In questo spazio raccogliamo i testi scritti durante i match di scrittura creativa che facciamo in classe.
Come funziona?
Si pesca una carta su cui è stato scritto un titolo e poi a coppie si scrive una storia. Si può scegliere il genere (horror, giallo, humor, avventura, ecc.), l’importante è che la storia sia interessante e originale!
Chi vince?
Vince la storia che ottiene più successo nella classe. Ma potete commentare anche qui e farci sapere quale storia vi piace di più!
Scusi prof mi sono dimenticata di dire chi ha scritto il racconto: Margherita, Milena e ha collaborato (non molto, ma ha fatto la sua parte) Rizzotti.
Nulla da fare! Non mi convinci in questo modo…
“Nulla da fare! Non mi convinci in questo modo, anche se ci vanno tutti i tuoi amici tu non ci andrai!”
Ecco, mi ritrovo per l’ennesima volta a sentire quella frase di negazione per il consenso di andare alla festa più bella del mondo.
Cosa mai avrei dovuto fare?
Sapevo che i miei amici non avrebbero sentito la assenza o mancanza, ma dovevo andarci, volevo andarci!
Dovevo inventarmi altre scuse, ma non avevo più fantasia, cosa faccio?
Rifletto.
Ripresi il discorso dicendo:”Papà ti prego, ti prego, lasciami andare ci vanno tutti quelli che conosco, persino Giacomino il meno popolare della scuola! Cosa penserebbero i miei compagni?”
“Ti ho già detto di no! Basta! Vai in camera tua di questo argomento non se ne discuterà più!”
Andai a letto ripensando alle parole di mio padre.
La mattina seguente fui colpita da un’idea geniale.
Sarei andata a dormire da Tamara, la quale aveva il consenso per andare alla festa, così saremo andate insieme, all’oscuro dei miei genitori.
Nel pomeriggio Andai a casa della mia amica e come previsto la sera uscimmo. Eravamo nel pub più bello e lussuoso della città, senza nessun problema o pensiero per la testa. Ci stavamo divertendo, ballavamo, mangiavamo, tutto era perfetto, quando…..le luci si spensero tutto era buio, dal microfono provenì una voce a me familiare che diceva:” La mia piccola bambina, Francesca è pregata di recarsi all’entrata. Ti voglio tanto tanto bene e non ti preoccupare ora è tutto finito, c’è papà qui con te”.
Da quel giorno non combinai più guai perchè sapevo di cosa erano capaci i miei genitori e anche perchè ormai sapevo già come avrebbero risposto alle mie domande
“Nulla da fare! Non mi convinci in questo modo…”
Si avvisano i gentili passeggeri che l’aereo sta per….
…..diventare un luogo pericoloso!
Le gabbie di cobra, pitoni giganti e rane velenose si sono aperte!
Vi preghiamo di mantenere la calma.
Ma questo non successe, la gente invana si arrampicava sui portabagagli mentre pitoni li strangolavano.
Le persone cercavano di aprire i portelloni , ma nulla.
Le ore passarono e la gente moriva e moriva.
L’aereo era infestato, era rimasto un solo passeggero pensava di essere al sicuro in una camera blindata.
Ma quando appoggiò la schiena senti qualcosa di viscido lungo e stranamente morbido addosso.
Il grande e possente pitone si strinse attorno al suo collo e………. .
In un attimo diventai tutto rosso
Tic tac, tic tac ecco il rumore dell’orologio che contando il tempo non faceva che quel suono fastidioso, ogni tic equivaleva ad un battito del mio cuore, più il tempo passava e più nella mia testa rimbombava quel suono come se non potesse finire mai: “tic, tac…” continuava, poi dopo un tempo che parve enorme l’orologio suonò come una sveglia per ricordarmi ciò che mi aspettava: l’interrogazione di inglese e puntualmente dopo tre secondi apparve la prof meno amata da tutta la scuola, non solo per il carattere ma anche per l’aspetto; aveva sempre la stessa gonna rosa confetto con la giacca abbinata e i suoi occhi gialli come quelli di un gatto fissavano immobili la classe che appena intravisto un lembo della sua gonna si era fermata di botto come anche il mio cuore.
Mi alzai in piedi lentamente cercando di tranquillizzare la mente, ma la prof si fece avanti poi si fermò per raccogliere un minuscolo pezzo di carta che nessuno avrebbe mai visto, si girò, lo buttò nel secchio della carta e si andò a sedere.
Prese il suo registro solo per far finta di essersi dimenticata chi doveva interrogare, ma in realtà lei se lo ricordava benissimo e sapeva già quale voto mettermi.
Fu così che con un sorriso sgradevole mi guardò in faccia e disse:”Dato che Blecker oggi ha deciso di venire a scuola con una scarpa slacciata ritengo che non debba essere interrogato, prenderà subito il voto che si merita: un 2.”
E nel giro di mezzo secondo tutta la paura che avevo si tramutò in folle rabbia, in un attimo diventai tutto rosso.
Scritto da Giorgia.
Titolo: “No, ti ho detto di no, non ci pensare, non se ne parla”
In un pomeriggio d’estate Kevin, un ragazzo di diciassette anni, stava passeggiando con la sua ragazza, Laura, anch’essa di diciassette anni.
Ad un certo punto, i due si fermarono: illuminati solo da un raggio di sole.
In un momento così magico, Laura con un filo di voce lo invitò a salire a casa sua.
Con molto imbarazzo Kevin accettò, ma gli domandò subito se c’erano i suoi genitori.
Lei con molta tranquillità gli rispose che non erano ancora arrivati a casa e quindi poteva salire.
Così fecero.
Arrivati sull’ultima rampa di scale, Kevin disse a Laura: “Che cosa hai intenzione di fare?” , lei gli rispose: “ Aspetta e vedrai”.
Varcata la porta di casa, Laura si avviò in sala e Kevin, capite le intenzioni della sua ragazza, gli gridò: “No, ti ho detto di no, non ci pensare, non se ne parla” e scese dalle scale.
Laura sull’uscio della casa rimase impietrita facendo cadere i due gioystik della Play Station per terra.
Creato da: Trottolina98 e Mike
Mi apparve all’improvviso lo abbiamo scritto io e Matteo Managò.
Mi apparve all’improvviso
Ero appena uscita di casa ,era buio,quel buio profondo e intenso,quel buio che mi impediva di vedere.
Stavo percorrendo una strada dove c’era molta gente ,visi strani,sconosciuti che procuravano sospetti.
Visi che non avrei mai pensato di vedere.
La strada era larga ma la gente sembrava cadesse dal cielo,era troppa.
Ero schiacciata all’angolo,mi sentivo in trappola.
I lampioni emanavano una luce forte che mi accecava.
Il prossimo svincolo era quello il mio ,quello che dovevo prendere per andare….
Era un vicolo buio ,di raro ci passava la gente,non c’erano negozi.
L’unico rumore che si sentiva era il mio ticchettio delle scarpe.
Ma all’improvviso al mio ticchettio se ne aggiunse un altro più forte,più rumoroso.
Non avevo il coraggio di voltarmi la sagoma che riuscii a vedere con la coda dell’occhio era nera come il buio e immensa come il mare.
Affrettai il passo ma non funzionò,lui lo accelerò producendo un rumore che rimbombava in quel vicolo cupo.
Cosa voleva?
Cosa gli avevo fatto?
Accelerai il passo, tra poco ci sarebbe stato un altro svincolo ma non volevo prenderloperchè avrei visto con la coda dell’occhi quella sagoma che avrei preferito non vedere mai perchè sarebbe stata un mio incubo per un sacco di tempo.
La luce in quel vicolo era fioca debole,ogni tanto si sentiva lo squittire dei topi,era un rumore fastidioso,insopportabile.
Cercavo nella mia borsa un oggetto con il quale avrei potuto difendermi ,la strinsi forte al petto ma non trovai niente .
