Qui di seguito riportiamo alcune frasi pronunciate o che riguardano alcuni eroi ed eroine dell’Iliade e dell’Odissea che abbiamo scelto per rappresentarci.
DALLA PARTE DEGLI ACHEI
ACHILLE “Ettore dannato, non mi parlare di patti. Non esistono accordi fedeli tra uomini e leoni e lupi: la discordia è tra loro per sempre. Così anche fra me e te non potrà mai esserci amicizia, non voi saranno patti prima che l’uno o l’altro muoia…”
ACHILLE 2 “Tu, avido, quale degli Achei sarà pronto a obbedirti? Non sono venuto qui a combattere per i troiani, a me non hanno fatto nulla. Te abbiamo seguito. Faccia di cane, cuore di cervo, uomo vigliacco. Io giuro che arriverà il giorno in cui tutti gli Achei mi rimpiangeranno”.
AGAMENNONE “Non mi incanti Achille. Tu vuoi tenerti il tuo bottino e lasciarmi senza niente. No, io restituirò quella fanciulla e poi verrò a prendermi quello che mi piacerà; lo prenderò a Ulisse e magari lo prenderò a te”.
AGAMENNONE 2 “Achei riprendete il coraggio e la forza. Zeus non aiuta i traditori e quelli che avete visto violare i patti finiranno divorati dagli avvoltoi, mentre noi porteremo via sulle navi le loro spose e i loro figli dopo averne conquistato la città”.
AGAMENNONE 3 “Menelao, sono tuo fratello e ti prego: “ Non fare questa pazzia. Non duellare con un uomo che è più forte di te. Perfino Achille ha paura a scontrarsi con Ettore, e lo vuoi fare tu? Fermati, lascia che mandiamo qualcuno altro.”
MENELAO “Allora Achei, cosa siete, delle donnicciole? Non pensate alla vergogna se nessuno di noi accetterà la sfida (di Ettore)? Andate in malora, uomini privi di coraggio e di gloria, combatterò io, per voi, e gli dei decideranno a chi andrà la vittoria”.
PATROCLO “E Patroclo si slanciò sui Troiani meditando rovina, si slanciò per tre volte simile ad Ares ardente, paurosamente gridando: tre volte ammazzò nove uomini. Ma quando alla quarta balzò che un nume pareva allora Patroclo comparve la fine della tua vita”.
NESTORE “Quella guerra la vincemmo con l’inganno, non con la lotta a viso aperto, leale, cavalleresca. E questo a loro, ai giovani, non piacque mai. Ma io ero vecchio. Ulisse era vecchio. Noi sapevamo che vecchia era la lunga guerra che stavamo combattendo, e che in un giorno l’avrebbe vinta chi sarebbe stato capace di combatterla in un modo nuovo”.
ULISSE “Stavo seduto su uno scoglio dell’isola di Ogigia e scrutavo l’orizzonte, riparandomi dal sole con la mano destra. Ero triste. I miei occhi erano velati di lacrime. Pensavo a mia moglie Penelope, così timida e riservata. Pensavo a mio figlio Telemaco che praticamente non avevo mai conosciuto”.
ULISSE 2 “Ciclope, tu chiedi il mio nome famoso e io lo dirò. Ma tu dammi, come hai promesso, il dono degli ospiti. Il mio nome è Nessuno, e Nessuno mi chiama mia madre e mio padre, e così mi chiamano i compagni”.
ULISSE 3 “Chi ha spostato il mio letto? Un immortale potrebbe facilmente riuscirci. Ma un uomo no! Nessuno pur nel pieno delle forze potrebbe smuoverlo. Quel letto da me fabbricato custodisce un segreto che solo io conosco”.
PENELOPE 1 + 2 “Non sono una donna superba, sciagurato! Né ti disprezzo. Ricordo bene il tuo aspetto nel giorno in cui con le navi abbandonasti Itaca! Euriclea, prepara un letto fuori dalla stanza, lo stesso che egli fabbricò con le proprie mani. (2) Portatelo qui, quel letto…”