Per  evitare che vi troviate nelle “tristi”condizioni di Snoopy che non riesce a  pubblicare nulla ho pensato di aprirvi  questo spazio. Ci potrete scrivere i vostri splendidi e avvincenti racconti da condividere con i compagni e con gli altri lettori del blog.

Sono ammessi i racconti che scriviamo in classe ma  anche altri purché ne siate voi gli autori.

Ricordate di scegliere un buon titolo e di correggere  il vostro racconto prima di pubblicarlo!!!

Per ora potrete inserirli come commento a questo articolo.

Buona scrittura 😛

69 Commenti a “Uno spazio per i vostri racconti”

  • ▒ℒąŋƇḝ▒ scrive:

    Una sorpresa speciale nel giorno di Pasqua.

    Mi svegliai con la tapparella abbassata, un raggio di sole illuminava un insolito oggetto che sembrava essere un uovo di Pasqua: era di forma ovale ed era ricoperto con plastica argentata.
    In preda all’eccitazione mi alzai subito e mi diressi verso di esso. Non vedevo niente e per questo inciampai sulla pila di vestiti sporchi del giorno precedente e a terra strisciai per prendere quello che certamente era un uovo di Pasqua; lo presi dal tavolo di legno di ciliegio su cui era appoggiato e lo aprii selvaggiamente come un leone che squarta la sua preda; non mi importava del cioccolato volevo solo la sorpresa.
    Speravo che dentro quel fragile strato di cioccolato si nascondesse il mio vero amore, ma come può starci una persona dentro un oggetto così piccolo?
    Il fatto era che volevo solo una fidanzata e tutti gli anni il mio desiderio era questo.
    Deluso uscii dalla mia camera andando in cucina dove mi aspettava tutta la mia famiglia, entrai: mio padre era seduto al suo solito posto di fronte alla finestra, mia madre era davanti a me che si muoveva di qua e di là per preparare il pranzo e mio fratello minore era seduto al mio posto di fianco alla porta che scambiava messaggi con il mio cellulare con la sua ragazza.
    Furioso tolsi il telefonino dalle sue mani che freneticamente picchiettavano i tastini della tastiera del mio telefono, subito dopo lo presi con la forza e lo spostai di peso.
    I miei genitori mi guardarono sorpresi e mi urlarono contro:” Ma cosa hai questa mattina!?” Ancora arrabbiatissimo risposi:” Già devo sopportare che mio fratello minore abbia una fidanzata e io no, in più era seduto al mio posto! Scusate ma non sono riuscito a controllarmi”. Si scambiarono un sorriso complice e dopo mia madre mi spiegò:” Figliolo ancora ti preoccupi di avere una fidanzata? Aspetta un po’ di tempo e poi l’avrai”, ma io in malo modo esclamai:” Non siamo più nella vostra lontana era quando vedevate una persona era vostra come nella preistoria!!! Adesso una persona la si deve conquistare con le parole affinché nel suo cuore scatti quella scintilla che porterà la nascita della storia d’amore”. Mia madre imbarazzata rispose: “Come osi trattare tua madre così!? Fila subito in camera tua!!!” -“Voi genitori quando non sapete più che dire perché noi figli abbiamo ragione vi giustificate sempre così! Io adesso non vado in camera mia ma scappo di casa però prima devo fare una cosa”.
    Andai verso mio fratello che per tutta la conversazione aveva riso e gli sferrai un destro che gli aveva fatto fece cadere quattro denti, almeno ci ripenserà due volte prima di ridermi in faccia.
    Come avevo promesso scappai di casa dirigendomi verso una segheria abbandonata, essa era il mio posto segreto in cui andavo per pensare quando ero triste; vidi che dove solitamente sedevo era appoggiata una ragazza. Ora quel tronco di legno usato come sedia non era più solo mio.
    Anche se mi vergognavo mi diressi ugualmente lì, la ragazza mi guardò arrivare e quando presi posto mi chiedette chiese:” Che cosa ci fai qui?” Timidamente le risposi: “Quando sono triste vengo sempre qui per riflettere e per annusare il buon profumo dei fiori selvatici selvatici che crescono qui. Tu perché sei qui?”
    -” Per la tua stessa ragione, perché sono triste e volevo stare sola, ho trovato questo posto lontano dai rumori della città e ne ho approfittato”.
    Per un momento la guardai dolcemente negli occhi e senza alcun motivo mi baciò sulle labbra. Ero in stato shock, paralizzato non seppi che dire e mentre stavo per emettere qualche sillaba dalla mia bocca lei mi zittì e mi disse: “Non dire nulla, questo è il mio numero chiamami se ne hai voglia però non essere paralizzato come adesso” poi lei se ne andò, procurandomi un grande vuoto nel cuore. Capii una sola cosa ovvero che le cose importanti bisogna aspettarle: aveva ragione mia madre e purtroppo dovevo scusarmi con lei.
    Questa Pasqua non la scordai mai perché adesso quella ragazza è mia moglie.

    Bel racconto: il testo è ben strutturato, la storia si sviluppa bene. Rivedi le mie correzioni e fai attenzione soprattutto ai verbi passati: in un caso sbagli terribilmente!