Mi sembrava solo mancasse qualcosa ma non capivo cosa.
Passato il vicolo il rumore cessò.
Decisi di voltarmi ,dovevo girarmi.
Il cuore minsi fermò e iniziai a sudare freddo,molto freddo.
Mi girai con gli occhi socchiusi e gli aprì lentamente e dopo pochi secondi gli spalancai ma lui non c’era.
Dove era?
Il dubbio e la preoccupazione aumentarono contemporaneamente alla soddisfazione.
Non mi interessava più dove fossenon era più dietro di me.
Mi girai fiera di me stessa come se avessi tolto un peso dallo stomaco ,ma invece lui era lì davanti a me.
Cosa voleva?
Io non avevo niente che gli servisse,o almeno credevo.
“Ti è caduto il portafoglio! Tieni.”
Furono le sue ultime parole.
Decise che avrebbe fatto qualsiasi cosa per…
Emily,la ragazza più popolare e più conosciuta della scuola,giovedi avrebbe avutouna gara, forse la più di tutto l’anno,che l’ avrebbe resa famosa.
Mancava poco di una settimana ed Emily doveva dimostrare che lei era la migliore e che nessuno poteva diventare come lei.
Tutte le sue diciamo “amiche”le consigliavano di perdere la gara o non andarci nemmeno cosi finalmente forse si avrebbe fatta qualche amica.
Emily pensava solo al meglio per lei ed a essere popolari e che le amiche fossero inutili e che la cosa più bella è essere amata da tutta la scuola.
Sabato sera, Emily pensò,fu un notte lunga, mentre le sue “quasi amiche”facevano il pigiama party Emily pensò a come era, tutti i ragazzi e ragazze della scuola avevano amici e lei, l’unica ragazza che pensava solo il meglio per se stessa e che pensava a quanto era alla moda,si sentiva inutile,delusa della vita che stava facendo, della strada che aveva intrapreso,ma soprattutto che era ancora in tempo per cambiare le cose.
Se avrebbe rinunciato alla popolarità e alla gara, che avrebbe cambiato la sua vita, forse avrebbe avuto più possibilità di crearsi nuovi amici.
Fù questa la sua decisione, fù dura ma ne valeva la pena.
Era il giorno tanto atteso,si diressi verso il palco l’ansia le sali alla gola,le tremavano le mani,ma per fortuna dopo circa un minuto incominciò a parlare,il suo discorso fu chiaro e deciso ero fiera per lei.
qualche giorno dopo era diventata famosa,ma non per come si vestiva nè per quanto era schik,ma perchè era amica di tutte.
(Emma,Nicholas)
Gruppo formato da: Giulia e Fabiola.
Titolo: Ma dove ti eri cacciato?è?.
Era il mio primo giorno fortunato perché mia madre mi aveva dato la libertà di andare dove volevo, per distrarmi dallo studio.Ero indeciso, perciò chiesi consiglio al mio fratellone tamarro, che di divertimento se ne intendeva
-Fratellone, oggi mammina mi ha dato la libertà di fare ciò che desidero. Mi consigli di andare al parco giochi o in biblioteca?.-dissi io.
-Oh, zio, sei fuoriii…?!, vieni con me, altro che biblioteca.-mi rispose lui.
Arrivati in discoteca, perse gli occhiali nella folla e rimase tutta la sera lì dentro, tra i flash accecanti delle luci, sembrava un ubriaco.
Alle sei del mattino, il signore delle pulizie gli trovò gli occhiali e lui corse subito a casa, dove la madre, furiosa, era sveglia ad aspettarlo. Aveva gli occhi rossi che gli uscivano dalle orbita e urlava così tanto che le vene del collo le si gonfiavano.
-Dove ti eri cacciato?- gli urlò la madre.
-Oh, maaa….stai calmina!, dove vuoi sia stato?, in biblioteca, testina!.-
Poi lei si mise le mani fra i capelli e disse disperata-Oddio, un altro figlio decelebrato, povero bambino mio-.
Match di scrittura creativa:
LA FESTA
Alice una ragazza di sedici anni, alta, mora, con l’apparecchio e il viso pieno di brufoli in una giornata come tante, fu invitate ad andare alla festa di compleanno del ragazzo più bello della scuola, Mattew.
Questa festa si sarebbe svolta nella discoteca più famosa della città, Haloe.
Alice tutta contenta della notizia, dopo avere finito la scuola, andò a comprarsi un vestito adatto per l’occasione. Non sapendo come vestirsi si fece aiutare dalla commessa del negozio che le consigliò di indossare una mini gonna di jeans con sotto dei leggins, accompagnati da una T-shirt rossa.
Arrivata la sera tanto aspettata Alice con coraggio si diresse alla discoteca. Davanti al locale, stranamente non vide nessuno così entrò.
Il pub era deserto non si vedeva nulla quando…BOOOM!
Una miriade di uova marce la sovrastarono.
Alice imbarazzata se ne andò via piangendo.
Non si fece più vedere a scuola per una settimana imbarazzata dell’accaduto.
Margherita e Nicholas
Gli piaceva James Bond
La sveglia suonò alle otto e mezza, ero entusiasto,finalmente io e la mia famiglia trascorreremo un pò di tempo insieme.
Mi alzai in fretta ,non volevo perdermi il giorno più bello della mia vita,infilai nella borsa tutti i film del mio idolo James Bond,non potrei stare senza guardare in azione Bond,James Bond.
Svegliai i miei genitori che ancora ronfavano nel loro letto,ci preparammo di fretta e furia,eravamo in ritardo,usimmo verso le nove e mezza,l’aereo partiva alle dieci,pensai che non saremmo arrivati in tempo,l’aereoporto distava mezzora da qui.
Salimmo sull’aereo,si ,ce l’avevamo fatta,dopo sedici ore di lungo viaggio a gurdare la metà dei film che avevo portato,dai finestrini intravedevo il mare cristallino e pensai:siamo arrivati.
Trovammo subito un albergo di lusso,dove residevano molti attori e attrici famosi.
Ero emozionata,mentre mio padre e mia madre disfavano la valigia,io mi sedetti al bar e ordinai un cappuccino,durante l’attesa,mi guardai in torno,sperando di trovare un attore famoso,ma niente,bevetti il mio cappuccino, a fianco a me si sedette un uomo barbuto sudicio e ubriaco,pensai a come potesse pagare un albergo cosi lussuoso;mi spostai lentamente,ma la faccia mi era troppo famigliare,l’uomo ordinò una birra,era un sogno,anzi un incubo,non era possibile tutte le cose che ho sentito su di lui erano false,quello che c’era davanti a me era James Bond,lo stesso Bond che affrontava con coraggio e senza paura le sue missioni, lo stesso Bond affascinante e che non diceva mai no.
Tutte le cose positive si racchiudevano in un uomo sudicio e puzzolente?
Non era possibile, non ci potevo credere,mi avevo rovinato la vacanza.
Il Giocoliere.
John era il tipico uomo avaro e senza un briciolo di cuore, i soldi gli uscivano da tutte le parti del corpo ed era il presidente di una grande compagnia aerea. La compagnia offriva tutte le comodità, sia in prima classe che in quella economica ma c’è un problema. I biglietti aeri iniziavano a costare un po’ troppo e i passeggieri iniziavano a rivolgersi ad agenzie meno costose. John pur vendedo il calo delle vendite non volle assolutamente abbassare il costo del biglietto se no di pochi spiccioli. I suoi colleghi cercarono di farlo ragionare ma niente e piano piano tutte le sue ricchezze come la villa, le macchine, i vestiti firmati ed altre cose superfloe iniziarono a scoparire.
John però non si arrese, era deciso. Il prezzo del biglietto non andava diminuito ma questa sua decisione lo portò alla rovina totale ed ora si ritrovava in mezzo ad una strada a chiedere l’elemosina sulle scale della metrò della fermata Cadorna.
