Venerdì 4 Novembre abbiamo letto un curioso testo intitolato “La lingua proibita“. Il testo narra di un bambino Nigeriano che a scuola sta scrivendo una letterina per sua mamma, ma la maestra  continua a correggerlo per ogni piccola cosa.

Il suo villaggio non conosce l’inglese, perciò decide di scriverlo in “yoruba”, perciò la prof appena vede quella lingua la sminuisce chiamandola dialetto semplicemente perchè era ignorante, poi Seven inizia a scrivere in inglese iniziando:”Cara mamy”,

Allora la maestra va da lui e gli dice di scrivere “mamma”, non “mamy”,perciò lui scrive un indirizzo falso a cui inviare la lettera, perciò

poi la maestra voleva controllare l’indirizzo, ovviamente falso e lui doveva andare dal preside a riferire che aveva risposto alla maestra.

Cosa ne pensate? Come vi immaginate la maestra? E come la classe? E secondo voi che emozioni prova Seven?

E voi cosa avreste fatto se foste stati al posto di Seven?

18 Commenti a “LA LINGUA PROIBITA”

  • DJGoRdY scrive:

    Io credo che la maestra si sia comportata malissimo e secondo me da grande ignorante perchè non si è saputa fermare al momento giusto ed è andata oltre i limiti, secondo me non ci si può comportare in tale modi nei confronti di un ragazzo così ^disastrato^ e poi io credo ognuno sia libero di scrive una lettera a propria madre nella lingue che preferisce che in questo caso era la proprio. Io se fossi stato seve mi sarei arrabbiato tantissimo e forse avrei messo le mani addosso alla signora Butterfly perchè ha sdegnato un povero ragazzo come lui che non aveva fatto niente.
    Questo racconto mi lascia veramente l’amaro in bocca perchè alcune professoresse hanno questo atteggiamento verso gli alunni e non se ne accorgono.

  • Giuly scrive:

    Descrivo i pensieri/sentimenti di Seven:
    Seven si sente obbligato, è deluso perché è la prof che gli dice cosa scrivere, mentre lui vuole scrivere delle proprie cose alla sua mami; offeso perché la prof che dai suoi atteggiamenti si ritiene superiore e colta, non conosce la sua lingua e non rispetta la sua cultura, allora, secondo me, lui si ribella dicendogli sissignore invece di sissignora e dopo averlo fatto prova paura ma anche odio e soddisfazione alla fine quando cerca di fregare la prof scrivendo l’indirizzo sbagliato.
    -Descrivo la prof, come me l’ha immagino?.
    Magra, vestita spesso con colori scuri e molto elegante, con gli occhiali, anziana, perfettina e severa.
    -Descrivo la classe, come me l’ha immagino?.
    I banchi tutti perfettamente puliti, uguali, bianche e in ordine; i muri e i mobili e il pavimento anch’essi bianchi; una parte in cui si trovavano tutti i libri e i quaderni dei ragazzi su un mobile e tutti in ordine alfabetico e per materia.
    Scrivo il racconto immedesimandomi in Seven: Arrivammo all’ingresso della biblioteca per conoscere la signora Butterfield. Era un’alta signora inglese, con un viso severo. Era piacevole osservarla se non per il suo naso storto. Mi puntava con i suoi occhi cattivi ogni cinque minuti e io quando me ne accorgevo, facevo finta di niente e la sfidavo facendole la stessa cosa, anche se sotto sotto il suo sguardo mi terrorizzava.
    Ognuno, sul proprio banco aveva una busta, una penna e una carta da lettere. La signora Butterfield ci spiegò precisamente cosa avevamo a disposizione e come impostare una lettera, lasciando a noi la scelta di scrivere ciò che desideravamo, ai nostri genitori. Io decisi di scrivere in Yoruba, visto che nessuno della nostra famiglia sapeva l’inglese. Ma quando la signora passo e vide la mia lettera, rimase stupita. Mi sgridò, mi strappò il foglio, mi disse come rivolgermi da ora in poi alla mia nuova e sinceramente alla non mia mamma in modo completamente diverso dal mio.Poi mi sgridò e mi umiliò davanti a tutti dicendo che avevo scritto in dialetto. Io pensai subito: ma come può, una signora così colta ed educata, non conoscere la mia lingua(Yoruba).
    Incominciai la sua lettera. Ero arrabbiato e triste: perché non potevo essere libero. Allora mi passo la voglia e scrissi una cosa a caso. Infine decisi di fregarla : misi un indirizzo falso, ma non so se funzionerà perché mi disse se mi stavo lamentando già del cibo, pure questa volta non gli andava bene cosa avevo scritto e poi mi chiese se avevo scritto l’indirizzo giusto, perché avrebbe controllato e poi mi mandò a segnalare l’infrazione di aver scritto in dialetto, in presidenza.

  • Wr3nT scrive:

    Le senzazioni di Seven:
    1) Umiliato perchè la prof. gli ha tolto ingiustamente la possibilità di scrivere nella sua lingua e per lui questo significa non poter comunicare con la propria famiglia.
    2) Rancore nei confronti della prof perchè, togliendoli la possibilità di parlare nella sua lingua, è come se lo avesse distaccato dalla sua famiglia.

