Primo Levi è stato un noto scrittore, chimico e partigiano italiano. Nato da Ester Luzzati e Cesare Levi, la cui famiglia proveniente dalla Spagna e dalla Provenza, aveva origini ebraiche e per questo nel 1943 secondo le leggi razziali è stato deportato nel campo di concentramento di Aushwitz . Da qui molte testimonianze, poesie e romanzi sulla guerra, tra cui “Se questo è un uomo“. *
La sua infanzia non è stata molto felice: litigava sempre con il padre e quando fu deportato ad Aushwitz i legami con la sua famiglia si distaccarono del tutto. Si iscrisse a un liceo classico a Torino, dove si diplomò. Successivamente prese la laurea in chimica nell’università di Torino.
Nell’aprile del 1987 fu trovato morto davanti alle scale di casa sua. C’è chi sospetta di suicidio .
Da quanto abbiamo letto noi in classe dal testo “Il giocoliere“, lo stile di scrittura di Primo Levi si potrebbe definire schietto, diretto e realistico. Primo Levi infatti descrive situazioni realmente accadute, che ha vissuto di persona, descrivendo le persone intorno a lui e la vita nei lager. Per esempio infatti ci racconta che nel campo non si poteva assolutamente scrivere, a nessuno e per nessun motivo .
* libro scritto da Levi sulla guerra, il cui link riporta la poesia introduttiva del libro.
ARTICOLO SCRITTO DA AFRA
Perchè i triangoli verdi pensavo che gli italiani fossero pazzi?
I triangoli verdi per me pensavo che gli italiani fossero pazzi per il semplice motivo che scrivevano e cercavano di inviare a casa delle lettere scritte da loro.
Cosa avevano mai da dire? Perché scrivevano? Secondo me si chiedevano questo i triangoli verdi, si trovano in un campo di concentramento non possono e non devono scrivere delle lettere a casa per poi dire cosa?
Era vietato parlare dei campi, infatti gli italiani non parlavamo di questo nelle lettere che scrivevano, dicevano che andava tutto bene, si esprimevano era loro stessi.
Nel “Il giocoliere” la frase “Per questo stesso motivo pugni e schiaffi correvano fra noi come linguaggio quotidiano, ed avevamo imparato presto a distinguere le percosse”espressive” da quelle altre,che venivano inflitte per ferocia, per creare dolore ed umiliazione, e che spesso conducevano alla morte” può essere collegata alla poesia quando dice:
“Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per un pezzo di pane”
Io questo pezzo della poesia lo collegherei al testo perché le persone che venivano rinchiuse nel lager non avevano più una loro identità, venivano costretti a lavorare nel fango in condizioni disumane, si picchiavano tra loro e questo picchiarsi tra di loro era diventato il loro linguaggio quotidiano come se niente fosse.
Eravamo nel Giugno del 1944, quando Eddy un uomo che per vivere faceva due mestieri: il giocoliere e il rapinatore, diventò vice-Kapo nel Lager in cui era prigioniero primo Levi.
Eddy era un uomo bellissimo che amava molto fare il giocoliere ed è appunto per questo motivo che mentre lavorava si divertiva a fare un sacco di acrobazie straordinarie, che faceva solo per il gusto di farlo perché in realtà non era un’esibizionista, anzi, si infischiava di tutto e di tutti.
Lui non era un bruto e lo dimostrò il giorno in cui vide Levi scrivere una lettera, una cosa assolutamente vietata agli ebrei, Levi tentò di dire una bugia per salvarsi, ma Eddy che non era uno sprovveduto, andò subito a tradurre la lettera, quando tornò gli diede uno schiaffo , ma decise di non denunciarlo con la scusa che gli italiani sono tutti matti.
“Considerate se questo è un uomo che lavora nel fango” questa frase della poesia, secondo me, si può legare al momento del racconto nel quale i compagni sono contenti di fare un lavoro molto leggero come portare 20 tubi a mano, un lavoro che noi definiremmo adesso tutt’altro che leggero.
Mentre la frase: “che non ha pace” si può collegare al momento in cui Levi spiega le differenze tra gli schiaffi, quindi, mi viene da pensare che gli ebrei erano come dei Pungibol, messi lì per essere presi a schiaffi anche quando non avevano fatto niente.
La frase invece: ” che muore per un si o per un no” si potrebbe legare a quando spiega della Sezione Politica e che sotto interrogatorio avrebbero deciso se mandarlo alla forca oppure no.
Eddy dice che gli italiani sono matti, perchè siamo buoni solo a cantare, ossia a parlare di ciò che avviene nel mondo e a metterci nei guai, perchè quello che diciamo a volte non compromette solo noi ma anche chi ci sta vicino.