Ma la fortuna non aveva finito di bussare alla sua porta, un giorno John si ricordò del sogno che aveva da bambino. Da piccolo il nostro protagonista sognava di diventare giocoliere e così prese delle lezioni da un suo amico, era anche parecchio bravo ma crescendo abbondonò quel sogno. Quello stesso giorno, il giorno in cui si ricordò del suo sogno, una signora inciampò su un sasso proprio davanti a lui facendo cadere dalla busta della spese due mandarini. John li prese ed iniziò a farli girare sulle mani, ripresa la sua domestichezza in materia prese un sasso da terra e iniziò a far roteare anche quello insieme ai due mandarini. Il destino volle che quel giorno passò davanti il proprietario del famoso circo di Montecarlo che era in cerca di nuovi talenti. Vedendo il giovane all’opera si meravigliò e non esistò neanche per un momento a chiedere a John se voleva unirsi a lui. John accettò subito ed ora vive felice facendo il giocoliere ed aiutando il prossimo.
Di Muriel e Herald (Alias Mury<3 e Brik)
Domenica scorsa.
Domenica scorsa, la solita pacchia. Come ogni domenica sono andata dai miei nonni, ciascuno con un nome più strambo dell’altro. Mia nonna, ormai settantenne è una grinzosa vecchietta di quelle che sono sempre a sparlare degli altri; mio nonno è tutto il contrario, se ti trovi in una stanza con lui non te ne accorgevi, se non per il suo russare continuo.
Ma tornando a quella monotona giornata, stavo dormendo spensierata nel mio letto, quando mia madre entrò urlando:-Elisa, svegliati, è tardi, sono le sette, oggi andiamo dai nonni, non te lo ricordi!?- ed io sentendo quelle parole caddi dal letto. Dopo essermi alzata incominciai a raccattare vestiti, la prova vestiti infatti richiedeva sempre tantissimo tempo, perché mia nonna era molto critica su questo, se mi avesse vista a scuola con un paio di jeans e una maglietta bianca, non sono sicura che l’avrebbe presa bene. Lei è una fin troppo all’antica, di quelle che non accettano discussioni, infatti tutte le volte che andavo da lei non le andava bene come mi ero vestita e mi faceva mettere dei suoi vestitini di quando era piccola, che mi facevano sembrare ridicola.
Ora vi elenco cosa ho fatto coi miei nonni domenica scorsa:Per prima cosa, come già vi ho accennato prima, mia nonna mi prese di forza, mi diede degli indumenti, mi fece cambiare e quando mi guardai allo specchio sembrai una secchiona degli anni 40′. Subito dopo, anche se ancora presto, nonna aveva il vizio di cucinare il doppio di quello che si mangia a Natale; preparava:uova con piselli, frittata con peperoni, minestrina bollente a base di peperoni imbevuti di caffè. Solo il pensiero mi faceva correre in bagno a rigurgitare.
Nell’attesa di pranzare andai in salotto dove si trovava mio nonno sul divano, col gatto sulla pancia e tutti e due dormivano russando. Allora, non sapendo cosa fare, presi i trucchi di nonna e incominciai a truccare nonno che tanto non se ne accorgeva.
Alle 12.30 pranzammo, nonna insisteva nel farmi mangiare tutto anche se io le ripetevo che ero già sazia, allora andavo in bagno e quando tornavo avevano già sparecchiato, sembrava che si fossero dimenticati di me.
Il pomeriggio era una tragedia, nonno dormiva, io cercavo di leggere, ma non ci riuscivo a causa di nonna che essendo sorda teneva il volume del televisore molto alto e si guardava tutti programmi stupidi(centovetrine, beatiful, tempesta d’amore, uomini e donne ecc..).
Ma anche se mi torturano, io gli voglio bene e vado comunque a trovargli.
Match di scrittura del venerdì 2 Dicembre.
Il Successo
Eccomi lì,riflessa nello specchio,una sagoma snella e bionda con due occhi azzurri splendenti,ero io.
Quella sagoma ballava con delicatezza,raffinatezza,come se stesse volando nell’aria,come una libellula vola nel cielo.
Da grande speravo intensamente di rispecchiarmi in quella figura bellissima che vedevo danzare.
Ma il successo era lontano ,come se fosse una scala tutta in salita e io mi trovavo solo al primo gradino ,la mia scala era in perpendicolare e all’apice c’era una luce intensa che faceva male agli occhi,una parola brillante,la parola successo.
Una parola di cui la vista è concessa solo a pochi e io dovevo rientrare in quei pochi,io e basta.
La mia immagine in quello specchio ballava,ma nonperchè are obbligata,perchè le piaceva.
Sul suo viso spiccava un sorriso di beatidune e felicità. Esprimeva tutte le emozioni in modo libero,con quei passi semplici voleva esprimere tutto quello che provava a quelli che la guardavano,io invece non riuscivo a muovermi ,ma la mia immagine nello specchio ci riusciva ,ed er più brava di me.
La musica nello specchio era calma ,dolce ,ma non noiosa ,anch’essa esprimeva ciò che la ballerina nello specchio voleva esprimere,io invece non mi muovevo leprime note della canzone partirono ma io ero bloccata.
Ero nel buio,nero,quel nero profondo e vuoto,mi avvolgeva ed io mi sentivo un puntino bianco su sfondo nero,d ero sola,mentre la ragazza nello specchio ballava.
La mia scla,stava scomparendo,gli scalin iniziarono a dissolversi ed io sprofondavo nel nero,quel nero ignoto e profondo che mi distruggeva piano,piano.
Mentre il mio subconscio si stava abitando alla nuova me io mi stavo distruggendo da sola ed a quel punto che la mia mente riuscì a collegare due piccoli neuroni che acceserò una piccola luce che in quel buio sembrava potente ,mi disse:”Ma io lo voglio veramente il successo?”
Miracolo a Milano
Ninoninooooo era la sirena che scorrazzava per il centro di Milano.
Erano le undici di sera e l’ inseguimento continuava e il criminale non mollava.
L’ inseguimento si arrestò quando il criminale entrò nel Duomo.
I poliziotti erano in panico e decisero di non entrare, era troppo pericoloso e si poteva rompere qualcosa.
Nella squadra però c’era l’agente per eccellenza, il commissario AcquaFresca che, avendo il sangue come il suo cognome, entrò nel Duomo e si sdraiò dietro alle panche cercando di individuare il soggetto.
Continuando a strisciare dietro alle panche per la prima volta sentì paura ma finì quando sentì il rumore di una pistola che si stava ricaricando.
Si irò velocemente e vide il criminale vicino al crocifisso con la pistola.
A questo punto premette il grilletto e con un colpo veloce e indolente lo prese alla testa e finì così la tragedia.
Non era realmente finita lì perchè lui aveva un complice, però il miracolo si era avverato ovvero quello di non rompere niente nel Duomo.
Andrea e Milena.
TUONO.
Era l’otto agosto del mille 1930, quella sera di sarebbe stata la gare di corsa che aspettavo da mesi per stracciare ancora una volta quel povero sfigato di Tuono. Tuono era un ragazzo basso, grasso, sfigato, negato per gli sport e andava male in tutte le materie.
La gara si sarebbe svolta in riva la mare, sulla spiaggia, per rendere la sfida un po’ più difficile. Quella sera Tuono portava una tutina aderente nera e fucsia con le bretelle che lasciava intravedere i molteplici strati di grasso del suo enorme e informe corpo. Che visione orrenda!!!!
All’inizio, mentre tutti aspettavano lo sparo di partenza, Tuono era l’unico a fare riscaldamento ma tutti lo prendevano in giro dicendogli:
“Ma cosa fai? Tanto non dimagrisci? Tanto è tutto inutile, non dimagrirai in una sola gara!”, io me la ridevo come un matto perché a quei tempi io lo prendevo sempre in giro.
