Archivi categoria: Memoria

Noi al Giardino dei Giusti

Ripensando alla mattinata del 15 marzo, utilizzando le schede con le biografie dei Giusti ricordati durante la cerimonia, cercando di ricordare quello che è stato detto o quello che avete visto, pensato, provato, scrivete un articolo per il giornale in cui raccontate la cerimonia al Giardino dei Giusti.

Potete scriverlo qui o su un foglio; se riuscite meglio al pc in modo che poi possiamo mandarlo anche al blog della scuola e al sito.

Scadenza: lunedì 20

Cerimonia al Giardino dei Giusti

Domani 15 marzo parteciperemo alla cerimonia organizzata da Gariwo al Giardino dei Giusti al Monte Stella  e assisteremo alla posa di nuovi alberi in onore di 5 Giusti:

  •  Hamadi Ben Abdesslem, guida al museo del Bardo (Tunisi), ha salvato la vita a 45 italiani durante l’attacco terroristico;
  • Raif Badawi, blogger saudita condannato a mille frustate per aver parlato dell’importanza del dialogo tra le culture;
  • Lassana Bathily,  francese ma originario del Mali, ha salvato alcuni ebrei durante l’attacco terroristico in Francia del 9 gennaio 2015;
  • Etty Hillesum, autrice di  alcuni diari scritti  prima di esser deportata e uccisa nel campo di Auschwitz;
  • Pinar Selek, attivista Turca accusata ingiustamente di complicità col PKK e condannata all’ergastolo.

Il tema scelto per questo anno è “I Giusti del dialogo: l’incontro delle diversità per superare l’odio”.  L’obiettivo è richiamare l’attenzione sul senso del rispetto della pluralità umana come condizione del dialogo. “Abbiamo scelto di ricordare chi si batte contro il fanatismo, contro l’odio e per il dialogo. Questi Giusti ci indicano la strada da percorrere: il loro esempio conferma il valore della solidarietà umana e del rispetto dell’altro, che è intramontabile e tanto più necessario nei momenti di crisi come quello attuale.” Così il presidente di Gariwo Gabriele Nissim commentava ad ottobre la scelta dei nuovi Giusti da onorare al Giardino di Milano.
Alla cerimonia interverranno Giuseppe Sala, sindaco di Milano, Valeria Fedeli, Ministro della pubblica istruzione, Lamberto Bertolé, Presidente Consiglio Comunale Milano, Gabriele Nissim, Presidente Gariwo, Giorgio Mortara, Vicepresidente UCEI, Piotr Jakubowski, Giardino dei Giusti di Varsavia, Giovanni Bloisi, Ciclista della memoria, i Giusti Hamadi ben Abdesslem, Lassana Bathily, Pinar Selek, Riccardo Noury, portavoce Amnesty International Italia per Raif Badawi, e Klaas Smelik, Direttore Centro Ricerche Etty Hillesum Middleburg per Etty Hillesum.

Seguendo questo link è possibile leggere le biografie dei 5 Giusti.

Fonte: http://it.gariwo.net

Valeria e il suo viaggio a Dachau

Questo è il testo scritto da Valeria; racconta della sua visita al campo di concentramento di Dachau, situato vicino a Monaco in Germania. Per saperne di più potete visitare il sito.

