che ricorrono di più sono la M, la N e la V.
Quando descrive la fine del tuono, quando cessa di rimbombare, Pascoli usa molte volte le E che danno il ritmo alla poesia, come se non finisse.
IL LAMPO
Nella poesia Pascoli parla di del lampo come un elemento che rompe il silenzio della notte, colpendo l’erba, il suolo e illuminando per un attimo una casa che nella notte, nel buio si era persa nelle tenebre, facendo il paragone con un occhio che di colpo si apre e poi velocemente si chiude. Questo elemento è denotativo e connotativo.
In questa poesia prevale molto la vista.
IL TEMPORALE
In questa poesia, secondo me, c’è un climax di colori, ovvero che parte a parlare del colore rosso acceso per poi passare al nero come la pece.
E’ come se prima del temporale andasse tutto bene e dopo essere passato abbia distrutto tutto con la pioggia, rendendo nero il paesaggio circostante, con le maestosi e potenti nuvole.
proff io l’ho visto il video ma senza audio perchè ho qualche problema con il pc.
Il tuono.
L’inizio di questa poesia è subito con una similitudine ovvero: ” Notte nera come il nulla […]”
La poesia è caratterizzata dai suoni descritti da pascoli, es: ” Il tuono rimbombò di schianto: Rimbombò, rimbalzò, rotolò cupo. […]” Queste descrizioni formano un piccolo climax, accentuatò anche dalle consonanti: R e B.
Ad un certo punto della poesia c’è un anticlimax, che passa da un rumore, forte e spaventoso, alla tranquillità.
es: ” E taque, e poi rimareggio rinfranto, e poi vanì.”
La vocale “E” è una figura retorica per dare ritmo ai versi.
L’ultima strofa invece chiude con la serenità e la tranquillita, ovvero una contrapposizione con l’inizio della poesia.
Es: ” Soave allora un canto s’udì di madre, e il moto di una culla.”
Il canto in questo caso è di una mamma che consola il figlio, spaventato nella culla.
Il Lampo.
In questa poesia ci sono vari climax. Il primo lo stroviamo nella seconda strofa:” La terra ansante livida, in sussulto; Il cielo ingombro tragico, distratto. […]”
Viene accentuata poi la situazione dall’autore, che ripete lo stesso colore due volte, ovvero: ” Bianca, bianca.” Che dà un senso di colore serenità e tranuillità piacevole.
Poi c’è una similitudine nella sensta strofa: “Come un occhio.”
E infine un anti climax, perchè ritorna tutto alla tranquillità e alla calma.
” S’aprì e si chiuse, nella notte nera.”
Temporale.
Nelle prime due stofe ci sono parole onomatopeiche:” Un bubbulio lontano..” che a livello simbolico rispecchi il terrore e l’inquietudine della vita, e:
“Rosseggia l’orizzonte.”
Poi troviamo una metafora nella quarta e nella quinta strofa strofa:” Nero di pece.” Che esprime qualcosa di nuovo, tragico e negativo, e: ” Stracci di nubi chiare.” Che esprime una via d’uscita, ovvero luce in mezzo al buio.
Poi mano a mano si ritorna alla normalità e nella tranquillità nelle iltime due strofe:” Tra il nero consolare: e un ala di gabbiano.”
IL TUONO:
Già dal titolo: il tuono si può intuire che la poesia si riferisce a un tema spaventoso, come infatti, il tuono un elemento molto potente che con la sua forza ci atterrisce.
In questa poesia avviene un anticlimax, in particolar modo tramite la rima di “schianto”, “rifranto” e “canto”,in cui si può notare che c’è un passaggio dal negativo al positivo, infatti il simbolo del tuono diventa canto.
Una sinestesia è il tuono rimbombò, rimbalzò, rotolò, dove in quest’ultima viene associata la percezione uditiva a quella visiva.
IL LAMPO:
In questa poesia a differenza del “Il tuono” c’è un climax ascendente: ansante, livida in sussulto, ingombro, tragico, disfatto, largo esterrefatto, ma non c’è, secondo me, nessuna sinestesia.
Le metafore in questa poesia sono: terra ansante e cielo tragico, mentre una similitudine è: come un occhio s’aprì si chiuse.
IL TEMPORALE:
Anche in questa poesia, secondo me, non c’è nessuna sinestesia, ma c’è una parola onomatopeica che è bubbolio.
Nella poesia Pascoli utilizza la tempesta e i colori come simbolo, che usa per descrivere uno spettacolo naturale.
Bene!
Queste tre poesie sono bellissime per la scelta delle parole.
Infatti Pascoli in poche righe ci riesce a far sognare.
Le parole precise e onomatopeiche richiamano i tre agenti atmosferici ed è come se irruppero nelle nostre case mentre noi pronunciamo quelle soavi parole che Pascoli scrisse su un foglio bianco.