Presentazione: “Il giocoliere.”
La storia narra dell’esperienza vissuta da Vittorio Levi nel Lager.
Cone gentaglia che si vantava di vivere lì e chela reputavano meglio di una casa, molte di quelle persone erano assassini.
Nel Laer Levi incontra un uomo di nome Eddy un giocoliere e assassino a tempo perso, un uomo che si infischiava di tutto e di tutti e che aveva un modo di lavorare bizzarro, qualche volta lavorava per dieci persone, era un uomo molto professionale.
Era capace di imprese straordinarie, ma non era un esibizionista, infatti quando qualcuno si metteva ad applaudire lui gli ignorava andandosene.
Eddy era diventato vice- Kapo, quindi era incaricato dai tedeschi di controllare il lavoro delgi altri prigionieri.
Un giorno Levi voleva mandare una lettera in Italia dai suoi cari, ma non poteva farlo perchè era vietato ed era obbligato a inviarla di nascosto, ma Eddy lo scoprì e gli tirò uno schiaffo, ma non era uno schiaffo da bruto e questo Levi lo vuole precisare nel testo, quello schiaffo voleva dire di per sè <>
Era più uno schiaffo amichevole per avvertire che se lo avesse rifatto sarebbe finito proprio nei guai.
Il giocoliere ( COLLEGAMENTI CON PRIMO LEVI )
Secondo me un po’ tutta la poesia si collega con il testo il giocoliere perchè per esempio nel pezzo iniziale parla degli uomini e delle loro condizioni, io lo attribuierei agli uomini come Eddy che erano nel campo di concentramento, invece assocerei l’ultima parte della poesia quella dove Levi dice(Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi)
a quando Eddy scrive la lettera perchè in un certo senso fa quello che vorrebbe Levi ovvero non lasciare andare gli argomenti del nazismo via ma anche se in modo diverso e personale scriverli nella lettera.
Presentazione de “Il giocoliere”.
In questa storia si racconta della vita nei Lager, dove i deportati lavoravano in cantieri e dove venivano trattati come animali.
Il racconto è principalmente su Eddy, un detenuto che divenne vice Kapo, cioè un prigioniero che controlla gli altri prigionieri.
Eddy è molto particolare, perché se ne infischia degli altri e si comporta un po’ come un giocoliere, perché anche mentre lavora si sbizzarrisce per esempio giocando con la ferraglia che c’è sul pavimento o magari facendo finta di suonare la chitarra con una pala.
Inoltre è anche abbastanza “buono”, perché quando scopre Primo Levi che scrive una lettera a casa in Italia non lo denuncia ma anzi gli porta dei fogli.
Ne “Il giocoliere” la frase “Per questo stesso motivo pugni e schiaffi correvano fra noi come linguaggio quotidiano ,ed avevamo imparato presto a distinguere le percosse”espressive” da quelle altre,che venivano inflitte per ferocia ,per creare dolore ed umiliazione, e che spesso conducevano alla morte” può essere collegata alla parte centrale della poesia, quando dice:
“Considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un si o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d’inverno.”
Perché in entrambi i testi racconta ciò che accadeva nei Lager e come venivano trattati.
Inoltre raccontano entrambe che un uomo che entra in un Lager e ci rimane a lungo cambia fino a quasi non esserlo più.
Breve presentazione sul brano”Il giocoliere.”
Una persona con due con due mestieri ,due personalità:Eddy.
Giocoliere e rapinatore a tempo perso,se fosse nato nel ventunesimo secolo si troverebbe in carcere a scontare la sua pena ma siamo nel 1940 ed essendo un uomo tedesco si trova a pagare la sua pena in un campo di concentramento.
Ci racconta lui,Primo Levi,che Eddy era diverso cercava di crearsi una nuova realtà una parallela in cui poteva essere un giocoliere e non un numero che prende ordini.
Un uomo che capisce quando bisogna punire e quando è il caso di aiutare,proprio come quel pomeriggio ,quando Levi voleva scrivere una lettera alla sua Italia e fu visto da Eddy che gli tirò uno schiaffo simbolico e lo aiutò a portare a termine il suo lavoro,la sua lettera.
Quello schiaffo che voleva dire :”Bada a te stesso,non cacciarti nei guai”,è l’inizio di un’azione per aiutare un “amico”.
Levi lo capì subito che non era sprovveduto o forse il suo passato burrascoso gli aveva insegnato i fondamenti del tristo mestiere dello sbirro.
Trovo dei collegamenti tra “Se questo è un uomo” e la frase “Per questo stesso motivo pugni e schiaffi correvano fra noi come linguaggio quotidiano,ed avevamo imparato presto a distinguere le percosse espressive da quelle altre, che venivano inflitte per ferocia,per creare dolore ed umiliazione, e che spesso conducevano alla morte.”