Tra risate e scherzi tutti i concorrenti si misero in posizione e quando si udì lo sparo partimmo, tutti tranne Tuono che stava facendo ancora degli esercizi di riscaldamento. Appena si accorse che la gara era iniziata si mise a correre per raggiungere gli altri corridori. Io non avevo problemi, ero in testa e nessuno avrebbe potuto strapparmi quel trofeo. Tuono era lento come una lumaca, anzi una lumaca era più veloce di lui, non c’erano possibilità che potesse vincere ma la fortuna gira sempre.
E quel giorno la fortuna si era poggiata su Tuono, essendo stato lui l’unico a fare riscaldamento fu anche l’unico a non avere dei problemi durante la gara. Pure io ho avuto un crampo durante la gara. La sorpresa degli spettatori fu ancora più grande quando il vincitore si lanciò in acqua, io sinceramente non ho mai capito perchè.
Di: Muriel e Giulia (Allias Mury<3 e Giuly)
SOTTO IL PONTE
Stavo camminando, non sapevo dove fossi volevo solo ripararmi dalla pioggia, avevo corso per ore dopo essere scappata di casa, il mio stomaco non faceva che brontolare, avevo il respiro affannoso e iniziava a girarmi la testa.
New York di notte faceva paura, mi misi a osservare le cose intorno a me, mi trovavo all’ingresso di un piccolo ponte di Central Parck, era il posto giusto per dormire, feci un passo avanti, ma una voce mi bloccò:”Chi sei? Cosa vuoi? Questo posto è già occupato!”.
Rimasi ferma per un minuto, forse anche due in cerca delle parole:” Io sono Melissa… sono scappata, per favore, ho freddo e sono stanca, ho bisogno di un posto in cui ripararmi”, l’uomo che se ne stava nel buio mi parlò di nuovo:”Va bene ma domani mattina, non ti voglio più vedere”.
Tutta scossa dai brividi entrai , non vedevo niente intorno a me, poi una piccola lucina si illuminò alla mia destra e vidi il suo volto: aveva una folta barba, tutta sudicia, mi sorrise ed io ebbi un fremito, tra i denti aveva del cibo, era tutto sporco, osservai i suoi vestiti anch’essi luridi e tutti stracciati, alle mani portava due guanti, spaiati, che sicuramente aveva trovato per strada.
Ma la cosa che mi stupì di più furono i suoi occhi, erano innocenti come quelli di un bambino, tutto il suo comportamento brusco nei miei confronti sembrava essere sparito nel momento in cui mi aveva visto.
Mi sedetti di fronte a lui e poi:”Grrrr….” il mio stomaco brontolò e sentendolo l’uomo tirò fuori dalla sua tasca un panino porgendomelo, mi sorrise e io feci lo stesso.
GIORGIA E FRANCESCO
Testo di una ragazzina arrivata sempre seconda e non prima per un pelo alalla sfida all’ultimo testo e per questo la ringraziamo. Complimenti Silva di prima b.
COME TU MI VUOI
Marta; si chiama così una ragazzina come tutte le altre. Ha 12 anni e abita a Novellara un paesino dell’Emilia Romagna anche se attualmente si trova a Bordogna un paesino che si trova in Val Brembana in montagna. E’ estate e Marta ama molto stare in montagna tanto che sta anche dei giorni interi a contemplarla cercando di trovarne i suoi particolari. Fa passseggiate lunghissime da sola per trovare quei momenti in cui pensare i suoi pensieri. A dire la verità le piacerebbe molto stare in compagnia ma non c’è nessuno a parte un gruppetto di ragazzine che pensano solo ai capelli e ai rossetti e poi però c’è Elia lui è così diverso perché non ama il calcio ma i fiori e le emozioni che trasmettono ma sta sempre da solo senza dire niente neanche un ciao insomma è un tipo piuttosto timido. Marta tutte le mattine va a fare la spesa alla bottega di Giovanni il quale l’aspetta sempre per regalarle due o tre pagnotte calde appena sfornate. Dopo aver comprato Marta uscii dal negozio e davanti a lei comparvero Curide, Sequoia e Masidon le smorfiose del gruppo di cui vi parlavo prima che dissero :” Ho ciao Marta come mai quel loock così terribile ti hanno forse rubato un rossetto?. Ora basta n on potete prendere in giro una persona sicuramente più colta di voi come Marta avete davvero esagerato adesso è ora di finirla ! disse Elio nei confronti di Marta che ringraziò e tornò a casa covando nel cuore qualcosa di strano. Il giorno seguente Elia invitò Marta in gita pensando che sarebbe stato bello conoscersi meglio. Quel giorno fu memorabile anche se quelle tre smorfiose arrivarono facendo le solir
te battute alla quale però questa volta non ci fece caso nessuno.
Cammina cammina , cammina Marta ed Elio arrivarono in un bosco che non conoscevano e ci sì si persero, non potevano fare niente e l’unica cosa che riuscì a dire Marta fu :”Elia ma come è che tu mi vuoi come amica, cioè mi spiego meglio che difetti ho sono forse come Curide Sequoia e Madison?” “No, no stai tranquilla tu sei solare sei speciale trasmetti alla gente qualcosa di speciale e poi sei così diversa dalle altre!” disse Elia e ad un certo punto iniziò a farsi strada tra gli arbusti una linea dai mille colori in quel momento proprio in quel momento Elia e Marta iniziarono a seguirla e magicamente si trovarono a casa. E una volta a casa si addormentarono. Il mattino seguente il gruppetto delle smorfiose vide Marta ed Elia ridere e scherzare e pensare che avevano iniziato a parlarsi neanche due giorni fa , comunque questa vista fece riflettere Curide Sequoia e Madison che pensarono che per una volta conoscere delle persone senza tutti quegli strumenti elettronici come facebook che descrive le persone anche magari con una bugia sarebbe stato davvero divertente per riassaporare l’amicizia che viene dal cuore e non dal computer così si avvicinarono a Marta e ad Elia domandando :” Ma come ci vorreste per esservi amici?” “noi siamo già amici e anche se in passato abbiamo avuto dei piccoli diverbi questo non significa che non possiamo essere amici!” e così non ci fu più il gruppo delle 3 e ne anche Marta ed Elia erano soli perché adesso c’era un solo gruppo quello dei 5 amici che si sono conosciuti con il cuore domandandosi come si potesse essere amici di una persona riassaporando per una volta senza facebook l’amicizia vera!
Giuditta Ricco e Sara Matrella
2 °A
IL BALLO SCOLASTICO
Ciao, mi presento, io sono Jessica, Jessica Twindy.
Voglio raccontarvi la storia di come la mia vita e quella di Josh si sono incontrate .
Come in tutte le storie romantiche anche in questa c’è una smorfiosa che cerca di rovinarti tutto, in questo caso Kate.
Iniziamo:
Era in arrivo il 1° dicembre, un giorno importantissimo. Il mio giorno. Il giorno in cui avrei conquistato Josh. Da anni sognavo questo momento, il ballo scolastico e fra qualche giorno sarebbe arrivato.
Io e la mia migliore Hilary eravamo eccitatissime.
Lei sperava che ,durante il ballo,Jake le avrebbe fatto la proposta di fidanzamento e io speravo lo stesso con Josh.
Due giorni prima del ballo aprì un negozio fantastico di abiti da sera e ne approfittammo per andare ad accaparrarci i vestiti più belli.
Appena entrate una valanga di abiti ci apparse e fummo travolte dalla gioia.
Per fortuna avevamo tenuto da parte molti soldi e quindi avevamo le carte di credito piene .
Passammo tutto il pomeriggio in quel negozio fra abiti di tutti i generi .Non sapevamo cosa scegliere ,ma alla fine ci decidemmo. Hilary fu colpita da un abito turchese a fascia senza spalline lungo fino a mezza gamba. Lo abbinò a delle ballerine celesti .