  • Gigia scrive:

    Cosa pensano le persone di me…

    Basta cambiare qualsiasi cosa perché la gente ti guardi diversamente da come sei: una maglietta, un paio di occhiali, il taglio di capelli … anche un minuscolo particolare ci può far sentire diversi .
    Le persone, infatti, la prima cosa che fanno quando incontrano una persona è osservarla superficialmente dal fisico ai vestiti, per poi cambiare idea quando la conoscono meglio, ma non sempre accade così: un esempio sono le perone anziane, in particolare le vecchiette che non sapendo cosa fare durante la giornata si siedono in balcone ad osservare i passanti, per poi sparlarne con le loro amiche.
    Mia nonna è una di queste persone, che quando mi vede truccata o con una maglia un po’ scollata inizia a farmi la predica ricordandomi che le persone guardandomi potrebbe pensare male di me. Questo però peggiora quando vado a casa sua nella nostra casa in montagna, in un paesino sperduto chiamato Viticuso, dove, gli abitanti conoscono tutti e tutto.
    Quando vado là, infatti, appena arrivata mia nonna ancora prima di salutarmi inizia a farmi la lista di tutto quello che posso e non posso fare per paura di compromettere la mia figura in paese, sembra sempre di essere in prigione in mezzo a tante vecchiette che quando passi ti osservano mettendoti a disagio.
    Ogni anno quindi, quando vado là mi sembra di diventare un’altra Giorgia, una Giorgia diversa che non si trucca, si veste sempre elegante e che esce solo con chi decide la propria nonna, solo perché gli altri non possano dire niente.
    Ma è stancante e snervante una vita così perché ci rende prigionieri della propria ed è per questo che da due anni tento di migliorare le mie giornate a Viticuso, anche se, questo significata farsi criticare , ma non mi interessa perché quello che conta è far felici prima se stessi e poi quando tutto nella tua vita va bene si può rendere felici anche gli altri.

  • Saretta98 scrive:

    Match scolastici
    Ero salito su un autobus
    Domani dovevo andare a scuola e dovevo prendere l’autobus.
    Avete presente quei strani veicoli giallastri ,con tanti finestrini con le cicche attaccate ,e volti di persone che ti guardano come per dire:”Non entrare.”
    Si, domani dovevo prendere quell’autobus.
    La notte passò velocemente ed il guiorno arrivò o almeno era quello che pensavo.
    Il giorno e arrivato,uscii di casa,con la cartella attacata alla schiena per farsi che nessuno me la rubi,quel giorno era pesantissima.
    Dopo cinque minuti di camminata arrivai alla fermata,un palo enorme arancione con lsa scritta Scuola Bus.
    Era scritto con un pennarello nero che sbavava quindi le lettere non si capivano bene m,a io sapevo che dovevo stare lì.
    Ad un certo punto un enorme limusin bianca comparve lungo la via.
    Pensa se quello era il mio autobus,no era impossibile.
    Davanti aveva una scritta in oro massiccioa ma per colpa del mio occhio miope non riuscii a leggerla.
    Sembrava non fin ire mai,i finestrinboi completamente tirati a lucido facevano intravedere delle persone con il sorriso sul volto e la faccia orgogliosa di se.
    La limusin si avvicinò ,c’era scritto Scuola Bus.
    Mi diedi un pizzicotto per svegliarmi,talmente forte che mi rimase il livido ,ma non stavo sognando o almno era quello che credevo.
    Si fermò davanti a me e si aprì la porta ,mi stavano aspettando?
    L’autista mi fecew cenno con il dito di salire.
    Io mi guardai attotrno perchè forse non si stava riferendo a me ,ma io ero l’unoco lì.
    La limusin all’interno era fantastica piena di televisori chgen proiettavano una quantità enorme di film diversi,spuntini serviti sui tavoli,calcetti,ping-pong,oggi forse non sarei andatop a scuola.
    Offrivano anche caramelle alla matem,atica e geografia.
    Mi sedetti la poltrrona ra morbida,ci sprofondavo dentro,schiacciai inavvertitamente un tasto e partì il massaggiatore.
    sprofondai nella poltrona e mi addormantai.
    Fui svegliato da uno strano suono,un acuto DRINNN,cosa poteva fare drinn in una limusin’forse la fermata prenotata,no il suono era più acuto.
    Aprii le pesanti palpebre,mi toccai il corpo ,ero in pigiama?
    Pino piano i miei occhi iniziarono a focalizzare la stanza,nom eero a casa.
    Si,c’era il letto,il tavolino,c’era proprio tutto ,quindi era solo un sogno e il mio autobus era ancora alla fermata che mi aspettava.