    Descrizione prof: Odiosa, superba, acida, inconsapevole del fatto che le sue azioni possono ferire qualcuno.
    Io non mi sarei comportato come Seven perchè secondo me è ingiusto togliere la tradizione , origini dei ragazzi.
    Sarei andato a dire alla rpof che era fondamentale scrivere nella mia lingua perchè se no mia mamma non mi avrebbe potuto capire.

  • ▒ℒąŋƇḝ▒ scrive:

    I sentimenti di Seven
    Per me Seven è sconvolto perchè sa che se manderà una lettera a sua madre scritta in Inglese non la riuscirà a leggere e ciò porta anche della tristezza e malinconia in se, ma forte nel senso che lui riesce ad accettare che deve scrivere una lettera a sua madre dove non può metterci i suoi sentimenti e scriverla come vuole lui invece se noi fossimo stati al suo posto ci saremo ribellati e ne avremo combinate di tutti i colori. Seven è un tipo che si ribella e quando lo fa non vuole dare molto nell’occhio per ciò lui ha una forma di ribellione sorprendente perché io se avessi dovuto conformarmi su quello che dice la prof. Butterfield lo avrei fatto e non avrei mai
    intestato una lettera ad un indirizzo falso.
    Descrizione della professoressa Butterfield
    Secondo me, la signora Butterfield è una zitella con 40 gatti perchè io non amerei una persona così odiosa, lei sarebbe bassa, con una corporatura esile e la pelle rugosa e cadente, avrà gli occhi verdi ma il significato del colore è tutt’altro che la speranza.
    Per me la signora Butterfield a scuola si presenta o con una frusta oppure una bacchetta pronta per punire i bambini; si vestirebbe sempre di nero e sarebbe avvolta da un aura inquietante e sinistra.
    E’ spregevole, cattiva, crudele, malvagia,… a tutti gli effetti una strega.
    Se dovessi trovarle un aggettivo per descriverla sarebbe odiosa.
    Mi immedesimo in Seven
    Stavo entrando in classe e aprendo quella porta ho visto davanti a me, sui nostri banchi dei fogli bianchi, rimasi un po’ perplesso perchè pensavo ad un compito a sorpresa, poi la prof. ha detto anzi urlato che dovevamo scrivere una lettera ai nostri genitori, io ero entusiasta e non vedevo l’ora di spedire quella lettera e ricevere una risposta dai miei genitori, iniziai:”Cara mamy, non sai quante cose che ho imparato qui, è stra bello mi diverto moltissimo, i pranzi qui non superano i tuoi perchè tu si che sai cucinare ma tutto sommato sono accettabili… mentre scrivevo ho visto un ombra sul mio foglio e alzai la testa per vedere chi fosse, era la signora Butterfield in tutta la sua malignità, mi scrutò il foglio per qualche secondo poi lo alzò per vederlo da vicino, sentii uno sguardo che mi perforava e alla fine disse in tono non certo assicurante:”Ma…. che razza di lettera è questa e in che lingua l’hai scritta in arabo?!?!” interrompendola tutti urlarono Yoruba! Riprese a parlare:” Ah! Allora l’hai scritta in dialetto e questo è contro il mio regolamento devi essere punito!” mi diede una frustata “Adesso la ricominci! Ma in Inglese!” in quel momento ero accecato dalla rabbia le strappai dalle mani la frusta e la cominciai a frustare, in tutto le diedi 4 frustate il necessario per farle capire che io posso fare una lettera come voglio io!

  • αngi scrive:

    I sentimenti i Seven:
    Seven quando la Signora Buttrfield dice a tutta la classe di scrivere una lettera ai genitori, non si sente a proprio agio perchè avrebbe dovuto scriverla in Yoruba, altrimenti sua mamma non sarebbe riuscita a leggerla.
    Quando incomincia la lettera in Yoruba e la Signora Butterfield lo sgrida dicendogli di non scrivere in DIALETTO, si ente “toccato” perchè non poteva scrivere in inglese, nessuno nel villaggio sapeva leggerlo.
    Poi viene obbligato dalla maestra a scrivere in inglese, ma comunque chiamando sua mamma Mami perchè voleva scrivere una lettera personale, ma la mastra gliela strappa e gli ordina di chiamare sua madre mamma, dandogli anche un po’ del tonto perchè gli chiede se sa scrivere la parola e gliela detta anche.
    Alla fine Seven non sa più veramente a chi ha scritto la lettera non si sente se steso e sa che dentro di lui qualche cosa è cambiato.

    Come mi immagino la signora Butterfield:
    La signora Butterfield, una signora con capelli rossi lunghi fino al sedere,con mento a punta e quel suo naso inclinato a sinistra che sembra esser fatto di plastilina. Ha degli occhi grigiastri che emanano terrore e una bocca carnosa ricoperta di pellicine a tal punto che quando parla si fiondano addosso a te.
    Alta con gambe magrissime, indossa sempre una maglietta verde vomito con una gonna gialla pipì, abbinato tutto con delle scarpe a spillo rosse.

