Sempre per “rinfrescarci la memoria” ascoltate l’intervista fatta da Sara e Milena alla Prof.ssa di spagnolo originaria della Polonia che oggi ha tenuto una lezione sui campi di concentramento in Polonia.

Il nonno della nostra Prof.ssa ha vissuto in prima persona l’esperienza della guerra.

Sentite cosa ci dice la Proff!

3 Commenti a “La prof.ssa di spagnolo ci racconta di suo nonno in Polonia”

  • Saretta98 scrive:

    Quando la professoressa di spagnolo ci ha raccontato di suo nonno ho subito pensato di quanto fosse orgogliosa ma la professoressa dice di essere orgogliosa soprattutto che suo nonno sia riuscito ad rimanere umano infatti pur di rubare la ciotole di cibo a i suoi copagni mordeva e mangiava le cortecce degli alberi.
    Una cosa che mi ha colpito molto era la condizione dei bambini che pur vivendo in posto molto brutto non dimenticavano di giocare anche se con poco loro si creavano quel pochino per essere orgogliosi di se stessi e giocare con gli altri bambini,secondo me bisogna prendere spunto da loro perchè come ho gia detto con quel poco giocavano e non avevano bisogno di play station ,wii ,videogame per essere felici.

  • αngу◕‿◕ scrive:

    Quando la rpf di spagnolo ci ha raccontato di suo nonno ho pensato subito a quanto ne fosse orgogliosa perchè comunque non è cosa da tutti i giorni avere un nonno che riesce a salvarsi dal maltrattamento dei campi di concentramento verso gli ebrei.
    Poi mi sono veramente impressionata quando ci ha raccontato della cupola davanti al campo dove ci sono tutte le ceneri degli ebrei che sono morti nel campo.

  • BuBu7te scrive:

    Quando la professoressa di spagnolo ci ha raccontato del campo di concentramento io mi sono sentito male su per via di quello che facevano i tedeschi ai bambini piccoli.Le immagini che ci ha mostrato quel giorno erano impressionanti ma una sola cosa mi ha rallegrato,dopo tutto quello che ha passato suo nonno è sopravvissuto. L’ultima risposta che ha detto la prof è giusta, per rispondere bisogna provarlo sulla propria pelle.

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