  • Saretta98 scrive:

    I testi del match scolastico
    Un incontro inatteso
    Ero in spiaggia il sole mia accecava gli occhi, il vento mi muoveva i capelli,i miei piedi toccavano la sabbia umida ,lasciando impronte.
    Ad un certo punto davanti a m apparve un ragazzo bellissimo,occhi azzurri color mare ,capelli color carbone e un sorriso a trentadue denti stampato sul volto ,magnifico,era un angelo sceso in terra.
    Dovevo attirare la sua attenzione,ma non sapevo proprio come fare ,la mia mente formulava cose strane ,e la più semplice m i parve lanciarli un sasso,certo senza fargli male.
    Veniva verso di me ,e ame iniziò a battere il cuore fortissimo.
    In quel momento la mia mano partì da sola,raccolse un sassolino e…glio e lo lanciò.
    Corsi a chiedere scusa ,il mio piano aveva funzionato,lui era un pò smarrito e io per calmarmi e sistemare la situazione gli chiesi scusa,balbettando pure.
    Lui sorrise e rispose che non era successo nulla.
    Secondo problema come continuavola conversazione?
    Mi precipitai nel chiedergli:”Come ti chiami?”
    “Luca”.Aveva qualcosa di familare ma non capivo cosa,sembrava l’avessi già visto.
    “Mmm non mi ricordo come ti chiami… mi rinfreschi la memoria?”
    A quelle parole rimasi spiazzata,zittita,mi conosceva?
    Dissi:”Lucia ma… tu mi conosci?”
    “Ecco chi sei la mia cugina più piccola di Londra!!!”
    No,pensai ,era mio cugino.
    Per confermare le sue teorie gli domandai:”Com ti chiami di cognome?”
    “Casalino”Caspita proprio come e me ,e lo sapevo ch mio padre aveva un fratello gemello ma di lui non sapevo neanche l’esistenza.
    Scorsi dietro di noi due genitori ,lei muscolosa , alta ,biondo color sabbia e lui basso ,proprio come mio padre,e un pò cicciottello.
    Erano proprio l’opposto.
    Accanto a loro i miei genitori.
    Ciraggiunsero e iniziarono le presentazioni,io ormai ero bordeaux,il primo ragazzo carino che vedo e mio cugino che figura,per fortuna non lo sapeva nessuno.
    Quel giorno cenammo insieme parlai cn luca,di noi,di lui,della scuola e scoprii che c’eravamo visti una sola volta da piccoli.
    La sea ci salutammo perchè lui doveva partire.
    Tornata a casa per dormire decisi di raccontare al diario questo fatto.
    Appena ebbi finito di scrivere sembrava che anche lui stesse ridendo,per fortuna non sapeva parlare.

  • Saretta98 scrive:

    Testi del match scolastico
    Un incontro inatteso
    Ero iin spiaggia,il sole mi accecava gli occhi,il vento mi muveva i capelli,i piedi toccavano la sabbia umida lascciando l’impronta.
    Ad un certo punto davanti a me apparve un ragazzo bellissimo,occhi azzurri color mare e caopelli color carbone e un sorriso a trentadue denti sul volto magnifico era un angelo sceso in terra.
    Dovevo attirare la sua attenzione, ma non sapevo proprio come fare, la mia mente formulava cose strane e la più semplice mi parve lanciargli un sasso,certo senza fargli male.
    Veniva verso di me e a me iniziò a battermi fortissimo il cuore.
    In quel momento la mia mano partì da sola,raccolse un sassolino e…gli e lo lanciò.
    Corsi a chiedere scusa,il mio piano aveva funzionato,lui era un pò smarrito e io per calmarmi e sistemare le cose gli chiesi scusa ,balbettando pure.
    Lui sorrise e rispose che non era successo niente.
    Secondo problema come continuavo la conversazione?
    Mi precipitai nel chiedergli:”Come ti chiami?”
    “Luca”.Aveva qualcosa di familiare ma non capivo cosa,sembrava l’avessi già visto.
    “Mmm non mi ricordo come ti chiami…..mi rinfreschi la memoria?”
    A quelle parole rimasi spiazzata,zittita,mi conosceva?
    Dissi:”lucia, ma…mi conosci?”
    “Ecco chi sei la mi cugina più piccola di Londra!”
    No, pensai , mio cugino. per confermare le sue risposte gli domandai:” Come ti chiami di cognome?”
    “Casalino”. Caspita come me lo sapevo che mio padre aveva un fratello gemello ma di lui non sapevo neanche l’esistenza.
    Scrosi dietro di me due genitori, lei muscolosa bionda color sabbia, alta e lui basso, proprio come mio padre, e cicciotello. Erano proprio l’opposto. Accanto a loro i miei genitori.
    Ci raggiunsero e iniziarono le presentazioni, ormai ero bordeaux, il primo ragazzo carino che vedevo era mio cugino, mamma mia che figura, per fortuna nessuno lo sapeva. Quel giorno cenammo insieme parlai con Luca di noi, di lui, della scuola e scoprii che c’eravamo visti una volta da piccoli, la sera ci salutammo perchè lui doveva partire. Tornata a casa per dormire decisi di raccontare questo fatto al mio diario e appena ebbi finito di scrivere sembrava che anche lui stesse ridendo per fortuna non sapeva parlare.

  • adminchiara scrive:

    Ok MuMU…ma non parlerei di dare delusioni a qualcuno, quanto di sfruttare al meglio le tue risorse e i tuoi talenti! E questo vale per tutti.
    Quando scopriamo che siamo in grado di fare qualcosa meglio, secondo me vale la pena provarci :-))
    Buona estate!