    Mi immedesimo in Seven.
    Cosa avrei fatto?
    Avevamo appena conosciuto la signora Butterfield, il suo aspetto era orribile aveva i capelli capelli rossi lunghi fino al sedere,con mento a punta e quel suo naso inclinato a sinistra che sembrava esser fatto di plastilina. Aveva degli occhi grigiastri che emanavano terrore e una bocca carnosa ricoperta di pellicine.
    Alta con gambe magrissime, quel giorno indossava una maglietta verde vomito con una gonna gialla pipì, abbinato tutto con delle scarpe a spillo rosse.
    Entrammo in classe, sopra il nostro banco c’era tutto il necessario per scrivere una lettera da spedire ai nostri genitori.
    Quando la maestra ci diede il via per scrivere cominciai a guardarmi in torno, dovevo scrivere per forza la lettera in Yoruba altrimenti mia mamma non sarebbe riuscita a leggerla.
    Tranquillamente cominciai a raccontare tutte le mie giornate, ma ad un certo punto gli occhi della signora Butterfield mi guardarono, le sue pupille grigie come il fumo mi fissavano, i suoi occhi erano spalancati, non sapevo se far finta di niente o.
    – ” Cosa stai facendo? Perchè scrivi la lettera in dialetto? Come ti permetti, ricomincia tutto da capo scrivendo in inglese.
    Le pellicine sulle sue labbra si fiondarono sopra il mio viso, ero schifato.
    – ” Sissignora!”
    Ero infuriato, dovevo scrivere la lettera in inglese, ma che senso aveva scriverla in una lingua che mia mamma non sapeva neanche leggere?
    Per far contenta quell’arpia cominciai: ” Cara Mami.”
    Lo sguardo malefico della signora Butterfield mi stava ancora scrutando : ” Tu chiami tua mamma MAMI? ”
    Mi strappò il foglio, mi ordinò di riscrivere la lettera chiamando mia madre, Mamma.
    Non ce la facevo più, mi alzai e cominciai a pensare come fargliela pagare, ero talmente infuriato che il mio corpo emanava fumo, gli picchiettai sulla spalla destra, lei si girò fulminea davanti a me e quel suo sguardo che ho odiato dall’inizio mi stava di nuovo fissando.
    D’un tratto mi bloccai, stavo ripensando a tutto quello che mia mamma aveva fatto per mandarmi quì,ma quel pensiero mi scivolò subito via perchè ripensai al modo in cui la Signora aveva mancato di rispetto a me, ma sopratutto alla mia famiglia.
    La presi per i capelli e la buttai giù per terra, lei fece un urlo che rimbombò per tutto l’aula, ma non m’importava, sarei finito nei guai, ma non m’importava.
    Mi chinai e la guardai imitando il suo sguardo malefico, mettendola a disagio : ” Comunque il Yoruba non è un dialetto è una lingua.”

  • MtNaGo scrive:

    Secondo me era un collegio, perchè le regole erano troppo feree per essere una scuola normale, comunque se mi fossi trovato nelle condizioni del protagonista, avrei fatto come lui, perchè sarebbe stato un pò come il racconto che abbiamo letto, che la scuol era completamente aperta ma nessuno scappava, uguale li tutti vorremmo ribellarci ma in quella situazione non lo faremmo mai. Io la maestra mela immagini un pò come nei film dove si vedono dei collegi, quindi mela immagino mto grassa, con dei nei pelosi in tutta la faccia, con le rughe, poi secondo me era cattivissima.

  • J.Page scrive:

    Mi immedesimo.
    Quando conobbi la signora Butterfield capii che non era un tipo con cui scherzare, e che bisognava rigare dritto, gli insegnanti come lei erano convinti di sapere tutto, di essere superiori, più intelligenti.
    Ci spiegò in breve l’esercizio, dovevamo scrivere una lettera ai genitori. Decisi di indirizzarla a Mami, così presi a scrivere, ero arrivato a scrivere la terza riga quando la signora Butterfield si avvicinò e con aria critica osservò la mia lettera, in capo a pochi secondi mi stava già sgridando perché avevo usato un dialetto, tentai di spiegarle che se avessi scritto in inglese mia madre non avrebbe capito, ma lei non volle sentire ragioni, stracciò la mia lettera e mi costrinse a farne un’altra.
    ato che tanto Mami non avrebbe capitò feci un banale elenco dei cibi che avevo mangiato in quella settimana a scuola, anche se fosse arrivato a casa sua nessuno avrebbe potuto leggerlo, cosi, un po’ per questo ed un po’ per il fatto che compiere un atto di ribellione come vendetta nei confronti della professoressa mi attraeva particolarmente misi l’indirizzo sbagliato.
    Quando consegnai la lettera alla signora Butterfield mi disse con un tono un po’ derisorio che avrebbe controllato sul registro, come se non si potesse fidare di me perché sono yoruba.