Io avevo scelto un vestito rosso a pailettes a mezza coscia con delle ballerine rosse .
Stavamo per pagare quando arrivò Kate!
Senza pensarci due volte mi rubò il vestito di mano.”Grazie per avermelo cercato,era proprio quello che volevo!”;quando me lo disse stavo andando in ebollizione ma,con quello che mi disse poi,scoppiai:”Con questo conquisterò sicuramente Josh!”
In quel momento esplosi .Non riuscii a contenermi e stavo per tirarle un ceffone.
Presa dalla paura Kate mi disse una frase che mi spiazzò:”Ah ,sai che ho chiesto Josh di venire al ballo e ha accettato?”
Mi bloccai,ero sconvolta,non volevo crederci.
Non ce la facevo a contenere le lacrime e corsi in camerino dove iniziarono a sgorgare liberamente ma,prima di nascondermi definitivamente ,sentii Kate che rideva senza fine,felice di avermi spezzato il cuore .
Hilary corse subito a consolarmi. Ero distrutta. Riuscì a tranquillizzarmi e mi dissi che non rovinarmi il ballo solo per una smorfiosetta.
Mi convinse ad uscire e a cercare un altro abito ma ormai il mio era andato e pensavo che nessun vestito quello che ormai era nelle mani di Kate.
Hilary andò dalla commessa e insistette perché ci desse un vestito fantastico,che facesse rimanere tutti senza parole.
Dopo tante insistenze la commessa si arrese e ci fece vedere un vestito appena arrivato. Era nero brillantinato, con alla vita una fascia argentata anch’essa brillantinata. Era lungo fino al ginocchio, attillato, con una scollatura a v lungo tutta la schiena.
Le scarpe erano il pezzo forte, bellissime. Erano aperte a intreccio, nere, col tacco a spillo di sette centimetri. Invece la pochette era argentata come la fascia.
Hilary era senza parole. E mancavano ancora trucco e capelli.
Il giorno seguente andammo in gioielleria. Vedemmo che c’erano anche Josh e Jake. Ci nascondemmo dietro a scaffali e scaffali di gioielli. Sia Jake che Josh stavano scegliendo degli anelli di fidanzamento. Jake scelse un anello bianco con un diamante .Josh invece ne prese uno di Swarosky di otto carati e ci fece incidere due nomi . Il suo…e non riuscii a sentire. Putroppo il mio sesto senso diceva che era quello di Kate.
Ad un certo punto ci stufammo e decidemmo di uscire dal nascondiglio e di andare a comprare i gioielli. Josh e Jake ci videro e in quel momento l’imbarazzo fu totale. Nessuno sapeva cosa dire e quindi io mi feci coraggio e chiesi cosa facevano li.
Loro non vollero risponderci e se ne andarono.
Rimasi molto stupita ma Hilary ci passo subito sopra e andammo a vedere i gioielli. Io comprai una collana con due ciondoli, uno con il mio nome e uno con il nome di Hilary. Hilary invece comprò una collana punto luce, poi mettemmo l’occhio su degli orecchini fantastici.
Io ne presi un paio neri, pendenti con un diamante incastonato e Hilary ne scelse un paio con un diamantino semplice. Mancavano gli anelli ma, con un filo di buon senso, decidemmo di tenere i soldi rimasti per parrucchiere e estetista.
Era finita la giornata ed eravamo sfinite. La notte non riuscii a dormire, l’indomani sarebbe strato il grande giorno, anche se non avevo un accompagnatore.
Alla fine però il sonno prese il sopravvento e caddi addormentata.
Mi svegliai, ero eccittatissima. L’eccitazione aumentò quando andammo dal parrucchiere. Hilary era ancora più agitata di quanto lo fossi io e le feci fare tutto prima di me. Ebbi un po’ di tempo per scegliere l’acconciatura.
Dopo un’oretta e più finì e appena la vidi mi stupi. Era bellissima. Le extension le stavano benissimo, Era tutta riccia con una tinta bionda.
Poi fu il mio turno. Decisi di farmi dei boccoli, mi ricordai che Josh adorava i boccoli.
Ci misi un po’ più di tempo, ma ne valse la pena. I miei capelli erano davvero belli.
Mi misi a pensare a Josh e a quando mi avrebbe visto al ballo. Era un sogno!
Il sogno divenne però un incubo quando entrò Kate. Non solo mi aveva rubato il vestito e Josh ma aveva anche la faccia tosta di venire al mio stesso parrucchiere! Se avesse scelto anche la mia stessa pettinatura l’avrei ammazzata!
Ebbe anche il coraggio di dirmi che con quei capelli sembravo ancora più perdente di quanto già ero. Mmm…che nervi! Fece la finta faccia dolce e disse che voleva migliorarmi e cercò di buttarsi su di me ma io fui più svelta e presi un doccino e le spruzzai l’acqua addosso. Infine scappammo.
Ci dirigemmo verso l’estetista perché non avevamo ancora finito! Hilary entrò e si precipitò subito davanti a uno specchio dove due donne la accolsero e la fecero sedere. L’avevano truccata con l’ombretto azzurro, fard fucxia, rossetto rosa come lo smalto. Quell’imsieme di colori sul suo viso era fantastico. Speravo tanto che il risultato fosse il medesimo per me.
Alla fine del tutto Hilary mi disse: “Sei davvero uno schianto!” ed era proprio vero!
Avevo ombretto e mascara neri. Il fard era rosa chiaro e le labbra rosse, lo smalto argentato.
Ormai era sera e fra un’ora il ballo sarebbe iniziato. In fretta e furia andammo a casa e ci vestimmo. Cii guardammo allo specchio. Che schianto che eravamo!
Josh e Jake non avrebbero potuto resisterci!
Ormai era tutto pronto e mancava solo un quarto d’ora! La limousine che avevano affittato arrivò! Che agitazione!
Arrivammo a scuola puntualissime e quando scendemmo dalla limousine tutti ci guardarono a bocca aperta!
Che imbarazzo, soprattutto quando ci videro loro due, i nostri amori!
Aprirono le porte della palestra, dove si sarebbe svolto il ballo, e subito accesero la musica!
Le prime canzoni erano movimentate e io e Hilary ballammo insieme, poi però fu la volta dei lenti e vidi che Jake invitò Hilay, Ero felice per lei, il suo sogno si era realizzato.
Peccato che il mio no. Stavo per andare a sedermi tutta triste e delusa quando qualcuno mi prese per mano. Mi girai. Era Josh.
Mi portò sulla pista da ballo e ci mettemmo a ballare. C’erano molte cose che volevo chiedergli, ma non potevo rovinare quel momento così bello. A metà del ballo ero appoggiata al suo petto quando mi toccò la spalla. Lo guardai negli occhi. Com’era bello! Non mi aspettavo nulla del genere, ma mi infilò al dito un anello. Lo vidi. Era quello che aveva preso in gioielleria. All’interno c’erano incisi i nostri nomi. In quel momento capii tutto. Lo riguardai e mi chiese di essere la sua fidanzata. Gli risposi con un bacio.
LA TRAPPOLA
Era notte fonda. La casa era avvolta dal silenzio e regnava l’oscurità. Billie John era ancora sveglio, ossessionato da profondi pensieri.
Dei sinistri rumori ruppero il silenzio dell’abitazione.
Billie si accucciò ancora di più nelle sue coperte. Si sentirono dei passi avanzare lentamente e venire verso la sua camera.
L’anziano signore chiuse gli occhi e aspettò.
Dei respiri affannosi si facevano sentire sempre più forti, fino a che non comparvero due occhi bianchi davanti al letto della vittima.
La pistola nella mano del pazzo era già pronta a sparare, ma all’improvviso le palpebre di Billie si aprirono e lui senza timore tirò fuori l’arma segreta che teneva sempre sotto al cuscino.