  • Làà MùMù scrive:

    Siccome non trovo l’articolo per i racconti dell’estate lo scrivo quà il mio primo racconto.

    LA MIA PAGELLLA.
    Il 14 giugno sono andata con tutta la mia famiglia a ritirare la mia pagella del secondo quadrimestre.
    La notte prima mi ero addormentata alle 4 di notte, ero troppo agitata, continuavo a pensare alla pagella. Tanti interrogativi mi frullavano in testa: che cosa mi diranno le professoresse? Avrò avuto almeno un otto in italiano? Che cosa penserà mio padre quando vedrà la mia pagella? Forse la pagella farà schifo? E molti altri.
    Ore 16:30: sono a scuola per le pagelle e penso:
    “Ho sudato per arrivare fino a qui, ma forse non ho sudato abbastanza? E mio padre che cosa mi dirà?”.
    È il nostro turno, il cuore mi batte all’impazzata, sento che sta per scoppiare. Guardo la mia pagella per prima e…il cuore mi scoppia! Quasi tutti sette e quattro otto, oh no!!!!!!!!!!!! Sento che il mondo mi sta crollando addosso, sono delusa dei miei risultati, credevo di essere migliorata invece sono sempre ai quei bassi livelli che odio!
    La pagella è passata nelle mani di mio padre e lì sì che il mondo mi è crollato davvero addosso, l’espressione delusa dipinta sul volto di mio padre mentre guardava la scheda mi aveva colpito al cuore come una freccia appuntita. In quel momento vorrei essere stata cieca per non vedere il volto di mio padre e cominciare a pensare alle cose più orribili come l’annullamento delle mie vacanze che sognavo da mesi, pensavo che se quest’ultimo sarebbe riuscito era tutta colpa mia e di un foglio di carta. Ancora una volta avevo tradito la fiducia di mio padre, lui mi aveva lasciato respirare e io ne approfittato.
    Nel primo quadrimestre era stata la stessa cosa, mio padre mi aveva lasciato andare libera e io lo avevo deluso, nel secondo mi aveva lasciato un po’ meno in pace ma ancora TROPPO libera e io lo ho deluso un’altra volta. Usciti da scuola mio padre mi ha detto che era una pagella da sette, il prossimo mi sarai dovuta impegnare davvero e sudare molto. In parte ero triste di queste parole perché volevano dire che non averi più potuto uscire con le mie amiche per fare un giro al Bonola. Dall’altra parte ero contenta perché se mi sarei impegnata i risultati si sarebbero visti molto presto.
    Ora mentre scrivo questo tema sogno il mare di Carpineto e alle due settimane che trascorrerò con i miei migliori amici immersi nel mare o a prendere il sole. Mentre sogno mi rimbocco le maniche per concentrare quest’estate sullo studio per arriva tra i primi della classe. Non mi importa se i miei compagni mi descriveranno come una “secchiona” perchè se sudo adesso avrò un futuro radioso, sacrificherò l’oggi per un grande domani. Le proff si soffermarono molto sul fatto che molte volte io imparo l’applicazione di una regola ma non uso il ragionamento, come spesso mi succede in matematica. Io imparo l’applicazione di una regola e meccanicamente la applico ma non uso il ragionamento e questa è una cosa su cui voglio lavorare molto quest’estate. I proff si aspettano molto da me ed io non voglio più deludere nessuno.

  • Patissimo98 scrive:

    L’anno scorso, in un pomeriggio d’estate, mi è successa una cosa davvero buffa.
    Buffa se ci ripenso adesso, ma al momento mi sono preso un bello spavento!!
    Io e il mio fratellino Alessandro stavamo tornando da casa della nonna, che abita nel nostro Qquartiere.
    Sono solo pochi minuti a piedi, ma quando ho visto passare l’autobus ho pensato che se avessi fatto una fermata sarei arrivato a casa prima. Ho preso Ale per mano e siamo saliti. L’autobus era pienissimo, c’era anche un gruppo di ragazzi che ridevano e scherzavano tra di loro, urlando. Noi eravamo schiacciati contro la porta: mi ero già pentito di non aver proseguito a piedi, ma ormai le porte si erano chiuse e non potevo fare più niente, se non aspettare di scendere alla prima fermata.
    Nonostante il percorso fosse solo di qualche centinaia di metri mi è sembrato lunghissimo. Abbiamo anche trovato il semaforo rosso!
    Alessandro era un po’ spaventato, era la prima volta che prendeva un autobus, e ho cercato di tranquillizzarlo come potevo, dicendogli che saremmo arrivati subito a casa.
    Dal finestrino aperto entrava anche un’aria gelida!
    Dopo pochi ma interminabili minuti finalmente la nostra fermata!
    Siamo scesi insieme ad un folto gruppo di persone che ci hanno spintonato giù dai due gradini del bus. Per qualche secondo ho perso di vista il mio fratellino e appena mi sono girato per cercarlo mi sono accorto che non c’era più! Era rimasto sul bus da solo!
    Mi è preso il panico e ho cominciato a chiamarlo a gran voce. Stavo già pensando a come dirlo alla mamma, mi sono venute in mente tutte le brutte notizie del Telegiornale degli ultimi giorni e non sapevo che fare. Nel frattempo si era anche messo a piovere!
    L’ autobus era fermo al semaforo e ho cominciato a correre nella speranza di poterlo raggiungere e far aprire le porte per far scendere Alessandro. Ero quasi arrivato vicino alla porta quando il semaforo è diventato verde e l’autobus è ripartito. L’ho rincorso per pochi metri ma poi ho lasciato perdere, non l’avrei mai raggiunto!
    Ero disperato. Ma proprio in quel momento ho sentito la voce di Alessandro che mi chiamava.
    Era dall’altra parte del marciapiede tutto sorridente con il suo zainetto sulle spalle.
    Non si era perso e non era rimasto sull’autobus, aveva solo attraversato la strada!
    L’ho ripreso per mano e siamo tornati a casa.
    Da quella volta, non ho più preso il bus per tornare da casa della nonna!!

