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Abbiamo letto in classe la poesia di Salvatore Quasimodo “Ed è subito sera” che qui ritrovate.
Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera.
In pochi versi il poeta riesce a creare un’immagine attraverso la quale esprime la sua riflessione sulla vita e sulla condizione dell’uomo.
I temi principali che possiamo ritrovare sono: la solitudine, l’intensità della vita, dell’esperienza umana che è in parte ricerca della felicità (il richiamo al sole) e in parte dolore (forse evocato dal termine “trafigge”) il passare veloce del tempo (sottolineato da “subito”). E’ interessante vedere come ancora una volta il racconto della condizione dell’uomo è fatto con riferimento al mondo naturale, l’uomo di cui parla Quasimodo si trova sul cuor della terra.
Ma a voi cosa comunica la poesia? A cosa vi fa pensare? Provate a descrivere quello che vi viene in mente: una scena, un quadro, una musica, una situazione…
La classe ha partecipato al concorso letterario indetto da Galdus dal titolo “Il cibo dell’anima”, inviando una poesia composta a 46 mani, cioè da tutti quanti. Giovedì 21 maggio si è svolta la premiazione e con orgoglio siamo arrivati nella rosa dei finalisti dopo i primi tre classificati. Niente male
Ecco qua la poesia!
Il cibo della mia anima è un tiramisù
Ho visto uno schermo nero con tanti puntini verdi
Anima nutrita da sentimenti ed emozioni
Un altro mondo, con una città e un vulcano
Ho visto un luogo con un profumo di pace
Il cibo della mia anima è la felicità
La mia anima mi dà forza
Il cibo della mia anima è dolcezza, amicizia, libertà
ma non tristezza
Ho visto un castello medievale
e la mia anima era giovane
I colori e i sapori dipendono dalle emozioni
che provo
L’emozione che prova la mia anima
è l’amore
La mia anima è fatta di lacrime e rinascite
Un fiore dolce che si nutre di sentimenti,
che alla fine si ritrova
in un campo infinito, pieno di altri fiori,
di altre anime, nuove e vecchie, appena sbocciate
e centenarie…
Caos
Il sorriso di un anziano
Non c’era niente o mi hanno preso tutto ciò che avevo?
Il cibo della mia anima è un tiramisù
Il cibo della mia anima sono i ricordi
Il colore della mia anima è il verde,
come la speranza
Ho visto un deserto buio e vuoto
ma pieno di me
Il colore è il giallo e il verde
La mia anima è uno specchio
Ho incontrato un mio amico, lontano.
La mia anima sono io
La mia anima non la comanda nessuno.
poesia della 3G
Ascoltate l’audio: Vittorio Gassman legge “L’infinito” di Giacomo Leopardi
Sapreste fare altrettanto? Forse di meglio? Provate e se volete registrate la’udio su Spreaker.
Questa poesia è molto conosciuta e famosa: vi piace?
Leggendola e/o ascoltandola che cosa vi viene in mente?
Scegliete tre aggettivi con cui descrivereste la poesia e spiegate perché.
Scegliete un’immagine che inserireste nell’articolo e che vi pare adatta al contenuto e all’atmosfera creata dai versi e incollatela/disegnatela sul foglio sel quaderno.
Ecco qui il testo
“Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quïete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s’annega il pensier mio:
e il naufragar m’è dolce in questo mare”.
Alla luna.
Ecco la lettura di Arnoldo Foa e sotto il testo completo. Ascoltate e leggete.
O graziosa luna, io mi rammento
che, or volge l’anno, sovra questo colle
io venia pien d’angoscia a rimirarti:
e tu pendevi allor su quella selva
siccome or fai, che tutta la rischiari.
