Il giorno 29 ottobre, con tutta la classe abbiamo discusso di un articolo , il quale esponeva del caso della costruzione di barriere immense per dividere i popoli e non far passare i migranti.
1. Cosa ne pensate voi?
2. Conoscete altre barriere nel mondo con la stessa funzione?
3. Dove si trovano ?
Arianna 😀
Pochi giorni fa sono state diffuse le immagini di decine e decine di immigrati clandestini che hanno cercato di varcare la frontiera tra la Spagna e il Marocco. Lo hanno fatto cercando di scavalcare la doppia rete di recinzione coperta di filo spinato a Melilla. Fra gli immigrati molti sono feriti perché rimasti per ore sospesi sulla rete di protezione alta sei metri.
Di muri ce ne sono ancora centinaia nel mondo, anche in Europa, costruiti anche in tempi recenti.
In Marocco si trova anche il “muro del Sahara Occidentale” ovvero un insieme di otto muri difensivi costruiti tra il 1981 e il 1987, voluti da re Hassan di Marocco per proteggere le popolazioni residenti a nord della zona dell’ex Sahara spagnolo dalle incursioni del Fronte Polisario.
Una struttura immane, seconda per dimensioni solo alla grande muraglia cinese, e come quella, piena di bunker, fossati, bastioni di pietre e sabbia e reticolati di filo spinato e campi minati.
Pieni di mine sono anche i terreni su cui si affaccia la linea che divide India e Pakistan. Una barricata, chiamata “Linea di Controllo”, che si estende per 3300 chilometri e che, dal 1949, divide una delle più belle regioni dell’Asia, il Kashmir. Una barricata armata con cavi elettrici, sensori di movimento e telecamere termiche che separa due popoli tanto simili eppure tanto diversi.
Anche i civilissimi Stati Uniti hanno cercato di far fronte all’immigrazione clandestina dal Messico trincerandosi dietro barriere di cemento: come quelle di Chula Vista e di Tijuana, in California, o quelle che si trovano in Arizona, in New Mexico e in Texas, tutte costruite con l’obiettivo di evitare impedire agli immigranti clandestini di oltrepassare il confine statunitense.
Molte di queste barriere sono note, anche se i giornali cercano di non parlarne (come nel caso della barriera che separa le due Coree), altre, invece, sono meno note. Come quella che separa Grecia e Turchia per evitare che i rifugiati politici possano entrare in Europa. Eppure non si tratta di immigrati clandestini, come la quasi totalità di quelli che approdano sulle coste italiane, ma di veri e propri profughi di guerra, fuggiti in cui hanno luogo conflitti armati come la Siria, l’Iraq, l’Afghanistan. Eppure, stranamente il progetto per la costruzione di questa barriera umanitaria è stato approvato e finanziato dall’Unione Europea, nel 2012. Anche il “muro” costruito dalla Spagna a Ceuta e Metella è stato costruito con il beneplacito (anche economico) dell’UE. La stessa Unione Europea che, in altre occasioni, ha finanziato accordi e collaborazione tra i due Paesi, ma che poi ha pensato che fosse necessario chiudere fisicamente le frontiere con un muro.
Anche in Irlanda è possibile trovare barriere che dividono lo stesso popolo. A Belfast, in Irlanda del Nord, c’è una montagna di metallo, cemento e filo spinato chiamata “Peace Line”, la cui costruzione è cominciata nel lontano 1969, quando gli scontri tra cattolici e protestanti sfociarono nei “Troubles”. Una guerra a colpi di attentati sanguinari che ora sembra appartenere al passato, eppure nuove barriere continuano ad essere costruite (l’ultima nel settembre 2011).
Ci sono muri e barriere tra Egitto e Israele, tra Arabia Saudita e Yemen, tra Iraq e Kuwait, tra Israele e Cisgiordania, tra Iran, Afganistan e Pakistan, in Brasile (per evitare che le favelas si espandano fino alla città), a Cipro, tra Zimbabwe e Botswuana, tra Israele e Palestina e in decine e decine di altri posti.
Ma ci sono muri anche in Italia. A Padova, dove il “muro di via Anelli”, costruito alla fine del 2006, ha diviso un quartiere dal resto della città (ufficialmente per ragioni di ordine pubblico). Col tempo quasi tutti gli edifici dell’area recintata sono stati interamente sgomberati, ma il muro è ancora lì.
La verità è che chi governa, in Europa come nel mondo, non vuole affatto un’unione tra i popoli: l’unica “unione” che si cerca di realizzare è quella economica, quella che fa comodo alle multinazionali che così possono vendere i loro prodotti e rifornirsi di materie prime senza dover pagare dazi alla frontiera. Tutto il resto è e continuerà ad essere diviso.
E, almeno a giudicare dal numero di nuovi muri che vengono costruiti ogni anno, sono in molti a volere che continui ad esserlo.
Tra i tavoli di un caffè, nel tunnel di una miniera, su un ponte che collega due isolette in mezzo al mare. Non esistono più i confini di una volta. Basta sfogliare una mappa o una qualsiasi cartina geografica di una trentina di anni fa per rendersi conto di quanto sia cambiata la geografia delle frontiere tra gli Stati.
Muri e cortine di ferro sono stati sostituiti, per fortuna, da semplici linee di mattoni ed aste con bandiere che sventolano. Da simbolo di separazione sono diventate attrazioni turistiche particolari e divertenti.
Tra i più strani c’è quello tra Olanda e Belgio, una linea di mattonelle divide, infatti, la città fiamminga di Baarle Hertog e quella Orange di Baarle-Nassau, il tutto a pochi centimetri dai tavolini di un bar.
A Derby Line, nel Vermont, non hanno neanche usato i mattoni, basta una linea bianca per terra (ed un piccolo salto) per “migrare” dagli Stati Uniti al Canada.
Tra Germania ed Austria si sono inventati un passaggio in una miniera di sale. La prescelta è quella di Bad Dürrnberg, un paesino nei pressi di Salisburgo che è anche un’ importante meta turistica, con un trenino che porta i turisti all’interno della miniera.
Le isole Diomede, nello stretto di Bering, sono uno dei confini tra Usa e Russia. Qui ci sono due isolette, una in territorio americano, con un paesino di un centinaio di anime, ed una in territorio russo, disabitata.
A Treriksröset hanno fatto ancora meglio. In questo punto, all’interno di un laghetto, si incontrano ben tre nazioni: Svezia, Norvegia e Finladia. In poco meno di dieci secondi è possibile sconfinare ben tre volte, un record difficilmente migliorabile!
A Zavicon Island si sono inventati un minuscolo ponte che collega due isolette. Una è in Canada, una negli Stati Uniti.
Anche in Italia c’è un confine molto particolare. Si trova a Gorizia e divide il nostro Paese dalla Slovenia. Un tempo c’era filo spinato, torrette militari e mitra spianati. Ora una bellissima piazza ed un mosaico di mattonelle pregiate.
La dimostrazione, insomma, che si può e si deve sempre migliorare!
Secondo me é una forma di protezione e di confine però io sono d’accordo con i migranti di scavalcare e fuggire da quel paese se li trattano male
Non conosco nessun tipo di muro
Non conosco nessun tipo di muro da nessuna parte.