    Scusi prof questo racconto lo invio adesso perchè andando a curiosare ho scoperto che non c’era.
    Va bene. E’ scritto bene e la storia funziona. Bravo. Nei prossimi racconti metti anche il titolo che aiuta il lettore a farsi un’idea di che cosa leggerà :-)

  • Giuly scrive:

    Tema.
    13 Marzo 2011 (domenica).
    Si sono ancora io. Lo so che ti ho assillato già sabato, ma non puoi sapere cosa mi è accaduto. Sabato mattina era fissata la nostra partenza, con il camper per andare al Carnevale di Cento. Tutti pronti e via!, siamo partiti!. Verso le 12.00, affamati ci fermammo a mangiare un panino all’autogrill, e fino a qui tutto bene. Ma quando ripartiamo qualcosa va storto. Mio padre nota che si è rotta una cosa del camper, che mo non ti sto a spiegare perché è complicata, perciò vacanza finita. Dovemmo ritornare a casa, anche se eravamo tutti dispiaciuti, ma in particolare io,perché avevo speso tutti i miei soldi per comprare vestito e coriandoli e poi non li ho potuti usare e non vedevo l’ora di raccogliere le caramelle che lanciavano dai carri. L’anno prossimo ci devo andare a tutti i costi, non mi importa di niente.
    20 Marzo 2011 (sabato).
    Evvai, un’altra partenza!. Siamo partiti, sempre col camper, mercoledì sera, per andare in Liguria, a Diano Marina in particolare, insieme ai nostri amici. Sono stata lì 4/5 giorni e dopotutto mi sono abbastanza divertita perché: andavamo spesso in girò per i paesini in bicicletta, andavamo in spiaggia dove giocavamo a pallavvolo e prendevamo il sole, poi una sera siamo andati in paese a mangiare il gelato, oltretutto squisito, mentre un’altra siamo andati a giocare a boling e sono arrivata terza tra: mio fratello che è arrivato primo perché è un mito in tutti gli sport, mia mamma seconda e un nostro amico ultimo. Quella sera si che mi sono divertita.
    Abbiamo pure conosciuto due tedeschi e abbiamo socializzato.

  • Patissimo98 scrive:

    IL MIO RACCONTO UN PO’ DI FANTASIA E UN PO’ REALISTICO:

    L’anno scorso, in un pomeriggio d’estate, mi è successa una cosa davvero buffa.
    Buffa se ci ripenso adesso, ma al momento mi sono preso un bello spavento!!
    Io e il mio fratellino Alessandro stavamo tornando da casa della nonna, che abita nel nostro Quartiere.
    Sono solo pochi minuti a piedi, ma quando ho visto passare l’autobus ho pensato che se avessi fatto una fermata sarei arrivato a casa prima. Ho preso Ale per mano e siamo saliti. L’autobus era pienissimo, c’era anche un gruppo di ragazzi che rideva e scherzava tra di loro, urlando. Noi eravamo schiacciati contro la porta: mi ero già pentito di non aver proseguito a piedi, ma ormai le porte si erano chiuse e non potevo fare più niente, se non aspettare di scendere alla prima fermata.
    Nonostante il percorso fosse solo di qualche centinaia di metri mi è sembrato lunghissimo. Abbiamo anche trovato il semaforo rosso!
    Alessandro era un po’ spaventato, era la prima volta che prendeva un autobus, e ho cercato di tranquillizzarlo come potevo, dicendogli che saremmo arrivati subito a casa.
    Dal finestrino aperto entrava anche un’aria gelida!
    Dopo pochi ma interminabili minti finalmente la nostra fermata!
    Siamo scesi insieme ad un folto gruppo di persone, che ci hanno spintonato giù dai due gradini del bus. Per qualche secondo ho perso di vista il mio fratellino e appena mi sono girato per cercarlo mi sono accorto che non c’era più! Era rimasto sul bus da solo!
    Mi è preso il panico e ho cominciato a chiamarlo a gran voce. Stavo già pensando a come dirlo alla mamma, mi sono venute in mente tutte le brutte notizie del Telegiornale degli ultimi giorni e non sapevo che fare. Nel frattempo si era anche messo a piovere!
    L’ autobus era fermo al semaforo e ho cominciato a correre nella speranza di poterlo raggiungere e far aprire le porte per far scendere Alessandro. Ero quasi arrivato vicino alla porta quando il semaforo è diventato verde e l’autobus è ripartito. L’ho rincorso per pochi metri ma poi ho lasciato perdere, non l’avrei mai raggiunto!
    Ero disperato. Ma proprio in quel momento ho sentito la voce di Alessandro che mi chiamava.
    Era dall’altra parte del marciapiede tutto sorridente con il suo zainetto sulle spalle.
    Non si era perso e non era rimasto sull’autobus, aveva solo attraversato la strada!
    L’ho ripreso per mano e siamo tornati a casa.
    Da quella volta, non ho più preso il bus per tornare da casa della nonna!!