Secondo me questa frase vuol dire che nei campi di concentramento non sei più un uomo ,ti trovi ad essere una marionetta nelle mani sbagliate e a quel punto non trovi più nessuna ragione per vivere e il tuo cuore viene sostituito dalla voglia di sopravvivere.
Un altro collegamento lo si trova nella frase della poesia che descrive l’uomo ,un uomo che lavora nel fango e che può morire per un si o per un no.
E’ lo stesso concetto, vivere tra schiaffi e dolore è come vivere nel fango dove tu sei solo e immerso dalla paura, senza un posto in cui riposare il cervello,neanche un posto di pace.
Se l’unico modo per comunicare diventano gli schiaffi noi uomini evoluti torniamo a quando sapevamo solo cacciare e distruggere per vivere.
Ed è questo lo scopo dei campi di concentramento distruggere l’anima delle persone finchè non si trovano da sole ,con un cuore viscido come la pelle delle rane.
Ed ecco qui che Levi paragona una donna con una rana, la rana che sa dire solo,crac, e si fa capire da tutte le altre rane. Le botte erano un linguaggio viscido, cattivo per farsi capire e per non voler imparare la lingua dell’ asino,l’italiano.
Ma lo schiaffo di Eddy era lo schiaffo di un amico ,era la mano che cercavi quando eri tutto sporco di fango era il vocabolario che avresti voluto avere per evitare le botte.
Era lo schiaffo che ti diceva non rischiare tutto, salvati ed io ti darò una mano.
Ed era questo l’unico modo per salvarsi cercare di crearsi una nuova realtà una vita parallela in cui potevi essere un giocoliere e non un numero che prende ordini.
Italiani matti?
Certo se non lo sono loro chi vuoi che lo sia.
Loro che si preoccupano di cantare e di cacciarsi nei guai. Come scrivere una lettera in un campo di concentramento che senso avrebbe avuto?
Perché uno dovrebbe scrivere una lettera se si trova in un campo di concentramento?Tu che eri una persona dimenticata nel mondo, in una cupola di vetro all’interno di un mondo che non sa neanche la tua esistenza. Solo un matto avrebbe potuto pensare di mettere in gioco in quel modo la propria vita ,quella del complice italiano che certamente era Levi e quella dei suoi parenti in Italia.
Ma perché gli italiani e non Primo Levi?
Stereotipo? Secondo me sì ,non ne sono tanto sicura ma credo che quando una persona si sveglia la mattina senza nessuna ragione di vita si attacca a qualsiasi diceria.
Secondo me, la frase: “Le percosse di questo genere erano di gran lunga le meno penose” il che equivale
ntea dire che vivevamo in modo non molto diverso dai cani e dagli asini”. Secondo me, questa frase si può collegare con la poesia con piùversettiversi per esempio con “Che non conosce la pace” perchè, secondo me, anche se nel testo non vengono raccontate tanto bene le emozioni si può intuire che i detenuti vivessero nel terrore di essere picchiati o di non avere seguito gli ordini e, secondo me, è una senzazione che li lascia in gabbia, li porta a pensare di lasciar stare tutti e di pensare solo a te e di vivere in condizioni disumane.Si può anche congungere con “Che lotta per un pezzo di pane”; secondo me, questa non ha un precisa congiunzione ma una in generale ovvero di tante promesse che sono state fatte ma che in realtà non sono mai satte realizzate e sono state sempre ripetute solo per
dar convinzionefar credere ai poveri ebrei chedi lavorareche lavorando avrebbero riavuto quello che volevano.Ok contenuto ma attenzione alla sintassi e alla costruzione delle frasi!
Nel brano”Il giocoliere” la frase:”Per questo stesso motivo pugni e schiaffi correvano fra noi come linguaggio quotidiano ,ed avevamo imparato presto a distinguere le percosse”espressive” da quelle altre,che venivano inflitte per ferocia ,per creare dolore ed umiliazione, e che spesso conducevano alla morte.”
Questa frase può essere collegata alla poesia se questo è un uomo perchè tutte e due ci fanno capire che l’uomo nei campi di concentramento mutava è diventava una marionetta guidata dalle persone sbagliate e vivevi senza alcun motivo di farlo.
Ma pur quanto una persona possa vivere nella ferocia ,nel buio, riconoscerà sempre l’aiuto di un amico anche se espresso in modo bruto ,perchè in quei posti si perdeva il cuore e l’amore e veniva rimpiazzato dalla voglia di sopravvivere.
Solo il titolo della poesia fa capire che un uomo dopo aver vissuto in un campo di concentramento non tornerà mai più lo stesso.