Dachau è un campo di concentramento che ho visitato nel 2014. il lavororendeliberiPer entrare bisognava attraversare un cancello con su scritto: “Arbeit machi frei”, che vuol dire “Il lavoro rende liberi”. Frase alla quale non sono riuscita a trovare un significato mio.
Entrando, mi è salita un’emozione mai provata, mi sentivo come in gabbia e pensavo alle persone che non avevano fatto nulla di male, ma che erano finiti lì lo stesso.
La prima cosa che ho notato era una specie di casetta in legno con all’interno i dormitori e i bagni. In totale le casette erano trenta ma adesso ne è rimasta solo una.
I letti dei dormitori erano a castello con tre piani, ma le persone non avevano i rispettivi letti quindi dormivano appiccicati senza neanche riuscire a stendere le gambe.
Nei bagni, i lavandini avevano la forma di fontane e se uno doveva lavarsi lo faceva davanti a tutti, senza privacy.
In memoria degli uomini, delle donne, degli anziani e dei bambini ebrei e non, vennero costruite delle chiese: una evangelica, una ebrea e una ortodossa.
Dall’altra parte del campo c’erano delle stanze con i forni crematori e sopra la porta per entrare nelle camere a gas c’era scritto: ”Docce”.
Andare dentro le camere a gas mi dava un po’ di paura e mi sembrava orribile stare lì perchè mi sentivo triste e avevo la sensazione che qualcuno in qualsiasi momento potesse fare uscire il gas dalle fessure.
L’ultima cosa che ho visto è stata la caserma dei soldati tedeschi insieme alla stanza dove si tagliavano i capelli.
Ciò che mi ha reso triste è stato vedere una cartina dell’Europa con su scritto per ogni stato il numero di tutti gli ebrei deportati in quel campo di sterminio.

Valeria

Il giorno della memoria secondo St3pNy

Vi pubblico un video che mi ha mandato Camilla. Forse voi sapete meglio di me chi è il ragazzo che parla. Un ragazzo che sceglie di rivolgersi proprio a quelli della sua età, a voi poco più giovani.

Che cosa pensate di quello che dice?  Riesce a spiegare che cos’è il giorno della memoria in modo efficace?
Ha fatto bene a fare un video di questo genere?

Binario 21

Che cos’è il Binario 21? indifferenza binario21

Il Binario 21 è oggi uno spazio ristrutturato che si trova nella Stazione Centrale al di sotto dei binari da cui partono i treni. Durante la seconda guerra mondiale, tra il 1943 e il 45, era utilizzato per raccogliere gli ebrei che poi venivano deportati verso i campi di concentramento come Auschiwitz, Birkenau o verso i campi italiani di raccolta di Fossoli o di Bolzano. Le persone venivano fatte salire su vagoni che poi venivano sollevati all’altezza dei binari e agganciati ai treni.
Dei 605 ebrei che partirono dal Binario 21 solo 22 sopravvissero ai campi e riuscirono a tornare. Liliana Segre è una di loro. Quando venne deportata aveva solo 13 anni. Era il 30 gennaio 1944.

Cosa c’è oggi?
Ad accogliere i visitatori c’è una grande scritta:  INDIFFERENZA. La parola ricorda ai visitatori che egli ebrei venivano deportati nell’indifferenza della maggior parte delle persone e ci invita a non restare impassibili davanti a ciò che accade intorno a noi. Ci sono poi 4 vagoni merci come quelli che vennero utilizzati. C’è una Sala delle testimonianze, dedicata agli incontri con i sopravvissuti,  il Muro dei Nomi, su cui sono scritti i nomi di tutte le persone deportate  e un luogo di riflessione dove si può sostare.

Se volete  andare a visitarlo:

  • ogni lunedì dalle 10 alle 19:30 (ultimo ingresso ore 19). Alle 18:30 vi è inoltre la possibilità di prendere parte a una visita guidata senza necessità di prenotare.
  • dal martedì al giovedì dalle 10 alle 14:30;
  • la prima domenica di ogni mese dalle 10 alle 18. Alle 11, si può prendere parte a una visita guidata previa prenotazione

http://www.memorialeshoah.it/

 

Le nostre strade di memoria

Oggi insieme ai ragazzi di 3F ci siamo regalati un tempo per la memoria e per raccontare le storie dei Giusti e dei partigiani su cui abbiamo lavorato nelle settimane scorse.
Abbiamo anche ascoltato qualche brano da Anni di Infanzia e da Sommersi e salvati, alcune poesie dei bambini e dei ragazzi di Terezin, la musica della tradizione ebraica con i violini,  il canto Gam Gam, la fisarmonica del nostro prof di musica…

  • Vi è piaciuta l’attività che abbiamo fatto oggi?  Sì, no, perché?
  • Pensate di esservi “portati via” qualcosa da quello che avete ascoltato e detto ai compagni? Cosa?
  • La suggerireste ad altri?