  • Dj M.B.H. scrive:

    IL PAZIENTE SFORTUNATO (testo UMORISTICO)

    Un giorno mentre passeggiavo per la strada vidi un signore che camminava come un invertebrato e gli chiesi cosa gli era successo e lui rispose: “Oh, niente di che ho fatto solo un piccolo incidente” cosi mi raccontò l’accaduto:
    “Un giorno stavo uscendo da casa, mi nascosi nel sacco della spazzatura per fare uno scherzo a quelli che raccolgono il pattume, ma mi sono addormentato li dentro e quelli
    dell’ AMSA mi portarono via. Ormai ero nella discarica ed ero disperso, così incominciai a cercare cose utili ma trovai solo una tavoletta del wc, una pistola d’acqua, un topo morto e un secchiello pieno di scorpioni, così presi la pistola d’ acqua, e rovesciai gli scorpioni in una buca.
    Feci un buco nel secchio e incastrai la pistola d’acqua. Andai in giro e trovai molte cose utili come dell’acqua, dei vestiti pesanti ecc…
    Andando in giro sbattei la testa contro un tubo inciampai su un water risbattei la testa su un altro tubo e caddi nella buca degli scorpioni che mi punsero nella gamba e incominciai a camminare come un invertebrato. Mi trovarono dopo 3 giorni e mi portarono all’ospedale. Mentre mi operavano mi misero una gamba storta e inoltre mi levarono un braccio e l’altro lo sostituirono con uno di un uomo di colore. Uscito dall’ospedale una vecchietta mi prese a borsettate, perché pensava fossi un alieno, i dottori intervenirono bloccando l’anziana signora dandole un cartone in faccia (non si può certo dire che fossero medici capaci) e un altro a me così da rintontirmi e riportarmi in ospedale. Una volta sveglio uscii dalla mia camera, presi una carrozzella radiocomandata e scappai da quel maledetto ospedale ”.
    Io rimasi stupito del racconto e supposi che i dottori lo stessero ancora cercando per ovviare alla serie di interventi sbagliati. Quindi chiamai un’ ambulanza che portò via il signore e da quel giorno in poi nessuno più lo vide.
    Oggi sul giornale ho letto la notizia di un paziente impazzito che fuggito dall’ospedale vaga libero e senza meta per la citta’.
    Tornato a casa scoprii che una meta l’aveva…ed ero io!!
    Così vedendomi incomincio ad avvicinarsi piano piano io vedendolo ebbi paura e ad un certo punto… mi incominciò a prendere mucchi di foglie più grandi di lui, mentre le prendeva me le tirava, ancora, ancora e ancora; così io presi le chiavi della macchina le misi nella serratura, entrai e poi mi trovai disperso nelle foglie chiedendomi.
    Ma tutte queste foglie da dove arrivano?.

  • J.Bonham scrive:

    Era il 1863, in America, precisamente in Missouri, Ryan stava tornando con la sua compagnia al forte. Era uscito come al solito per la pattuglia, alcuni abitanti del luogo che stavano dalla parte degli unionisti (che erano sempre meno) avevano segnalato la presenza di Bushwackers e Lanterne Nere nel territorio adiacente al forte, il loro compito era accettarsi che l’informazione era vera.
    Erano usciti la mattina, ed ora che stava per tramontare il sole stavano tornando in direzione del forte. Percorrevano il sentiero nel bosco in silenzio, il forte era circondato quasi interamente dal bosco, tranne le immediate vicinanze della costruzione, perché avevano costruito l’edificio in legno proprio al centro di una radura, non era una posizione strategica molto forte, però era meglio così, pochi sapevano che lì c’era un forte, e non gli interessava conquistarlo, era importante che il forte rimanesse un segreto, perché in Missouri la maggior parte della popolazione era sudista, anche se lo stato faceva parte del Nord America.
    Erano arrivati quasi all’inizio della radura quando un urlo disumano squarciò il silenzio del momento. Gli uomini corsero fuori dalla boscaglia che era sempre meno fitta, una volta arrivati nella radura gli uomini assistettero ad uno spettacolo spaventoso: il forte era attaccato da centinaia di uomini, probabilmente contadini sudisti che avevano scoperto dell’esistenza del forte, proprio ora dovevano attaccare! La maggior parte dei soldati del forte erano usciti per combattere più a sud, quindi il forte era completamente sguarnito, i contadini non erano addestrati alla guerra, ma erano molti di più, quindi per i soldati del forte non vi era speranza. Loro non potevano fare nulla, erano nascosti dietro alcuni cespugli quando a Ryan venne un’idea, però dovevano rubare alcuni cavalli ai sudisti. Allora si misero all’opera, tre di loro corsero a cercare dei cavalli intorno al campo di battaglia, mentre gli altri tagliarono dei rami per poi legarli in fascine.
    Quando tutti ebbero finito legarono le fascine alle selle dei cavalli, uno di loro prese la tromba e gli altri impugnarono pistole e fucile, poi partirono al galoppo.
    Il suono della tromba, il polverone alzato dalle fascine, gli spari ed i cavalli da lontano sembravano proprio un esercito in arrivo, i contadini spaventati si ritirarono ed il forte fu salvo.