  • fabi <3 (: scrive:

    Mi immedesimo in Seven :
    Il grande colosso si fermò difronte al mio banco mi posò sul banco un block notes e una penna e mi disse:
    Ora tocca a te scrivi una bella lettera da spedire poi, ai tuoi genitori !
    Appena vidi quella lettera mi venne subito in mente di incominciare cosi : Cara Mami tutto bene? Sai mi manchi davvero molto!
    Intanto quella strega mostruosa girava per la classe e strappava fogli di qui e di la !!
    Alla fine toccò al mio lo fissò per circa dieci minuti e poi mi disse:
    Che razza di roba è questa , che lingua è ?!!
    Tutta la classe in coro urlò: Youruba
    La prof diventò rossa dalla rabbia prese il mio foglietto e lo fece in tanti piccoli pezzettini !
    I miei occhi si riempirono di piccole lacrime , ma io non potevo piangere ,sono un ragazzo forte devo fargli vedere chi sono veramente!
    Mi alzai di colpo presi velocemente un ‘altro foglio e nell’orecchio la maestra mi sussurrò : MAMMA è cosi che si scrive non MAMI MA ecc M A M M A!
    Questa parola m rimbombava nella testa chi era questa sconosciuta MAMMA io avevo conosciuto fin dalla mia nascita ?Ed ancora gli occhi mi si riempirono di lacrime , era cosi mi mancava la mia MAMI uscì di classe sbattendomi la porta alle spalle e corsi via!

  • J.Page scrive:

    Descrizione della signora Butterfield.
    La signora Butterfield secondo me è anziana, prossima alla pensione ed insegna come si usava anni prima, è acida e cattiva, mi ricorda gli insegnanti del videoclip
    “Another Brick In The Wall”, dove gli insegnanti trattano male gli alunni, li prendono in giro e li sbeffeggiano. Fisicamente la immagino come una befana, un po’ ingobbita dal peso degli anni, naso storto e i capelli grigi stretti in una crocchia (come quella della prof MacGranit in Harry Potter.

    Descrizione Seven.
    Seven è un ragazzino mansueto, che non vuole finire nei pasticci, per cui non si rivolge alla professoressa ne la guarda, rimane davvero offeso quando la professoressa gli impedisce di comunicare in Yoruba con la madre ed i parenti, vorrebbe spiegare alla signora Butterfield perché scrive nel suo dialetto, però lei non vuole, non gli da il tempo e gli fa riscrivere la lettera in inglese.
    Seven a quel punto scrive la lettera sulla prima cosa che gli viene in mente e mette un indirizzo sbagliato, perché tanto la madre non avrebbe comunque capito la lettera, quindi se non gli arrivava sarebbe stata la stessa cosa. Alla fine si accorge di aver commesso uno sbaglio perché la professoressa avrebbe controllato l’indirizzo.

  • Mury<3 scrive:

    I SENTIMENTI DI SEVEN
    -Si sente in trappola perchè non può essere se stesso
    -Sente di dover rispondere bene perchè è consapevole del suo privilegio
    -E’ spaventato dalla reazione della prof quando scoprirà l’imbroglio della lettera
    -Sente di doversi in qualche modo ribellare, ma non con le parole così decide di ribellarsi con i fatti perché nessuno può dirgli chi deve essere.
    -Desidera che nella lettera ci sia un po’ di sé e così scrive “Cara Mami”
    I PENSIERI DI SEVEN
    -Pensa a cosa scrivere alla sconosciuta MAMMA, lui la trova una sconosciuta perché per lui la persona che l’ha data alla luce e che lo ha cresciuto si chiama Mami.
    -Pensa che alla fine sia stato tutto inutile perché consegna la lettera alzando le spalle, come se ormai sia tutto sprecato
    -Pensa che la prof sia una persona che capisce, che avrebbe approvato la sua scelta di lingua ma resta deluso perché la prof si dimostra sciocca ed insensibile.

    LA SIGNORA BUTTERFIELD
    Due grandi occhi che un tempo erano azzurri e che allora lo smog aveva contaminato rendendoli grigi. Gli occhiali avevano una montatura sottile, color petrolio e la lente era a forma di mezza luna. Il suo sguardo era pungente come la spina di una rosa e incuteva paura a chiunque venisse rivolto. Il naso era perfetto se non per quella piccola inclinazione verso sinistra, quella imperfezione risultava la nota stonata della sinfonia.
    Il suo viso era ovale ed aveva una linea morbida, le guance erano perfette ed ricoperte da un leggerissimo strato di cipria rosa. Le labbra erano sottili, erano quasi invisibili. Erano state ripassate da un leggero strato di rossetto, sembrava rosa ma era troppo era troppo deciso a vincere.
    I capelli erano lunghi fino alle spalle, bianchi e sottili, bianchi e candidi come la neve e fragili come un bambino.
    Portava una camicia grigio piombo e una gonna blu pioggia, un blu color nuvola in tempesta. La gonna arrivava al ginocchio, per armonizzare il tutto metteva una cintura nera.
    Di certo il suo aspetto illudeva su ciò che era il carattere.
    Era altezzosa ed egocentrica, voleva sempre essere al centro dell’attenzione. Quando veniva messa in ridicolo non ci pensava due volte a mettere in cattiva luce il colpevole. Molte volte, anzi la maggior parte delle volte, era severa con i suoi alunni e seguiva rigorosamente l’istruzione inglese.
    Con lei tutto andava fatto in inglese, non le importava di che cultura erano i suoi alunni, per lei esisteva solo l’inglese. Per chi non rispettava le regole, le conseguenze erano devastanti.

