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La lettera di Ambrosoli alla moglie

Oggi abbiamo scoperto la storia dell’avvocato Giorgio Ambrosoli. Siamo andati sotto quella che era la sua casa dove oggi c’è una targa che lo ricorda. Sulla vicenda di questo avvocato che ha lavorato in modo onesto senza fermarsi davanti alle pressioni di chi avrebbe voluto fermarlo è stato girato un film. Vi riporto un estratto in cui viene letta una parte della seconda lettera (vera) che ha scritto alla moglie quando oramai sapeva di essere in pericolo. Guardatelo.

Esercitazione di grammatica

In vista della verifica analizzate le seguenti frasi sul quaderno. grammatica-italiano-modello-valenzialeSeguite l’ordine che abbiamo visto in classe: 1) cerco il predicato, 2) decido se è PV o PN, 3) cerco il soggetto (che può essere anche sottointeso), 4) cerco il CO (se c’è), 5) cerco attributi e apposizioni (che possono essere uniti al sogg, ma anche ai complementi)  6) analizzo gli altri complementi: specificazione, termine li indico; per gli altri che non abbiamo ancora fatto scrivete complemento (ad es. Davanti al PAC è compl di luogo e Oggi è comp, di…?)

“Oggi abbiamo scoperto delle storie interessanti. Abbiamo ascoltato la storia dell’avvocato Giorgio Ambrosoli. Ambrosoli ha scoperto i traffici economici di Sindona e ha studiato  i suoi loschi affari. Davanti al PAC abbiamo ricordato l’attentato mafioso. Alle vittime  è stata dedicata una targa commemorativa. I magistrati Falcone e Borsellino hanno combattuto la mafia ma la mafia li ha uccisi. Oggi tutti ricordano i loro nomi e elogiano il loro lavoro”.

Raggiungere un mondo fantastico…

narnia1Nelle storie fantasy in genere i protagonisti accedono ad un mondo nuovo, fantastico attraverso passaggi speciali, come nel caso di Lucy che raggiunge Narnia attraversando l’armadio dentro il quale si è nascosta per giocare a nascondino.

Conoscete altre storie fantasy in cui i personaggi scoprono questi passaggi speciali che li portano ad altri mondi?  Scrivete di che “passaggi” si tratta e la storia a cui appartengono.

Il passaggio da un mondo all’altro può avvenire anche grazie ad un “oggetto speciale“. Ne conoscete alcuni?

 

 

Valeria e il suo viaggio a Dachau

Questo è il testo scritto da Valeria; racconta della sua visita al campo di concentramento di Dachau, situato vicino a Monaco in Germania. Per saperne di più potete visitare il sito.

Dachau è un campo di concentramento che ho visitato nel 2014. il lavororendeliberiPer entrare bisognava attraversare un cancello con su scritto: “Arbeit machi frei”, che vuol dire “Il lavoro rende liberi”. Frase alla quale non sono riuscita a trovare un significato mio.
Entrando, mi è salita un’emozione mai provata, mi sentivo come in gabbia e pensavo alle persone che non avevano fatto nulla di male, ma che erano finiti lì lo stesso.
La prima cosa che ho notato era una specie di casetta in legno con all’interno i dormitori e i bagni. In totale le casette erano trenta ma adesso ne è rimasta solo una.
I letti dei dormitori erano a castello con tre piani, ma le persone non avevano i rispettivi letti quindi dormivano appiccicati senza neanche riuscire a stendere le gambe.
Nei bagni, i lavandini avevano la forma di fontane e se uno doveva lavarsi lo faceva davanti a tutti, senza privacy.
In memoria degli uomini, delle donne, degli anziani e dei bambini ebrei e non, vennero costruite delle chiese: una evangelica, una ebrea e una ortodossa.
Dall’altra parte del campo c’erano delle stanze con i forni crematori e sopra la porta per entrare nelle camere a gas c’era scritto: ”Docce”.
Andare dentro le camere a gas mi dava un po’ di paura e mi sembrava orribile stare lì perchè mi sentivo triste e avevo la sensazione che qualcuno in qualsiasi momento potesse fare uscire il gas dalle fessure.
L’ultima cosa che ho visto è stata la caserma dei soldati tedeschi insieme alla stanza dove si tagliavano i capelli.
Ciò che mi ha reso triste è stato vedere una cartina dell’Europa con su scritto per ogni stato il numero di tutti gli ebrei deportati in quel campo di sterminio.