  • ⓛⓞⓥⓔM@Rg¥εïз scrive:

    MIO NONNO RENZO E LA SUA “FURBIZIA”……

    Mio nonno Renzo era nato in una famiglia di undici fratelli e come potete constatare, visto che erano in tanti non si potevano permettere tante cose.
    Mio nonno, un bambino di appena dieci anni all’epoca, alto magro e con gli occhi azzurri era molto furbo, vivace e quando voleva una cosa la chiedeva mille volte finché non la otteneva.
    Un giorno Renzo chiese a sua madre e suo padre se li potevano comprare una nuova tazza perchè, quella che aveva non gli piaceva più ed era stufo di averla.
    La mia bis nonna come previsto li gli disse di no, che si doveva tenere quella che aveva fino a che non si sarebbe rotta, allora a quel punto ne avrebbero comprata una nuova.
    Mio nonno si arrabbiò e ci rimase male per quel no della madre, ma non si arrese e i giorni successivi le lo chiese ancora, chiedendolo anche al padre ma la risposta fu sempre:”NO,NO,NO E NO”.
    Decise di arrendersi quando gli venne in mente un’idea, di lanciare la tazza che aveva, sopra il tetto della casa, facendosi aiutare da suo fratello Ambrogio, pensando che, si sarebbe rotta e che il piano avrebbe funzionato alla perfezione.
    Così la mattina seguente, non trovando la tazza andò da sua madre e da suo padre dicendo loro che la sua tazza era scomparsa e che senza di essa non poteva fare colazione.
    Il padre prima di comprare una tazza nuova, perchè sospettava che qualcuno lo avesse fatto apposta a romperla, ebbe l’idea di interrogare il figlio Ambrogio non che fratello di Renzo, perchè loro due erano molto uniti. Il mio bis nonno ci rimase un po’ di tempo a parlare con Ambrogio, fino a che non confessò tutti dicendo quello che era successo e che la tazza si trovava sopra il tetto.
    Allora andò da Renzo fuori in giardino che giocava con la palla e gli chiese dove fosse veramente la tazza, in un primo momento mio nonno raccontò una bugia ma poi scoprì che era stato smascherato allora raccontò la verità, così il mio bis nonno lo costrinse ad andare a recuperare la tazza sopra il tetto.
    In effetti la tazza era tutta scheggiata ma non ne comprarono una nuova finché non si sarebbe rotta quella che aveva già.

  • Sniper98 scrive:

    Testo informativo sui gatti.
    I gatti sono molto docili con le persone, a parte i selvatici che hanno avuto una brutta infanzia.
    Essi sono molto comodi, perché rispetto ad altri animali non si devono portare in giro per i bisogni, ma bisogna cambiare la sabbia.
    I gatti nella famiglia si affezionano ad una persona in particolare, ma in genere vogliono bene a tutta la famiglia se non vengono maltrattati.
    I gatti sono dei felini, perciò, anche per la loro statura ridotta, si sanno arrampicare e saltare dappertutto.
    Essi anno anche degli artigli, ma piccoli perciò non fanno male, però bisogna insegnargli a non farsi le unghie in giro, perchè se no prendono il vizio.
    Devono essere spazzolati spesso, perchè se no puzzano e il pelo si annoda, oltre a questo sono molto schizzinosi sul cibo, però non bisogna abituarli a mangiare troppo bene, se no vogliono solo quello.

  • Sniper98 scrive:

    testo informativo sulla radio.
    Dietro ad una radio c’è molto lavoro, perciò in verità non ci sono solo canzoni e speaker, ma ci sono molti altri compiti e preparazioni.
    Per prima cosa in una radio ci sono: dj, speaker, addetto all’attrezzatura, tecnico del suono, chi sta al computer e regola il tutto mentre si va in diretta.
    I dj sono quelli che stanno al mixer, sembra un lavoro difficile, ma in una radio spartana i dj fanno partire canzoni, qualche volta intervistano, ma in genere non compaiono molto nel parlato.
    Dopo i dj ci sono gli speaker, essi sono quelli che parlano e intervistano alla radio, sembra facile, ma vi assicuro che non lo è, perché bisogno parlare fluidamente, bisogna essere pronti e non ci si deve impappinare.
    Gli addetti all’attrezzatura servono per controllare che tutto sia apposto, microfoni, mixer, computer ecc.
    I tecnici del suono, insieme ai dj servono per controllare che nell’ambito sonoro sia tutto apposto, che nessun microfono fischi.
    In fine chi sta al computer deve saper usare bene il computer, soprattutto il loro programma, perché se lui sbaglia qualcosa potrebbe saltare tutta la trasmissione.
    In generale si può dire che non è facile fare una radio e per farne una seria bisogna avere una attrezzatura molto professionale.