    MI IMMEDISIMO
    Ricordo ancora quella lezione in cui la signora Butterfield ci fece scrivere una lettera alle famiglie, diede a tutti carta, penna e una busta. Io da subito iniziai a rosicchiare la penna perché non sapevo che cosa scrivere. Pensavo che se avessi scritto una lettera in inglese nessuno al villaggio avrebbe potuto tradurgliela quindi iniziai una lettera in yoruba. Decisi di scrivere del mio viaggio per arrivare a Lagos in compagnia di mio fratello Aburo . Scrissi tre righe quando la prof arrivò per controllare l’ortografia. Diede una rapida occhiata al mio foglio mentre il cuore mi batteva a mille nel petto, con una mossa rapida e decisa del braccio prese il foglio e sistemandosi gli occhiali cercò di leggere ma inciampò nella prima parola:
    “Che dialetto è mai questo?”
    “Yoruba” rispose all’unisono la classe come se avesse voluto incitarmi alla ribellione.
    La Butterfield strappò il mio foglio ed andò alla cattedra a prenderne un altro, in quel momento scattai in piede facendo cadere la sedia, ma in quel momento non ci feci caso:
    “Lo Yoruba non è un dialetto!”, avevo il cuore in gola ma nessuno, ai quei tempi, doveva permettersi di insultare le mie origini. La prof si girò non appena sentì la sedia cadere, mi lanciò una delle sue occhiato più malvagie, ero spaventato ma allo stesso tempo mi sentivo forte perché sapevo che la classe era con me anche se non osava fiatare. La Butterfield tuonò con voce forte accentata da un pizzico di arroganza:
    “Osi contraddire le mie parole?!?!Tu devi fare quello che io ti dico di fare, senza fiatare!”, allora me la stavo facendo sotto dal terrore che la prof mi punisse ma non avevo nessuna intenzione di lasciar correre. Io so benissimo di godere di un privilegio che nel mio villaggio è concesso a pochissimi ma nessuno doveva insultare le mie origini:
    “Signora Butterfield io ho scritto quella lettera che lei ha stracciato in yoruba perché nel villaggio in cui sono nato e cresciuto nessuno può tradurre la lettera alla mia mami!”, mi sentivo al settimo cielo perché ero riuscito a tenere teta alla Butterfield:
    “A me dei motivi non me ne importa niente, tu devi fare quello che voglio che tu faccia!!! E scusa tu hai detto “mami”?!?! Beh da oggi devi chiamarla “MAMMA”!”, avevo i crampi alle gambe e così mi sedetti recuperando la sedia rovesciata a terra. Nel frattempo la prof prese un altro foglio e ci scrisse sopra qualcosa poi si avvicinò a me e sbatté il foglio sul mio banco. Con un sussurro diabolico mi disse:
    “Dopo vai a recarti dal capo camerata a riferirgli la tua infrazione di scrivere in dialetto.”, In quel momento le avrei voluto tirare un pugno ma era la mia prof ed in più non sono mai stata un ragazzo violento.
    Chinai il capo sul foglio e notai che c’era scritto:”Cara Mamma”, ma io non avrei avuto niente da scrivere a quella sconosciuta Mamma che la prof aveva citato che avrebbe potuto capire.
    Io non conoscevo nessuna “Mamma”, la donna che mi aveva dato alla luce e che mi aveva cresciuto per me era la mia “mami”. Mi fermai a contemplare quella parola di sole cinque lettere, più la guardavo meno cose mi venivano da scrivere. In preda alla disperazione decisi di scrivere una lista dei cibi che avevo mangiato da quando ero arrivato a Lagos, scrissi dei pasti e conclusi la lettera. Scrissi un indirizzo falso perché di tutto quello che avevo scritto niente poteva essere capito dalla mia Mami.
    Andai dalla Butterfield e le consegnai la lettera, controllò l’ortografia e la sintassi e con lo sguardo furbo disse:
    “Non ti dà fastidio se controllo sui registri se questo è il tuo indirizzo di casa, vero?”, queste parole mi gettarono nel panico ma ormai avevo attaccato il francobollo alla busta contenente la lettera. Consegnai la busta alzando le spalle pensando che ormai era tutto inutile, mi gettai nel panico ma non lo feci vedere. Uscì dalla biblioteca per recarmi nella stanza del capo camerata e durante il tragitto pensavo alla reazione della Butterfield quando avrebbe scoperto l’imbroglio.

  • ⓛⓞⓥⓔM@Rg¥εïз scrive:

    La signora Butterfiled
    La signora Butterfiled, una donna dai modi duri e antichi, di grande tenacia e ferrea sulle regole e sulle sue opinioni.
    E’ alta, magra con occhi marroni il naso storto, che dice tutto del suo carattere e atteggiamento.
    La signora Butterfiled non si può permettere di sbagliare e quando qualcuno osa andare contro la sua idea, quest’ultima si scatena urlando.