In quello stesso momento gli occhi bianchi dell’assassino scomparvero nel buio, ma Billie prontamente gli affondò la scure nel cervello.
La vittima, che sembrav aormai spacciata, aveva teso con astuzia una trappola all’assassino.
Di: Afra & Noemi (Alias |———>_*Afragola*_<———-|. e trottolina98 nel blog)
IL MISTERIOSO RITO
Oggi era una giornata soleggiata che mi invogliava arestare fuori,ma purtroppo dovevo recarmi al luogo delle mille sofferenze:la scuola.
Al suono della campanella entrai, andai al secondo piano e varcai la porta della terza G ,la misteriosa terza G.
Stranamente la prof. era già seduta alla cattedra e lleggiava uno strano puzzo:l’interrogazione.
Perchè la prof. era lì?
NBon era mai arrivata in anticipo cosa tramava?
Mi sedetti al mio banco,in prima fila in centro.
Avevo gli occhi della prof. puntati addoso,mi stavo sciogliendo mentre la classe si popolava e i banchi dietro di me si riempivano.
Lo sguardo della prof.era agghiacciante misterioso,che rito avrebbe usato per interrogarmi?
I più letali erano il numerino,ovvero la prof. prendeva i numerini dalla sacca ,tu in quei pochi istanti tremavi sudavi freddo le mani inizaivano a gocciolare e il cuore cambiava sede.
Poi leggeva il numero e tu vedevi la scena a rallentatore,come se ormai il tuo destino fosse segnato.
Il second ti procurava la tremarella alle gambe era la somma dei numeri delle cifre della pagina aperta a caso dalla prof.
Tu pensavi che quel singolo libro ti potesse salvare la vita ,ma invece ti rideva contro.
Il terzo ma non per classifica era “a casaccio”.
Ovvero la prof apriva il registro e puntava i dito ,prima scrutandolo attentamente e t in quei pochi secondi di attesa ti divoravi le unghie ,iniziavi a pregare di stare simpatico alla prof.e poi speravi nel dito che non puntasse il tuo nome.
In tanto in aula lo sguardo della prof.non era calato,continuava incessantemente a scrutare le facce terrorizzate degli alunni.
Io mi volevo nascondere, con la testa sotto il banco ,come gli struzzi,ma non potevo.
L’orologio continuava a battere i secondi e il mio cuore batteva al unisono con l’orolgio.
Io ormai aggrapato a banco pregavo in un miracolo,oggi non doveva interrogare me.
La prof. apri lentamente la bocca e uscirono tre semplici parole ma che mi fecero uscire un sorriso da orecchio a orecchio e una lacrima calda percorse il mio viso ormai paonazzo lei disse:”Oggi non interrogo.”
Ah quasi dimenticavo… il racconto che ho messo lo abbiamo fatto io e Gianmix 😀
Ho visto che avete aggiunto gli ultimi racconti del match. Bene! Mi piace rileggerli.
AD ALTO VOLUME
Richard era un ragazzino di 14 anni, era di media statura con capelli castani, i quali venivano lavati raramente. Aveva gli occhi color azzurro mare lucente che risaltavano il suo volto. Indossava dei vestiti paragonabili a stracci e le scarpe sulla punta erano bucate con la suola tutta consumata.
Viveva in una casa malconcia. il legno era semi marcio e dal tetto sembrava penzolassero tegole con sopra ragnatele e insetti morti.
Lui aveva un grande sogno quello di andare al concerto degli Shokker un gruppo rock.
Quando andava a scuola tutti i suoi amici lo aiutavano, non c’era nessuno che lo prendesse in giro, lo aiutavano con i compiti, ma anche con piccoli regali, uno di questi era il primo CD degli Shokker: Ad ALTO volume.
Tornando da scuola vide per terra un articolo di giornale, che diceva:” CONCERTO DEGLI SHOKKER A LONDRA! IMPERDIBILE, SABATO 27 MAGGIO!” Vedendolo i suoi occhi si riempirono di felicità. Da quel giorno iniziò a lavorare duramente per guadagnare soldi sufficienti per andare a Londra.
La mattina consegnava i giornali alzandosi alle cinque e andando a scuola alle otto, mentre la sera andava a lavare i piatti nei ristoranti.
Dopo una settimana riuscì nel suo intento e finalmente andò a Londra a vedere il mitico concerto del suo gruppo preferito.
Quel giorno Richard pensava di essere il ragazzo più felice del mondo, ed era così, perchè per renderlo contento bastava poco ovvero andare ad alto volume con gli Shokker.
Margherita & Samuele 😀
Grande idea
C’era una volta una famiglia che perse la figlia.
Tutto accadde in una delle tante notti di halloween, si stavano preparando per la festa, quando tutto si spense, il buio avvolse la casa e il panico dilagò.
A Ludovica però venne l’idea di scendere in cantina a mettere a posto il contatore. Si diresse a tentoni verso la porta, che girò sui cardini producendo un rumore agghiacciante. Scendendo le scale un odore stantio di muffa le attraversò le narici. Improvvisamente in un angolo apparvero due occhi luminosi e comparve il volto scarno di un bambino che la fissava.
Un urlo si levò ed il giorno dopo i familiari trovarono il corpo di Ludovica in una pozza di sangue.
Prossimamente…
Appoggiai lo zaino sul divano. Mi tolsi le scarpe e le gettai alla rinfusa nel bel mezzo dell’atrio. Salutai mia madre in fretta e furia, le diedi un bacio sulla guancia senza pensarci sopra.
Mi misi a correre come un forsennato verso il divano, mi slanciai fra i cuscini e accesi il televisore.
Dopo una faticosa giornata di scuola la cosa migliore da fare era vedere un po’ di TV.
Con mio stupore e inquietudine vidi la cosa che odiano tutti i ragazzi: la PUBBLICITA’.
Mi misi ad ascoltare un attimo quella notizia insulsa:
” Proprio quando credevate di aver visto tutto, proprio quando credevate che fossero già andati in onda i migliori reality, torna su italia uno “Cioccomu”, il programma sul cioccolato. Prossimamente…… su italia uno!”
La parola “Prossimamente” mi risuonò nella testa, lo detestavo quel termine.
Sentii un’altra di quelle stupidaggini.
” Prossimamente…. ci saranno le elezioni, vota Berlusconi per un popolo LIBERO E FELICE!”
La parola prossimamente si fece sentire un’altra volta nelle mie orecchie.
Le pubblicità sono stupide. Ti promettono un sacco di cose che poi non sono vere. Ma perchè esistono?
Il Misterioso Rito.
La famiglia Rossi si era appena trasferita in una casa in montagna dove passò le prime due notti tranquillamente ma la terza notte mentre tutti dormivano si sentirono degli strani rumori. Era stata la sorella maggiore che disperata per essersi lasciate con il proprio fidanzato aveva invocato il diavolo con dei riti satanici perchè si scagliasse contro il ragazzo, ma non riuscì a concludere il rito.
Quella sera scomparve la sorellina più piccola, la mattina dopo la famiglia si accorse che la piccola non c’era e così chiamò la polizia. La polizia iniziò subito le ricerche che continuarono fino a sera quando nei pressi del fiume un polizziotto vide un piccolo cadavere. Chiamò gli altri e lo tirarono fuori, puntarono le torce e…era il gatto!!!
Di: Andrea, Veronica e Muriel.
Svelerà tutti i misteri
Non pensavo che fosse stato proprio lui invece….
In una notte fredda d’inverno, fra le vie buie e innevate di Barcellona, Ana stava passeggiando tranquillamente ammirando i palazzi di quella città così misteriosa.
Mentre passeggiava sentì lontanamente dei passi, Ana, si sentiva al sicuro, dato che era vicina a casa e lì tutti guardavano fuori dalla finestra per timore che arrivasse una tempesta di neve.