IL TUONO:
Nella prima riga compare una similitudine:” E nella notte nera come il nulla.”
Le parole ” a un tratto” nella riga successiva preavvisano la suspance che poi verrà svelata dalle seguenti parole: rimbombò, rimbalzò, rotolò cupo.
Fino alla fine dove il tuono tacerà si verifica un climax che porta dalla notte oscura e calma al rimbombò di un tuono che alla fine tace.
La punteggiatura e l’uso della e secondo me vogliono significare la continuità a sorpresa delle azioni del tuono, e come se neanche il poeta sapesse quando il tuono tacerà.
L’ultima frase: ” Soave allora un canto si udì di madre, e il moto di una culla.”
Pascoli secondo me finisce la poesia così per richiamare il suo tema : il fanciullismo.
Perchè di solito solo un bambino ha paura di un tuono e il gesto della madre di proteggerlo, oppure potrebbe essere finito così per non dimenticare il ricordo della madre che si nasconde nel suo cuore.
LAMPO:
La terra si spaventa e viene descritta tramite un climax determinato dalle seguenti parole: ansante, livida,in sussulto.
Il cielo si preoccupa: ingombro,tragico,disfatto.
Successivamente compare una sinestesia,ovvero due parole vicine che hanno significato opposto cioè:tacito tumulto.
Infine Pascoli finisce la sua poesia con una similitudine di un occhio che si apre esterrefatto e si chiude all’improvviso.
IL TEMPORALE
Mentre nelle prime due il climax e dei suoni nel terzo compare un climax tra i colori dal rosso chiaro di un tramonto al nero della pece.
E’ come se tutto ciò offuscasse la vista e una persona che inizia a vedere solo i particolari di quel paesaggio che è tutto.
Queste tre poesie mi piacciono perchè non sono poesie d’amore ovvero il tema che decide di trattare Pascoli è alternativo e l’uso delle parole che richiama il suono dei tre agenti atmosferici valorizza le poche righe scritte da Pascoli.
Mi è piaciuto anche il fatto di creare una similitudine con qualcosa che tutti noi facciamo cioè battere le palpebre cullare un bambino.
Seconde me queste poesie sono particolarmente significative. Per come sono scritte possono essere interpretate in modi completamente diversi, l’una dall’altra. Sembra che il Pascoli voglia descriverci momenti importanti di vita: la prima poesia potrebbe rappresentare la nascita, il rimbombo, il fragore è l’urlo straziato della madre e in fine scrive che si sente la voce della stessa e il movimento della culla. La seconda invece potrebbe trattare la morte, questa scena tempestosa, fra lampi si intravede un casa, un occhio che si apre e si chiude, trovo sia la fine, in questo caso dolorosa, della vita di un uomo. Dopo tanto penare riesce finalmente ad addormentarsi avendo cosi ritrovato la pace. Per finire il Temporale potrebbe significare l’allontanarsi dei problemi di vita quotidiana dell’uomo ora mai senza vita l’avvicinarsi di questi per il nascituro. D’altra parte quando il temporale si avvicina per qualcuno si allontana per qualcun altro.
Va bene…tutto tuo?
Le tre poesie qua sopra riportate mi sono piaciute molto perché Pascoli attraverso dei fenomeni atmosferici, i quali possiamo definire banali, comuni e anche “privi di senso” è riuscito a trarne delle poesie, anche molto significative.
Attraverso la poesia “Il Tuono” Pascoli descrivere questo fenomeno come una cosa terribile che all’improvviso si propaga per il cielo emanando un suono che rimbomba nelle città circostanti e nei dintorni.
Gli uomini sentendolo si spaventano e infatti, alla fine, Pascoli fa il paragone di questo spavento con un bambino che piange e con la madre che cerca di consolarlo cantandogli una canzoncina.
Nella poesia “il Lampo” Pascoli parla di quest’ultimo elemento che rompe il silenzio della notte, colpendo l’erba, il suolo e illuminando per un attimo una casa che nella notte, nel buio si era persa nelle tenebre, facendo il paragone con un occhio che di colpo si apre e poi lentamente si chiude.
Pascoli nel poesia del TUONO vuole far capire secondo me quanto sia potente. Da quando cade a terra a quando dice che lascia un silenzio e poi ritorna e ancora se ne va lasciando posto a un gradevole canto di una mamma. Il canto della mamma tranquillizza il bimbo spaventato. Il neonato, secondo me, rappresenta noi cioè che ci spaventiamo per i tuoni e magari la voce di qualcuno o la presenza di un genitore tranquillizza.
Nella seconda poesia il LAMPO secondo me : dà al lampo il ruolo di qualcosa che con la sua luce forte e potente mostra a tutti il cielo e il mondo nella realtà.
Sono poesie molto diverse dalle altre secondo me, come dice Lance non sono più poesie con riflessioni. E’ stato abbastanza difficile capire a volte ciò che vuole dire l’autore. Pascoli tende di più a descrivere la realtà , partendo dalle semplici cose.