    Seven
    Seven è un ragazzo come tutti gli altri, ha dei sogni, solamente ha origini diverse da quelle dei suoi compagni che lo contradistinguono (in modo positivo). La famiglia di Seven è povera è vive in un paesino dell’Africa.
    Quando la signora Butterfiled disse alla classe che avrebbero scritto una lettera per la loro famiglia, Seven non stava nella pelle, era felice, contento, non vedeva l’ora di raccontare le sue novità alla madre.
    Quando inizia a scrivere il suo testo in Yoruba, arriva la signora Butterfiled che gli strappa il brano, dicendogli di non scrivere in dialetto, ma una lingua comprensibile. In quel momento Seven si sente distrutto, triste, non poteva credere che l’insegnante non lo volesse far comunicare con sua madre privandolo di scrivere la sua lingua madre. Nonostante ciò il bambino non risponde per rispetto nei confronti della prof., essendo un ragazzino educato, gentile, ma allo stesso tempo molto timido.
    Un gesto di ribellione è quando scrive l’indirizzo sbagliato sulla lettera, perchè ormai non era più sua dopo le modifiche apportate dalla signora Butterfiled, cioè di cambiare il modo di scrivere e di chiamare sua madre non più mami, ma mamma.

  • The GIAMBI MAN scrive:

    Mi immedesimo in Seven
    La maestra mise davanti a me una lettera e disse che potevo scrivere quello che potevo,mettere la via della mia vera casa e mandarla a MAMMI e papà.
    Pensai che se scrivevo in inglese mia madre e la mia famiglia non avrebbero capito niente.YOROUBA,questa era la lingua con cui avrei voluto scrivere la lettera.La signora Butterfilde,come al solito,mi interruppe e disse:”Ma cosa stai facendo,che razza di DIALETTO è questo”.Con stupore tutta la classe urlò che quella era la nostra lingua.Nella mia testa capii che tutta la classe volesse far capire alla maestra che protestavano sul modo in cui comandava,la pensavano come me.Risposi alla maestra dicendo che se avrei scritto in inglese il mio PAESE non avrebbe capito nulla.Non riuscii a farla ragionare,mi sembrava un muro inpenetrabile.
    Inizia la lettera in inglese:”Cara MAMI…”.La maestra rimanendo li pvicino a me per un po’ vide quello che stavo scrivendo era una cosa orribile:”Ma cosa stai scrivendo,Mami non è inglese,è una parola infantile”.Io deluso da quello che mi aveva ripensai alla mia VERA MAMMA.

  • Gigia scrive:

    LA LINGUA PROIBITA
    SEVEN:
    Seven è un ragazzo normale come tutti gli altri, l’unica cosa che lo differenzia sono le sue origini, infatti la sua famiglia è povera e abita in un villaggio sperduto dell’Africa.
    Lui è un ragazzo semplice a volte anche un po’ timido, è consapevole di ciò che fa ed è anche molto maturo e responsabile.
    All’inizio secondo me il ragazzo ha paura dell’insegnante,la quale emana autorità con i suoi atteggiamenti.
    Durante invece lo svolgimento dei fatti inizia a prendere un po’ le sue difese senza però darlo a notare anche perché è consapevole dell’opportunità che gli hanno offerto ed è per questo che non vuole perderla.
    Tutta la sua rabbia anche se limitata sempre dalla consapevolezza si scatena nel momento in cui l’insegnante gli ordina di chiamare sua madre Mamma, una donna che pensa lui non abbia mai conosciuto ed è per questo che scrive l’indirizzo sbagliato perché in fondo la lettera che aveva scritto non era per la sua Mami ma per la sconosciuta Mamma.