La ragazza sentì ancora più vicino quel fastidioso rumore di scarpe, era sempre più vicino e fastidioso.
Non durò tanto allungo infatti la sua angoscia terminò con un terribile urlo.
Il corpo di Ana cadde davanti a casa sua e la neve si tinse del suo sangue.
I vicini vedendo la scena, chiamarono all’istante la polizia seguita da un investigatore.
“Eccomi qui, sono Pablo l’investigatore che si occuperà di questo caso” questa fu la mia presentazione, tutti mi guardavano come per dire: “ma che nome è per un’ investigatore !”.
Davanti a me il corpo della piccola Ana giaceva in una pozza di sangue, lo annusai, lo assaggiai era sicuramente sangue ma…… misto a ketchup.
Quando mi avvicinai ai genitori di Ana, sulla maglietta del suo fidanzato c’era una grossa macchia di ketchup.
Ed ecco risolto il mistero!
Tra le lacrime di Mark, il fidanzato, si intuiva il senso di colpa, l’agitazione e forse anche l’amore nei confronti della ragazza che giaceva morta davanti a lui, su un manto di neve bianca.
Testo scritto da: Trottolina98 e Lance
Alla fine abbiamo vinto
Erano giorni che mi preparavo per la gara, ore e ore spese in piscina ad allenarmi, ero sempre stanco morto, ma l’allenamento stava dando i suoi frutti.
La gara era l’indomani ed ero tesissimo, a scuola non sono stato attento, a casa finii i compiti molto dopo del previsto perché continuavo a bloccarmi e a tormentare la penna con la quale scrivevo.
Quando andai a letto non riuscii a dormire, mi agitavo sotto le coperte e non riuscivo a non pensare alla gara ormai imminente.
Eppure non era la prima gara che facevo, certo però quella era importante, erano le selezioni dei regionali che mi avrebbero portato ai nazionali ed ai mondiali che si tennero a Roma nel 2009.
Il giorno della gara non feci colazione e non pranzai, avevo lo stomaco chiuso ed avevo perso l’appetito.
Ad incrementare la tensione c’era il fatto che la mia batteria fosse tra le ultime, perché l’ordine è delfino, poi dorso, rana e stile, io facevo stile da tre anni e non avevo voglia di iniziare a fare gare con altri stili.
Quando venne il mio turno di gareggiare sentii gli occhi delle centinaia di presenti sulla mia nuca, naturalmente era solo un’impressione, infatti le gare andavano avanti dal giorno prima e quasi tutti avevano perso interesse per le gare.
Quando vidi i miei avversari mi venne un colpo: erano tutti molto più grandi di me, avevano costumi che gli ricoprivano quasi tutto il corpo e si guardavano minacciosi l’un l’altro.
Salito sul blocco di partenza tutti i muscoli si distesero, la tensione sparì e nuotando mi sentii meglio.
Non vinsi, non mi piazzai nemmeno tra i primi tre, però non ero dispiaciuto, anzi ero contento di essermi migliorato.
Nessuno della nostra squadra si qualificò, ma eravamo contenti, alla fine era come se avessimo vinto.
Mi piacciono tantissimo questi racconti “improvvisati”!
Finalmente è arrivato.
Sarà anche strano, ma io non ho ma dato il primo bacio.
Ed è una cosa umiliante, perchè tutte le ragazze nella mia classe si vantano di quanto sia stato fantastico.
MA un giorno, finalmente successe anche a me.
Ero partita per le vacanze di Natale in montagna con i miei genitori e il mio fedele pastore tedesco.
Appena arrivati, mi sentii subito libera, il posto era a dir poco meraviglioso, la casa era ricoperta da un candido mantello di neve, che la rendeva incantevole e, gli alberi spogli la circondavano come per proteggerla.
L’interno era piuttosto spazioso, c’erano: Due camere da letto, una cucina, due bagni e una sala enorme con tanto di caminetto.
Dalla mia camera si poteva ammirare la catena di montagne innevate che si estendeva all’orizzonte.
Dopo esserci sistemati, presi Rex il mio compagno a quattro zampe e scesi ad esplorare la magnifica radura.
Ad un certo punto Rex cominciò a correre come un pazzo, trascinandomi come un pazzo.
Aveva fiutato una cagnolina, che era a pochi passi da noi.
Ci fermammo e notai un bellissimo ragazzo biondo dall’aria gentile.
Dopo un lungo minuto di silenzio, lui ruppe il ghiaccio, e, incominciammo a parlare.
Mi invitò a prendere un the a casa sua; Io imbarazzata accettai.
Dopo un paio di Km a camminare e ad ammirare la natura che ci circondava arrivammo alla casa.
Appena entrata notai il buon gusto del ragazzo nell’arredamento.
Da quel giorno cominciammo a frequentarci.
Facevamo escursioni, giocavamo con i cani e prendevamo il the parlando di noi.
Peccato che queste vacanze durarono troppo poco.
Volevo andare a salutarlo, aveva un aria triste, mi avvicinai piano per dargli un bacio sulla guancia, mi accorsi che lui stava spostando il viso verso di me, ma era troppo tardi, le sue dolci labbra avevano toccato le mie baciandomi intensamente.
Finalmente avevo avuto il mio primo bacio e, trovato il mio vero amore.
Mach di scrittura
2 testo
Autori: Afra e Angelica, alias Angy e Afrina.
SCOPERTA GENIALE
Denny stava ancora cantando, mancava però poco alla fine e poi gli sarebbe toccato andare a cercarci.
Dopo pochi secondi infatti Denny gridò: “Toppa per Camilla ed Emma dietro il muro” stava per girare il capo verso la nostra parte quando mi accorsi che avevo il piede fuori dal nascondiglio, ma ormai era troppo tardi, lui mi aveva già visto; a quel punto ho iniziato a correre ma inciampando finii in una fossa molto profonda, dalla profondità vedevo a fatica la luce, così mi prese il panico e iniziai a gridare:”Aiuto, aiuto, dove sono? Ragazzi ci siete?” e in tutta risposta i miei amici seguendo la mia voce caddero anche loro.
Non potendo più salire decidemmo di proseguire verso un tunnel appena trovato da Marco.
Stavo morendo dalla paura, ma con i miei amici fu tutto più facile, ci incoraggiammo a vicenda.
Passarono pochi minuti e poi alle mie spalle un grido, era Camilla, era inciampata in una radice ed era caduta con il sedere all’aria.
Ma non è finito tutto lì, poco dopo anche Denny si fece male sbattendo la caviglia su un grosso masso alla sua destra.
Passarono alcune ore nelle quali non smettemmo di camminare ma ecco che quando ormai avevo perso le speranze, dall’alto vedemmo una luce, a quanto pare avevamo passato tutta la notte sotto terra.
L’unico problema adesso era uscire e senza perdere la speranza ci mettemmo ad urlare a squarciagola sperando che qualcuno ci sentisse e fu così: dall’alto una voce ci chiese chi fossimo e perché ci trovassimo là, quindi dopo aver raccontato la nostra storia, l’uomo cercò in tutti i modi di aiutarci ma invano.
Raccogliendo però tutte le mie idee riuscii finalmente a vedere una via di fuga, l’unico modo per uscire era arrampicarsi e non avendo una corda, i vestiti sarebbero stati l’unica possibilità per fuggire, dopo averli legati e poi lanciati in aria perché l’uomo li prendesse a poco a poco siamo finalmente usciti all’aria aperta.
Testo di Giorgia ed Emma
In fila… aspettando
Al suono della campanella usciamo tutti ammassati dalla classe, ci mettiamo in fila e mentre aspettiamo che la prof. arrivi, ci mettiamo a chiaccherare quando, ad un certo punto la porta della scala antincendio si spalanca ed esce fuori un Hobbit tutto verde che, furioso, salta addosso a Banfi. Banfi si dimena per toglierselo di dosso e Gray lo aiuta a buttarlo per terra. Ad un certo punto, l’Hobbit fa un fischio chiamando rinforzi.