  • Sniper98 scrive:

    1° testo.
    testo informativo: I GIRADISCHI
    I giradischi si usavano negli anni settanta per registrare suoni e riprodurli.
    Il primo registratore di suoni in assoluto fu il Fonografo ideato da Edison, il quale utilizzava cilindri incisi.
    I giradischi leggono dischi in vinile, il quale sono piccoli o grandi e in base alla grandezza dei dischi si gira una levetta per leggere il disco, se si sbaglia il disco va più veloce o lento.
    Per leggere i dischi essi hanno una puntina in diamante attaccata ad una asta di legno o di plastica il quale si sposta nelle riga della canzone.
    I giradischi si usano ancora oggi, vengono usati soprattutto da i dj professionisti, perchè oggi costano anche parecchio, perchè sono i migliori.
    Ormai esistono anche dei giradischi senza punta in diamante, ma al posto della punta c’è un lettore il quale legge la canzone senza neanche aver bisogno di un disco, perché il mixer con il giradischi sono collegati al computer, quindi tramite questo letore e il programma viene letto.

  • BuBu7te scrive:

    Il tesoro degli Inca
    Nel 1300 d.C. una tribù cannibale e spietata stava sorgendo,erano gli Inca .Dove si trovavano,nella zona centrale del Messico,c’era una infinità di oro che usavano per templi e tesori. Quando arrivarono gli Spagnoli cambiò tutto,il popolo diminuì a dismisura e poi fu sterminato da un virus portato dagli Spagnoli.
    Ora sono solo una tribù dimenticata dal mondo. C’è chi dice che gli Spagnoli non portarono a casa molto oro ma che gli Inca l’avevano nascosto in una grotta trasformandolo in un Tesoro.

    “Bubba vieni subito qui,non ai pulito bene questo tavolino” mi urlò il capo con il mio soprannome,e io gli risposi:”Vado subito capo”.
    Mi chiamo Bobber Linton,laureato in antropologia,e ora stò lavorando in un Fast Food perche sono stato licenziato in un Museo delle Civiltà precolombiane,Il mio capo non voleva che lavorassi ad un progetto molto segreto,il tesoro degli Inca. Ci volevo lavorare perché ho trovato una mappa Messicana risalente al 1500 d.C. Questo lavoro mi fa’ schifo,sono intelligente e non dovrei sprecarmi a pulire tavoli e scrostare cicche da sotto le sedie. Un altro urlo mi perforò il Timpano:”Non fai mai nulla ascolti solo le tue canzoni sul MP3,SEI LICENZIATO”.Ci rimasi malissimo,non sapevo cosa fare,mi tolsi il grembiule,lo buttai a terra e me ne andai tutto imbronciato. Tornato a casa decisi di fare una cosa che non avrei dovuto fare,rubare la mappa del tesoro al mio ex ex capo,quello che lavora al museo,per guadagnare molti soldi e anche per vendicarmi per il licenziamento. Erano le 23:00,e con una fune entrai dalla finestra e rubai la pergamena con tutta la Mappa. Tornai a casa per poco,feci una valigia e presi l’aereo per il Messico.Arrivato nella città Città del Messico osservai bene la pergamena e vidi un grosso serpente dove alla fine della coda c’era il tesoro. Mi misi a pensare per un po’ quando capii che il serpente rappresentava la piramide eretta per il dio della morte,il tesoro si sarebbe trovato al suo interno. Presi un volantino e lessi che oggi pomeriggio c’era la guida alle piramidi. Erano le 15:00 e la gita iniziò proprio con la piramide più importante,la mia. Sgattaiolai fuori dalla fila e entrai nella immensa piramide. Iniziai a cercare per il lungo ed il largo senza risultati che potevano sembrare ad un tesoro. Mi fermai davanti ad un muro,ero stanchissimo,allora mi sedetti su una roccia grande quanto un piccolo orso. Quando mi sedetti il masso scese sotto terra per ben 10 centimetri,non pesavo così tanto! La parete di fronte a me si aprì a metà e vidi una cosa che solo in Indiana Jones non avevo mai visto,una immensa distesa di monete d’oro e cianfrusaglie come serpenti argentati e gioielli tempestati ovunque. Ero intento a prendere tutto quando pensai ai poveri Inca,avevano nascosto il loro oro per nasconderlo ai loro sterminatori,se io prendevo tutto ero un malfattore nei confronti di quella tribù. Lasciai tutto li,le porte si chiusero. Tornai a casa senza oro ma mi sentivo di far parte di quelle persone che cercarono di salvare gli Inca,ero molto fiero di me.

  • Sniper98 scrive:

    prof. mi scusi, ma per sbaglio nicholas ha i miei libri di antologia, perciò invece di un testo ne faccio di più.

  • ⓛⓞⓥⓔM@Rg¥εïз scrive:

    Haaaaaa! Ora ho capito, in questo caso ha ragione lei Prof. Grazie per la spiegazone.

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