    LA SIGNORA BUTTERFIELD:
    La signora Butterfield è alta con un viso severo che se non fosse stato per il suo naso un po’ storto sarebbe anche potuto essere abbastanza piacevole. Lei è una donna molto autoritaria, sicura di se e non accetta il fatto di aver sbagliato.
    All’inizio è sicura di se stessa ma la sua sicurezza inizia a traballare quando sbaglia, credendo che lo yoruba fosse un dialetto, ma pur rendendosi conto dell’errore non accetta di aver sbagliato, un atteggiamento un po’ infantile secondo me.
    MI IMMEDESIMO…
    Eravamo tutti seduti in classe ognuno davanti al proprio banco, eretti come delle statue e fissavamo tutti lo stesso punto, la signora Butterfield.
    Avevo una grande paura di lei, il tipo di donna autoritario con le sue idee in testa e nessuno poteva cambiarle, non capivo quel genere di persone se pur anch’io fossi una persona abbastanza cocciuta.
    Oggi ci disse avremmo scritto una lettera per i nostri genitori nella quale dovevamo raccontare loro la settimana trascorsa.
    Naturalmente pensai, avrei dovuto scrivere in italiano dato che nessuno dei mie genitori sapeva perfettamente l’inglese, quindi iniziai a scrivere.
    Ero già alla terza riga in cui descrivevo Laura, una ragazza con cui avevo fatto amicizia da subito, quando la professoressa si avvicinò al mio banco, diede una rapida sbirciata al foglio e poi lo prese strappandomelo.
    Subito dopo disse:”Beh, cosa è questo?” non riuscivo a risponderle, avevo una rabbia incontrollabile dentro, chi era lei per proibirmi di scrivere una lettera in italiano, rimasi però zitta senza parlare, sapevo dell’opportunità che mi avevano offerto e non volevo farmela sfuggire.
    Così dopo essermi calmata iniziai a scrivere in inglese formando frasi semplici, che forse i miei genitori avrebbero capito, avevo infatti deciso di parlare un po’ di tutto senza entrare però nei particolari così da darli un’idea generale delle cose.
    Quando però tornò ebbe da ridire sul fatto che avevo usato frasi elementari e che quindi avrei dovuto riscriverla, fu così che mi “saltarono i nervi”e velocemente prima ancora che mi prendesse la lettera le spiegai mantenendo la calma il perché avessi scritto la lettera in quel modo e lei anche se con riluttanza mi consegnò il francobollo dicendomi però che sarebbe stata la prima e l’ultima volta.

  • The GIAMBI MAN scrive:

    LA SIGNORA BUTTERFILED
    La signora Butterfiled io me la immagino alta quasi un metro e settanta,minuta,severa e con un carattere deciso da non farsi mettere i piedi in testa.Con le sue ruge qua e la e gli occhi grigi che gli sporgevano dalle orbite faceva rabbrividire qualsiasi persona,immaginate un ragazzo delle elementari.Odia chi non segue le regole e lo punisce seriamente con le sue idee stravaganti sul perfetto ordine.

  • ⓛⓞⓥⓔM@Rg¥εïз scrive:

    Mi immedesimo
    Mi sedetti al mio banco quando la signora Butterfiled pronunciò la frase:” Oggi scriverete una lettera per i vostri genitori”
    Ero semplicemente entusiasta, non vedevo l’ora di raccontare tutto ciò che avevo fatto e imparato di nuovo a mia madre.
    Sapevo già che essendo originario di avrei scritto in Yoruba così che mia madre potesse capire ciò che avevo scritto.

    Subito presi la penna, un foglio e iniziai a scrive tutto ciò che mi passava per la testa, com’era la scuola, i maestri, le maestre ecc…
    Ero quasi alla fine della mia splendida lettera, quando sentii il fiato della signora Butterfiled sul collo, mi interruppe bruscamente e con tono acido, sgarbato e perfido mi disse:” Che razza di lingua è questa?!”
    Con voce bassa io le risposi:” Yoruba signora…la mia lingua…”
    Un secondo dopo i miei occhi videro una scena che mi sarei ricordata per tutta la vita, la mano della S. Butterfiled prendere violentemente la mia lettera, per poi strapparla e buttarla nel cestino. Gridando mi disse subito di ricominciare scrivendo una lingua comprensibile, cercai di spiegarle il motivo per la quale scrivevo in Yoruba, ma non mi diede ascolto, fece finta di non sentire come se la mia voce non esistesse, come se io fossi muto. Rassegnatomi riniziai :” Ciao mami ho tante cose da raccontarti…” Un secondo dopo Da dietro spuntò la Signora Butterfiled, sapevo già che se era li era perchè aveva qualcosa da ridire sul mio testo e questo mi rincresceva, infatti fu così, perchè mi obbligò a chiamare mia madre non più mami, ma mamma.

    Ormai questa non era più la mia lettera, non faceva parte di me, la signora Butterfiled l’aveva fatta diventare sua, costringendomi a non scrivere la mia lingua e a chiamare MIA madre mamma.
    Non pensavo ne immaginavo che la mia prima lettera a casa non sarebbe stata scritta da me…e questo mi deludeva. Ormai non ci potevo fare più nulla e così andai avanti sotto le regole della Butterfiled.
    Finito di scrivere, ci attaccai sopra un francobollo e dopo di che la consegnai appoggiandola delicatamente sulla cattedra.

  • Saretta98 scrive:

    Mi immedesimo….
    Ero seduta al mio solito banco,quando entrò dalla porta la signora Butterfiled sbattendo la porta.
    Cercai di no guardarla troppo ,quella era in grado di distruggerti.
    Sul banco avevo una penna un blocknotes e dell’inchiostro.
    La voce grossolana della signora Butterfiled mi entrò nelle orecchie provocandomi un acuto dolore,stava dicendo:”Avete tutto il materiale sul banco per scrivere correttamente la vostra prima lettera a casa.
    Ero felicissima ,finalmente potevo raccontare quello che accadeva qui a mia madre e rendendola orgogliosa di me.