La storia dei ragazzi salvati a Villa Emma

villa emmaVilla Emma, Nonantola, 1942-43.

I ragazzi arrivano a Villa Emma, a Nonantola, cittadina vicino a Modena il 17 luglio 1942.Erano partiti da Berlino e da altre città tedesche e volevano arrivare in Palestina per salvarsi dallo sterminio dei nazisti. Il loro viaggio è lungo e duro e passa anche per l’Italia, considerata comunque meno pericolosa.
La villa è abbandonata da anni e non c’è nulla per accogliere il gruppo dei ragazzi, ma presto tutti si organizzano per dare una mano. Il parroco e insegnante di lettere, Don Arrigo Beccari, porta le brandine del seminario. Il medico Giuseppe Moreali cura i ragazzi e si riorganizza anche la scuola. I ragazzi lavorano la terra di un contadino del posto, in questo modo imparano un mestiere e ricevono gli ortaggi del campo. Quando si può i ragazzi escono dalla Villa e vanno al fiume, incontrano i ragazzi locali. La popolazione di Nonantola si dimostrò molto disponibile verso i ragazzi che avevano dai 6 ai 10 anni e nonostante i divieti e i molti controlli nacquero alcune amicizie tra gli ospiti della villa e gli abitanti.
Otto settembre del 1943. Arrivano i tedeschi e tutti sanno che cosa accadrà ai giovani ebrei di Villa Emma. Viene organizzata la fuga: i ragazzi si nascondono nel seminario del parroco o cercano rifugio nelle case. Quando dicono: “Sono di Villa Emma” le porte si aprono e i ragazzi vengono accolti. Tutti sanno chi sono i ragazzi di Villa Emma, persino i fascisti che fanno finta di nulla.
I tedeschi arrivano il 9 settembre. Non fanno rastrellamenti, forse sanno e hanno paura che tutta Nonantola si ribelli.
Agli inizi di ottobre i ragazzi e i loro accompagnatori salgono su un treno. Vogliono scappare in Svizzera. Hanno le carte di identità che un impiegato del comune ha rubato per loro.
Per arrivare in Svizzera il gruppo dovette guadare il fiume Tresa e per non farsi portare via dalla corrente tutti formarono una catena, alternandosi tra più piccoli e più grandi. Alla fine si salvarono tutti tranne un ragazzo malato che fu deportato poi ad Auschwitz.
Nonantola e la sua popolazione sono ricordati per la grande generosità dimostrata.

Fonti: http://www.storiaxxisecolo.it/; http://www.fondazionevillaemma.org/

Tra i giusti: Il console Perlasca

Giorgio Perlasca, nell’inverno del 1944-1945 è  a Budapest (Ungheria). Pur non essendo né un diplomatico né uno spagnolo,   riuscì a salvare dallo sterminio nazista migliaia di ungheresi di religione ebraica inventandosi  e assumendo il ruolo del Console spagnolo.
Quando alla fine della guerra ritorna in Italia non racconta a nessuno la sua storia neanche ai suoi famigliari. Pensa semplicemente di aver fatto il proprio dovere e non crede ci sia bisogno di raccontarlo. Negli anni Ottanta alcune donne ebree ungheresi da lui salvate misero un annuncio sul giornale nel quale cercavano il funzionario spagnolo. In questo modo si venne a scoprire la sua storia.
Potete trovare informazioni sul sito http://www.giorgioperlasca.it/

Tra i giusti: Gino Bartali, ciclista

Ci sono tante storie che a volte non si conoscono e che anche molti adulti non ricordano. Da qui al 27 gennaio andiamo insieme alla scoperta di alcune di queste. Molte non le vedremo, ma ci sarà sempre il tempo per andarle a cercare anche dopo,
Oggi cominciamo con la storia di Gino Bartali, nominato “giusto tra le nazioni” nel 2013. Bartali è stato un amatissimo campione del ciclismo italiano (ha vinto diversi Giri d’Italia e Tour de France),  ma, come vedrete nel servizio televisivo, anche i suoi tifosi per lungo tempo hanno ignorato che oltre al ciclismo Bartali si è impegnato per salvare gli ebrei perseguitati.