Una banda di Hobbit viscidi e verdi si scaraventa addosso alla classe, creando panico e disastri. Tirano i capelli alla povera Veronica, che aveva impiegato tanto del suo tempo prezioso per farsi la coda. Ad un certo punto un Hobbit fa cadere Sara, che cadendo sbatte a terra Herald, che a sua volta fa cadere Giulia facendola andare contro Mike, che però cadendo con i pugni chiusi diede un cazzotto al povero Cicero, spaccandogli gli occhiali.
Messa K.O. tutta la classe gli esserini scomparvero in mezzo al disordine.
Quando la professoressa arrivò il suo sguardo era stupefatto. E quando gli studenti cercarono di spiegare l’accaduto nessuno credette neanche a una parola. Fino a quando ad una riunione tra le professoresse gli Hobbit attacarono ancora.
Il giorno dopo i docenti chiesero scusa agli alunni per non avergli creduto.
Ecco perchè i professori ci dicono di non chiaccherare quando si è in fila: si potrebbe attirare l’attenzione di un Hobbit incavolato!
Mach di scrittura
1 testo
Autori: Afra e Angelica, alias afrina (io) e Angy nel blog
😀
Cartellino: All’esame di……
La notte prima dell’esame.
Ero appena tornata a casa e al Telegiornale sentii che un pazzo era evaso dal manicomio. Io e mia sorella avevamo paura, così tanta paura, da non a pensare a cosa fare se fosse successo qualcosa.
Ad un certo punto un “Toc Toc” tagliò la tensione, presi la mazza da Baseball che avevo sotto il letto e mi avvicinai con cautela alla porta. La aprii e con grande sollievo vidi che era mia madre, era solo venuta a portarmi Tom, il mio cane. Ci disse: “Tranquilli ragazzi, se il cane vi leccherà una volta vorrà dire che andrà tutto bene, se vi leccherà due volte vorrà dire che è successo qualcosa ma che non dovete preoccuparvi, ma se vi leccherà tre volte vorrà dire che dovete cominciare a scappare. Nel pieno della notte mi svegliai e siccome avevo paura, misi la mano sotto il letto e Tom mi leccò una volta, quindi mi rimisi a dormire. Mi risvegliai ancora e misi la mano sotto il letto, Tom mi leccò due volte, non molto tranquillo mi rimisi a dormire. Per mia sfortuna mi risvegliai un’altra volta, misi la mano sotto il letto e non sentii leccare. La mattina dopo non mi svegliai più.
Da Saretta98
I testi del match scolastico
Un incontro inatteso
Ero in spiaggia il sole mia accecava gli occhi, il vento mi muoveva i capelli,i miei piedi toccavano la sabbia umida ,lasciando impronte.
Ad un certo punto davanti a m apparve un ragazzo bellissimo,occhi azzurri color mare ,capelli color carbone e un sorriso a trentadue denti stampato sul volto ,magnifico,era un angelo sceso in terra.
Dovevo attirare la sua attenzione,ma non sapevo proprio come fare ,la mia mente formulava cose strane ,e la più semplice m i parve lanciarli un sasso,certo senza fargli male.
Veniva verso di me ,e ame iniziò a battere il cuore fortissimo.
In quel momento la mia mano partì da sola,raccolse un sassolino e…glio e lo lanciò.
Corsi a chiedere scusa ,il mio piano aveva funzionato,lui era un pò smarrito e io per calmarmi e sistemare la situazione gli chiesi scusa,balbettando pure.
Lui sorrise e rispose che non era successo nulla.
Secondo problema come continuavola conversazione?
Mi precipitai nel chiedergli:”Come ti chiami?”
“Luca”.Aveva qualcosa di familare ma non capivo cosa,sembrava l’avessi già visto.
“Mmm non mi ricordo come ti chiami… mi rinfreschi la memoria?”
A quelle parole rimasi spiazzata,zittita,mi conosceva?
Dissi:”Lucia ma… tu mi conosci?”
“Ecco chi sei la mia cugina più piccola di Londra!!!”
No,pensai ,era mio cugino.
Per confermare le sue teorie gli domandai:”Com ti chiami di cognome?”
“Casalino”Caspita proprio come e me ,e lo sapevo ch mio padre aveva un fratello gemello ma di lui non sapevo neanche l’esistenza.
Scorsi dietro di noi due genitori ,lei muscolosa , alta ,biondo color sabbia e lui basso ,proprio come mio padre,e un pò cicciottello.
Erano proprio l’opposto.
Accanto a loro i miei genitori.
Ciraggiunsero e iniziarono le presentazioni,io ormai ero bordeaux,il primo ragazzo carino che vedo e mio cugino che figura,per fortuna non lo sapeva nessuno.
Quel giorno cenammo insieme parlai cn luca,di noi,di lui,della scuola e scoprii che c’eravamo visti una sola volta da piccoli.
La sea ci salutammo perchè lui doveva partire.
Tornata a casa per dormire decisi di raccontare al diario questo fatto.
Appena ebbi finito di scrivere sembrava che anche lui stesse ridendo,per fortuna non sapeva parlare.
Da Saretta98
Ero salito su un autobus
Domani dovevo andare a scuola e dovevo prendere l’autobus.
Avete presente quei strani veicoli giallastri ,con tanti finestrini con le cicche attaccate ,e volti di persone che ti guardano come per dire:”Non entrare.”
Si, domani dovevo prendere quell’autobus.
La notte passò velocemente ed il guiorno arrivò o almeno era quello che pensavo.
Il giorno e arrivato,uscii di casa,con la cartella attacata alla schiena per farsi che nessuno me la rubi,quel giorno era pesantissima.
Dopo cinque minuti di camminata arrivai alla fermata,un palo enorme arancione con lsa scritta Scuola Bus.
Era scritto con un pennarello nero che sbavava quindi le lettere non si capivano bene m,a io sapevo che dovevo stare lì.
Ad un certo punto un enorme limusin bianca comparve lungo la via.
Pensa se quello era il mio autobus,no era impossibile.
Davanti aveva una scritta in oro massiccioa ma per colpa del mio occhio miope non riuscii a leggerla.
Sembrava non fin ire mai,i finestrinboi completamente tirati a lucido facevano intravedere delle persone con il sorriso sul volto e la faccia orgogliosa di se.
La limusin si avvicinò ,c’era scritto Scuola Bus.
Mi diedi un pizzicotto per svegliarmi,talmente forte che mi rimase il livido ,ma non stavo sognando o almno era quello che credevo.
Si fermò davanti a me e si aprì la porta ,mi stavano aspettando?
L’autista mi fecew cenno con il dito di salire.
Io mi guardai attotrno perchè forse non si stava riferendo a me ,ma io ero l’unoco lì.
La limusin all’interno era fantastica piena di televisori chgen proiettavano una quantità enorme di film diversi,spuntini serviti sui tavoli,calcetti,ping-pong,oggi forse non sarei andatop a scuola.
Offrivano anche caramelle alla matem,atica e geografia.
Mi sedetti la poltrrona ra morbida,ci sprofondavo dentro,schiacciai inavvertitamente un tasto e partì il massaggiatore.
sprofondai nella poltrona e mi addormantai.
Fui svegliato da uno strano suono,un acuto DRINNN,cosa poteva fare drinn in una limusin’forse la fermata prenotata,no il suono era più acuto.
Aprii le pesanti palpebre,mi toccai il corpo ,ero in pigiama?
Pino piano i miei occhi iniziarono a focalizzare la stanza,nom eero a casa.
Si,c’era il letto,il tavolino,c’era proprio tutto ,quindi era solo un sogno e il mio autobus era ancora alla fermata che mi aspettava.