Ma nebuloso e tremulo dal pianto
che mi sorgea sul ciglio, alle mie luci
il tuo volto apparia, che travagliosa
era mia vita: ed è, nè cangia stile,
o mia diletta luna. E pur mi giova
la ricordanza, è il noverar l’etate
del mio dolore. Oh come grato occorre
nel tempo giovanil, quando ancor lungo
la speme e breve ha la memoria il corso,
il rimembrar delle passate cose,
ancor che triste, e che l’affanno duri!
Giacomo Leopardi
- Che cosa pensate di questa poesia?
- Qual è il significato che il poeta voleva far capire?
- Quali sensazioni vi suscita questa poesia?
- Secondo voi è più una poesia triste o felice? Perché ?
Vittoria
Matteo a Manuel hanno registrato un audio sulla poesia “A Zacinto” di Ugo Foscolo.
Ascoltatelo.
Che ve ne pare?
Cliccando qui potrete vedere la poesia A Zacinto di U. Foscolo interpretata da Alice attraverso una scelta di immagini.
Si capisce l’ispirazione neoclassica scelta da Alice.
Attenzione nei ppt a come scegliete i colori delle scritte e la grandezza dei caratteri. Il tutto deve essere facilmente leggibile.
Che ne pensate?
Abbiamo letto la poesia di Foscolo “A Zacinto” e abbiamo trovato quali sono i temi principali: l’esilio, la nostalgia per la terra natale e la madre patria, il dolore per la separazione e l’allontanamento, il valore della poesia che può cantare e immortalare per sempre la bellezza dei luoghi e della natura, il tema della morte e quello dell’eroe classico (Ulisse).
Abbiamo visto come questi temi si ricolleghino alle vicende personali del poeta che, nato a Zacinto, si è poi trasferito a seguito della morte del padre e che nel corso della sua vita si è autoesiliato, spostandosi di città in città.
Abbiamo provato a scoprire alcuni collegamenti tra i temi di questa poesia e altri testi e argomenti visti in classe ed è emerso che la poesia ci fa pensare a: l’esperienza dei migranti di oggi che abbandonano la loro terra con estrema nostalgia e affrontando innumnerevoli pericoli, come se fossero esiliati. Ci viene in mente anche “Il canto della balena” in cui centrale è l’isola e il legame che i personaggi hanno con questo luogo.
Infine abbiamo scritto un testo libero partendo da alcune parole chiave: partenza, esilio, terra/città natale, viandante, ricordo/memoria, sventura.
Scrivete qui: commenti alla poesia, i vostri testi liberi,….
Invictus (che significa mai sconfitto) diede coraggio a Nelson Mandela durante i suoi anni di prigione durante l’apartheid.
Questa poesia la troviamo anche nel film che abbiamo visto in classe su Nelson Mandela.
Il video che segue è una scena del film in cui la squadra di Rugby va a visitare la prigione dove era rinchiuso Mandela…
“Dal profondo della notte che mi avvolge,
Nera come un pozzo da un polo all’altro,
Ringrazio qualunque dio esista
Per la mia anima invincibile.
Nella feroce morsa delle circostanze
Non ho arretrato né gridato.
Sotto i colpi d’ascia della sorte
Il mio capo è sanguinante, ma non chino.
Oltre questo luogo d’ira e lacrime
Incombe il solo Orrore delle ombre,
E ancora la minaccia degli anni
Mi trova e mi troverà senza paura.
Non importa quanto stretto sia il passaggio,
Quanto piena di castighi la vita,
Io sono il padrone del mio destino:
Io sono il capitano della mia anima.”
(William Ernest Henley).
- Vi piace questa poesia? Perchè?
- Quali emozioni vi suscita?
- Che cosa significa secondo voi “Io sono il padrone del mio destino: io sono il capitano della mia anima.” ?
Francesca
Purtroppo l’immagine è piccina…ma il poeta ha scritto: “E’ quando ce la fai di un soffio, che ti manca il respiro“.
Foto fatta in zona Via Quaranta.
E voi siete che cosa pensate di questa frase?
Avete provato a cercare altre poesie da muro?