Valeria

Il giorno della memoria secondo St3pNy

Vi pubblico un video che mi ha mandato Camilla. Forse voi sapete meglio di me chi è il ragazzo che parla. Un ragazzo che sceglie di rivolgersi proprio a quelli della sua età, a voi poco più giovani.

Che cosa pensate di quello che dice?  Riesce a spiegare che cos’è il giorno della memoria in modo efficace?
Ha fatto bene a fare un video di questo genere?

Binario 21

Che cos’è il Binario 21? indifferenza binario21

Il Binario 21 è oggi uno spazio ristrutturato che si trova nella Stazione Centrale al di sotto dei binari da cui partono i treni. Durante la seconda guerra mondiale, tra il 1943 e il 45, era utilizzato per raccogliere gli ebrei che poi venivano deportati verso i campi di concentramento come Auschiwitz, Birkenau o verso i campi italiani di raccolta di Fossoli o di Bolzano. Le persone venivano fatte salire su vagoni che poi venivano sollevati all’altezza dei binari e agganciati ai treni.
Dei 605 ebrei che partirono dal Binario 21 solo 22 sopravvissero ai campi e riuscirono a tornare. Liliana Segre è una di loro. Quando venne deportata aveva solo 13 anni. Era il 30 gennaio 1944.

Cosa c’è oggi?
Ad accogliere i visitatori c’è una grande scritta:  INDIFFERENZA. La parola ricorda ai visitatori che egli ebrei venivano deportati nell’indifferenza della maggior parte delle persone e ci invita a non restare impassibili davanti a ciò che accade intorno a noi. Ci sono poi 4 vagoni merci come quelli che vennero utilizzati. C’è una Sala delle testimonianze, dedicata agli incontri con i sopravvissuti,  il Muro dei Nomi, su cui sono scritti i nomi di tutte le persone deportate  e un luogo di riflessione dove si può sostare.

Se volete  andare a visitarlo:

  • ogni lunedì dalle 10 alle 19:30 (ultimo ingresso ore 19). Alle 18:30 vi è inoltre la possibilità di prendere parte a una visita guidata senza necessità di prenotare.
  • dal martedì al giovedì dalle 10 alle 14:30;
  • la prima domenica di ogni mese dalle 10 alle 18. Alle 11, si può prendere parte a una visita guidata previa prenotazione

http://www.memorialeshoah.it/

 

Le nostre strade di memoria

Oggi insieme ai ragazzi di 3F ci siamo regalati un tempo per la memoria e per raccontare le storie dei Giusti e dei partigiani su cui abbiamo lavorato nelle settimane scorse.
Abbiamo anche ascoltato qualche brano da Anni di Infanzia e da Sommersi e salvati, alcune poesie dei bambini e dei ragazzi di Terezin, la musica della tradizione ebraica con i violini,  il canto Gam Gam, la fisarmonica del nostro prof di musica…

  • Vi è piaciuta l’attività che abbiamo fatto oggi?  Sì, no, perché?
  • Pensate di esservi “portati via” qualcosa da quello che avete ascoltato e detto ai compagni? Cosa?
  • La suggerireste ad altri?