Anche se come abbiamo detto il suo è anche un modo per parlare di altro, per riflettere sulla vita.
Secondo me, in questa poesia come ha detto lorenzo abbiamo delle immagini non delle riflessioni.
Secondo me, Giovanni Pascoli è l’uomo descritto da Benigni : Colui che di mestiere trova le parole per descrivere.
Penso che il lampo venga prima del tuono.
Da questa poesia si può appurare che Giovanni Pascoli guardi le cose come un fanciullino.
Le persone grandi vedono un temporale e pensano ah un temporale mi bagnerà la roba stesa, un bambino invece si sofferma a guardare a osservare ogni minimo particolare.
La differenza che noto è che Leopardi della natura parla in un modo mentre Pascoli in un altro.
Secondo me la più bella descrizione in assoluto è quella del lampo che si dissolve.
Bene, interessante!
Quando ho finito di leggere i tre titoli sono rimasto sconvolto perché ero abituato a poesie che trattano solo riflessioni e invece queste tre poesie sono chiare, ogni verso è un immagine le quali sono nette e specifiche che fanno immaginare al lettore una storia che dura tutta la durata della storia; per esempio, quando dice: una casa apparì sparì d’un tratto; io mi sono immaginato un lampo che illuminava la casa e poi subito quando era finito la faceva sparire, anche se questo è il senso io l’ho visto tutto in mente sotto forma di immagine.
IL TUONO
In codesta poesia un tuono viene descritto come una cosa inaspettata il quale però acquista potere, attraverso un climax, man mano che scende, e poi dopo esso nulla come se la vita fosse la solita.
IL LAMPO
In questa poesia a un lampo gli viene attribuito uno scenario tenebroso e cupo per far si che si crei una situazione adatta, poi una luce che infrange le tenebre sminuendole con solo un lampo che illumina per una frazione di secondo e mi è piaciuta la similitudine che Pascoli ha messo alla fine, quella dove dice che un lampo dura quanto un battito di ciglia.
Bene!
Il tuono:
Pascoli, con questa poesia, vuole descrivere il tuono come una cosa terribile che si scatena nella notte inaspettatamente.
E di come gli uomini sentendolo si spaventano, facendo infatti, l’esempio, di un bimbo che piange nella notte buia.
Al posto del tuono però vengono contrapposte alla fine le figure della madre e della culla che hanno il compito di rassicurare gli uomini e di proteggerli.
Questi elementi quindi, rappresentano il nido degli uomini e la vita che rinasce, l’unico luogo dove potersi rifugiare dal mondo esterno avvertito come una minaccia.
Il lampo:
In questa poesia Pascoli parla di un lampo che rompe il silenzio e la notte e che, con la sua luce riesce a “mettere a nudo” la vera realtà del mondo, in particolar modo la sua tragicità e il suo caos.
A differenza della poesia “Il tuono”, in questa Pascoli perde un po’ della sicurezza e della protezione perché, anche la sua stessa casa viene scossa dal lampo.
L’unico elemento positivo di questa poesia è il bianco che si contrappone al nero.
È per questo che allora arriviamo ad affrontare una scelta: se restare nel proprio nido ormai distrutto o se affrontare la vita.
L’occhio invece ha il compito di simboleggiare l’uomo che davanti alla realtà è stupito e ha paura.
Molto bene! Brava
Le tre poesie mi sono piaciute molto, perchè sono diverse dalle altre poesie, quelle che sentiamo sempre, quelle che vediamo di più, quelle d’amore che si dedicano alla propria ragazza… In queste in vece, soprattutto nella prima che è quella che mi è piaciuta di più, Giovanni Pascoli riesce a descrivere qualcosa di innovativo, inaudito, i fenomeni atmosferici, devo dire che non avevo sentito molto di rado poesie sugli agenti atmosferici se non principalmente sulla pioggia e proprio per questo la poesia del Tuono mi ha sbalordito assai perchè grazie alle sue parole onomatopeiche e in rima riesce a creare quasi un climax con tre semplicissime parole, e qui devo dire che la bravura del poeta si vede moltissimo.
Molto bene! Mi piace anche lo stile con cui scrivi.
Quaste tre poesie di Giovanni Pascoli mi sono molto piaciute perche sono diverse dalle altre poesie. Di solito nelle poesie viene narrato qualcosa di molto profondo e sentimentale come parlare d’amore, come avviene spesso. Giovanni Pascoli cambia le idee della poesia, vuole far credere che ogni cosa e ogetto può essere narrato in una poesia. Infatti scrisse la Myricae dove scrive più di cento poesie su oggetti che incontriamo, usiamo e vediamo tutti i giorni. E’ l’originalità che mi colpisce nelle poesie di Pascoli. Anche il fatto che le cose le descrive sembrano proprio viste dai miei occhi, mi sento lì.