    Avrei scritto in Yoruba così avrebbero potuto capire e automaticamente rispondermi ,avevo il cuore che batteva all’impazzata.
    Presi la penna in mano ed essa iniziò a scrivere da sola.Volevo raccontare a mia madre come me la passavo ,i miei nuovi amici….
    Ma fui interrotta dalla signora Butterfiled che leggendo il mio brano disse :”Che diavolo di dialetto è questo?”
    Volevo ripìsponderle che non era un dialetto,ma la mia lingua:Yoruba.;ma la classe mi anticipò.
    Lo prese e me lo strappò.
    Non dovevo scrivere in dialetto,mi gridò contro,volevo spigarle che non lo facevo per capriccio,ma che se no i miei genitori non avrebbero capito,ma lei sembrava che si trovasse un gradino sopra di noi e che nn volesse assolutamente imparare da noi.
    Ricominciai ma non sapevo cosa scrivere ,cara Mami…
    Ma alla signora Butterfiled non andava bene ,dovevo chiamarla Mamma e me la sillabò irritandomi ,provocandomi,stavo per esplodere quando ricordai la responabilità e il rivilegio che avevo ne trovarmi qui e non volevo assolutamente sprecare tutti i sacrifici che aveva fatto la mia famiglia per me.
    La signora Buttrfiled disse :”E’…scusa non ho capito?”Nel suo stesso tono acido aggiungendo solo la parolina scusa e io risposi in modo avvilito,sconfitto,come se avessi perso una battaglia,la mia,:”No ,niente.”
    Inizia a fissare quella strana parola ,non familiare ,la parola Mamma.
    Cosa avrei scritto a quella sconosciuta ,cosa potevo scriverle non sapendo neanche chi fosse.

    La penna vinse e iniziò a scrivere l’elenco dei cibi disegnandoli a fianco cos’ avrebbero capito almeno qualcosa.
    Consegnai la lettera e appicicai il francobollo me ne stavo andando al posto quando la voce della signora Butterfield mi giuinse alle orecchie :”Dopo vai a segnalare al tuo capocamerata la tua inflazione.”
    “Certo.”Risposi.

  • Saretta98 scrive:

    La signora Butterfiled

    La signora Butterfiled era in grado di spaventare qualsiasi essere umano a causa del suo carattere e del suo fisico.
    Aveva un naso storto che pendeva a sinistra e due occhi azzurri enormi che durante le lezioni spalancava per congelare le persone che la contraddivano.
    Il suo sguardo ti trafiggeva era pasente e difficile da controbattere.
    La sua corporatura era enorme,ma indossava sempre una gonna nera fino al ginocchio e una camicia bianca.
    Quando urlava ,stordiva i timpani,con la sua voce possente ,dura e non si metteva mai le mani nei capelli perchè erano incollati in uno shignon e perchè in mano aveva una bacchetta che usava in chissà quale modo.
    Il suo approccio con i ragzzi era da persona superiore ,camminava sempre con la testa dritta in avanti la schiena dritta e una faccia orgogliosa di se.
    Ciò che lei non sapeva era ritenuto sbagliato e lo faceva capire con gesti violenti;strappare un foglio.
    Le sue lezioni si basavano su un’educazione ferrea che consisteva nel rispetto ,nessun ragzzo poteva mancarel di ripsetto ma lei poteva decidere di nn portarlo,e per questa ragione alla fine di un rimprovero nel quale aveva distrutto ogni speranza del ragazzino veniva considerata:Senza Cuore.
    La distruzione di un sogno veniva in modo provocatorio ,in modo che il bambino reagisse e a quel punto venisse punito severamente per l’inflazione che aveva commesso.

  • Saretta98 scrive:

    I sentimenti di Seven sono….
    All’inizio della storia Seven prende una distanza provvisoria con la Signora Butterfiled ,perchè non uole mettersi nei guai ,e quindi evita lo sguardo della prof.
    Pensava che se avesse scritto la lettera in yoruba ,non ci fosse alcun problema,così anche sua madre avrebbe potuto leggerla.
    Quindi nonlo fa per capriccio ma perchè vuole comunicare con sua madre.
    Quando la signora Butterfiled gli strappò il foglio lui era desolato perchè non capiva come la prof.potesse provare tanto odio per lui ed era arrabbiato perchè voleva parlare con sua madre ,in quel momento avrebbe voluto rispondere in tono acido,ma non lo fece perchè capisce cha ha una responsabilità enorme e non vuole sprecarla per un suo capriccio,quindi si tiene tutto dentro.
    Pur avendo capito il rimprovero nella sua lettera voleva lasciare qualcosa di suo,ovvero la parolina Mami ,ma la signora Butterfield li distrugge anche quella parolina trasformandola in mamma.
    A qul punto Seven è più che arrabiato,ma a capire chi fosse la sua mamma per questo i controllò.
    Ma fa un piccolo gesto di ribellione ,ormai essendo afflitto,fa un solo ceno pr rispendere alla SIgnora ma alla fine cede e risponde in modo corretto.
    Contemplando la parola MAMMA,capisce che è una sconosciuta e decide di non poterle scrivere niente,Sevn prova molta tristezza ricordando la sua dolce Mami.
    Fa un altro gesto che identifica la ribellione ,scrive l’indirizzo sbagliato sulla lettera ma capisce in fine di aver commesso un errore e si pente immediatamente.

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