Perché scrivere fantasy

ultimo elfoOggi in classe abbiamo letto alcuni passaggi di un’intervista fatta a Silvana De Mari, autrice de “L’ultimo elfo” che avete letto nell’ultimo mese. Sia il libro che l’intervista ci servono per parlare del genere “fantasy“.
Rileggete l’intervista e rispondete alle domande che seguono nel modo migliore possibile! Occhio alla punteggiatura, ai verbi, alle maiuscole, ecc. ecc. Potete rispondere qui o sul quaderno.

1) Quando Silvana De Mari decide di diventare una scrittrice?
2) In quale circostanza le viene in mente la storia di Yorsh?
3) Chi raccontava le storie quando lei era piccola?
4) In quale città l’autrice ha abitato da piccola?
5) Quali storie le venivano raccontate e a che cosa la fanno pensare?
6) Che cosa si intende con la parola “genocidio” e l’autrice perché ne parla nell’intervista?
7) Che cosa significa la frase: “Il cantastorie narrava di Troia oppure di Ulisse o di re Artù e la conoscenza diventava accessibile e possibile, l’emozione condivisa creava affiliazione al gruppo nazione tra individui che non si conoscevano ma che avevano lo stesso poema epico”?
8) Che cosa ricavano gli uomini dalle storie, dalle fiabe, dai poemi, dalle narrazioni?
9) Perchè l’autrice sceglie di scrivere storie fantasy? Qual è una ragione importante e lo scopo che spera di raggiungere?
10) Siete d’accordo con la frase finale di Einstein? Sì, no, perché?

La storia dei ragazzi salvati a Villa Emma

villa emmaVilla Emma, Nonantola, 1942-43.

I ragazzi arrivano a Villa Emma, a Nonantola, cittadina vicino a Modena il 17 luglio 1942.Erano partiti da Berlino e da altre città tedesche e volevano arrivare in Palestina per salvarsi dallo sterminio dei nazisti. Il loro viaggio è lungo e duro e passa anche per l’Italia, considerata comunque meno pericolosa.
La villa è abbandonata da anni e non c’è nulla per accogliere il gruppo dei ragazzi, ma presto tutti si organizzano per dare una mano. Il parroco e insegnante di lettere, Don Arrigo Beccari, porta le brandine del seminario. Il medico Giuseppe Moreali cura i ragazzi e si riorganizza anche la scuola. I ragazzi lavorano la terra di un contadino del posto, in questo modo imparano un mestiere e ricevono gli ortaggi del campo. Quando si può i ragazzi escono dalla Villa e vanno al fiume, incontrano i ragazzi locali. La popolazione di Nonantola si dimostrò molto disponibile verso i ragazzi che avevano dai 6 ai 10 anni e nonostante i divieti e i molti controlli nacquero alcune amicizie tra gli ospiti della villa e gli abitanti.
Otto settembre del 1943. Arrivano i tedeschi e tutti sanno che cosa accadrà ai giovani ebrei di Villa Emma. Viene organizzata la fuga: i ragazzi si nascondono nel seminario del parroco o cercano rifugio nelle case. Quando dicono: “Sono di Villa Emma” le porte si aprono e i ragazzi vengono accolti. Tutti sanno chi sono i ragazzi di Villa Emma, persino i fascisti che fanno finta di nulla.
I tedeschi arrivano il 9 settembre. Non fanno rastrellamenti, forse sanno e hanno paura che tutta Nonantola si ribelli.
Agli inizi di ottobre i ragazzi e i loro accompagnatori salgono su un treno. Vogliono scappare in Svizzera. Hanno le carte di identità che un impiegato del comune ha rubato per loro.
Per arrivare in Svizzera il gruppo dovette guadare il fiume Tresa e per non farsi portare via dalla corrente tutti formarono una catena, alternandosi tra più piccoli e più grandi. Alla fine si salvarono tutti tranne un ragazzo malato che fu deportato poi ad Auschwitz.
Nonantola e la sua popolazione sono ricordati per la grande generosità dimostrata.

Fonti: http://www.storiaxxisecolo.it/; http://www.fondazionevillaemma.org/