La poesia “I fiumi” (1916) compare nella raccolta L’Allegria; l’autore rievoca, con i propri ricordi personali, i fiumi che lo hanno accompagnato nella sua vita.
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Cosa vi colpisce di questa poesia? Ungaretti dice che la poesia contiene un segreto…quale segreto compare qui?
Ci sono figure retoriche particolari? Il ritmo, il suono sono importanti secondo voi?
Anche in questa poesia emerge l’urgenza del poeta nel raccontare le sue esperienze, soprattutto, la sue esperienza durante la guerra.
Secondo me, racconta di un momento quieto e felice dei giorni passati al fronte, in cui, allontanatosi dalle trincee, si accoccola sulla riva dell’Isonzo, chinandosi a ricvere il sole.
Subito dopo, infatti dice che si è riconosciuto come “una docile fibra dell’universo”, in cui, vuol far capire che noi siamo una piccola parte, un puntino in mezzo a tanti altri nell’universo.
Continua poi dicendo, che la nostra fine arriva solo quando non siamo più felici e in armonia.
Ricostruisce così, vari momenti della sua vita, in cui si è sentito felice, partendo dall’Isonzo e continuando con altri fiumi, ognuno infatti, simboleggia vari momenti della sua esistenza.
Ma l’ultima parte della poesia è quella che più mi ha colpito, perchè racconta della sua vita e di come alla fine, anche quei momenti siano delle corolle di tenebre.
Il ritmo di questa poesia, secondo me, è molto lento perchè serve a simboleggiare il fiume che scorre e quindi: la vita.
Il poeta nella poesia vuol far emergere il tema della guerra, infatti i fiumi possono essere tappe che il poeta fa durante la guerra.
Sta di fatto che Ungaretti dopo essersi immerso nel fiume isonzo ricorda tutti i momenti passati negli altri fiumi che sono: la Senna, Nilo e Serchio.
” Questo è l’Isonzo
E qui meglio
Mi sono riconosciuto
Una docile fibra
Dell’universo
Il mio supplizio
È quando
Non mi credo
In armonia”
Queste parole mi hanno colpito molto, perchè mi sono riconosciuta nella stessa esperienza. Quando vado in Sardegna e mi trovo di fronte al mare, la sera, davanti a un tramonto, anche io rimango lì a pensare. L’acqua ha il potere di farti sentire parte di tutto. E credo sia l’armonia di cui parla nella poesia Ungaretti.
Il Segreto penso sia questo potere di dare la vita che ha l’acqua. Nella poesia, si vede come l’esperienza del fiume lo riporti a rivedere la sua storia, i passi e i luoghi in cui l’acqua è stata vita per lui: il Secchio, dove è cominciata la vita dei suoi antenati, il Nilo dove ha vissuto la sua adolescienza, e la Senna dove ha conosciuto sè stesso, ossia a Parigi dove per la prima volta ha fatto degli incontri decisivi nell’ambiente letterario.
Ci sono alcune figure retoriche e il ritmo è molto importante per questa poesia, soprattutto il ritmo che usa Ungaretti quando la legge. Da questa poesia io mi immagino il suono dell’ acqua, delle piccole onde che sbattono contro la riva, gli scogli.
Questa poesia è molto diversa dalle altre, perchè è molto più lunga e intensa. Spiega la sua vita attraverso tre fiumi importanti che ne fanno parte e questo mi colpisce molto. Attraverso l’ acqua trova la sua “rara felicità”, perchè stando “sospeso” nell’ acqua, abbandona ogni pensiero cattivo e maligno e ripercorre la sua vita.
Questa poesia non mi piace particolarmente perchè subito dopo la prima lettura non ho capito ciò che il poeta voleva dirmi.
Dopo una terza lettura ho capito che ciò che mi voleva dire era davanti ai miei occhi: i fiumi.
Infatti questi fiumi secondo me sono i ricordi che entrano ed escono dalla sua memoria e quindi il ricordo del passato.
Possono anche essere visti come tappe della sua vita, come ad esempio il Serchio potrebbe rappresentare le vicende e le esperienze che vuole ricordare che ha trascorso con i suoi antenati, il Nilo dice che lo ha visto crescere quindi potrebbe rappresentare la sua infanzia e infine la Senna che lo ha accompagnato durante la crescita, la maturazione.
La prima parte, come la legge il poeta, mette angoscia perchè ,secondo me, vuole ricordarsi come un uomo che è riuscito a resistere alla guerra e si sente una reliquia ovvero un frammento superstite e quindi più importante di un resto umano.
Quando si paragona ad un sasso levigato è lo stato d’animo che prova, ovvero uno dei tanti e non una reliquia che però purtroppo è.
Quando parla dell’Isonzo sembra che gli occhi gli si spalanchino perchè il tono di voce cambia. E’ come se in presenza di quel elemento lui trovasse la pace con l’universo e riconoscesse che la sua tristezza è dovuta in parte dal creato.
In questa frase si può riconoscere un pò del pessimismo Leopardiano.
Ma le acque lo purificano dandogli per pochi minuti una rara felicità.
Alla fine decide di concludere la sua poesia dicendo:” Che la mia vita mi pare una corolla di tenebre.”
Secondo me tutto questo pensare ai fiumi porta l’uomo alla nostalgia. L’uomo è vittima di questa vita oscura, piena di incognite dove la morte è attesa.
Il segreto di questa poesia potrebbe essere un pò simile al pessimismo Leopardiano, cioè che si può ricordare il passato ma che poi bisogna vivere il presente per far sì che il passato non crei troppi “fiumi” per il nostro cuore da non riuscire più ad uscire dal cerchio della vita oscura.
Questa poesia usa molto le similitudini soprattutto nella prima parte.
Ad esempio quando il poeta si paragona a una reliquia, oppure ad un sasso.
Il ritmo e i suoni sono molto importanti.
La prima volta che ho sentito l’audio di Ungaretti il suono mi ricordava quello del fiume che scorre nel suo letto.
Una cosa che ho notato è che all’inizio usa tante parole per ogni riga e poi una sola, quella precisa che spiega il suo stato d’animo.