Scrivete qui il vostro racconto di avventura!2014-03-20 16.39.16

Prima di postarlo ricordatevi di:

  • controllare che l’ortografia (accenti, h, apostrofi, doppie, …)
  • controllare la sintassi (soggetto, verbi, punteggiatura, …). Chiedetevi se le frasi si capiscono, se riuscite a respirare oppure no e se  ci sono le pause al posto giusto, ecc.
  • controllare che ci siano gli elementi tipici dell’avventura: personaggio che compie delle scelte o che supera delle prove; personaggio che esplora, che conosce luoghi/persone/fatti nuovi; descrizioni particolareggiate che permettano a chi legge di “immaginare”; colpi di scena e momenti di suspense; finale  positivo, ecc. (cercate sul libro se volete trovare altri elementi).
  • controllare che si capisca cosa pensano e come si sentono i personaggi nelle varie situazioni.

Rileggete prima di inviare e domandatevi: “Ho dato il massimo che potevo? Mi piace un sacco il mio racconto?”

Se la risposta è un convinto “sì”, allora inviate.

Se siete dubbiosi, prendetevi un po’ di tempo e  vedete se riuscite a migliorare ancora un po’ il vostro testo.

Ricordatevi che potreste avere un ampio pubblico di lettori pronti a leggervi!!!

2014-03-20 16.38.54

2014-03-20 16.40.17

3 Commenti a “Il nostro racconto di avventura…”

  • Vittory01 scrive:

    Prof io il titolo non sapevo quale mettere e quindi non l’ho messo, va bene comunque?

    Daniele dovette andare a Cenci per trovare un buon lavoro in mezzo alla natura e ai ragazzi. Appena arriva rimane stupefatto dalla bellezza del luogo così libero e divertente e gli venne una gran voglia di fare una lunga passeggiata nel bosco. Appena entrò incontrò subito delle stracciabraghe uncinanti e pungenti, dei rovi e delle piante appuntite e fastidiose, fango e terreno scivoloso. All’inizio non provava paura ed era quasi impassibile, anche se la fatica stava iniziando ad opprimerlo pesantemente. Andò avanti ansimante, gli si appannò per un’ attimo la vista. Gli mancò il fiato dalla paura. Si fermò per non cadere, si spaventò ma chiuse gli occhi e li strizzò un po’, fortunatamente, dopo poco riuscì di nuovo a vedere come prima. Andò avanti nella sua impresa piena di ostacoli e arrivò in un punto ripido e scivoloso. Il cielo si oscurò e le nuvole cominciarono a muoversi per coprire tutta la superficie del cielo. Cominciò a piovigginare, poi la pioggia aumentava e il vento cominciava a muovere le foglie in maniera brusca. Il vento diventò violento e la pioggia aumentava con delle gocce sempre più grosse e fastidiose. Il giaccone cominciava a bagnarsi sempre più e dopo qualche momento dei lampi illuminavano a scatti la foresta e Daniele cominciò ad avere una paura angosciante. Sentì il rumore di un rametto spezzato, alzò lo sguardo da terra però non vide niente e per osservare meglio proseguì senza guardare dove camminava. Un altro rametto spezzato, si girò di scatto per controllare e……:”AAAAAA…….”, era scivolato sulle foglie secche e sul fango scivoloso. Era rimasto appeso ad un ramo, neanche molto robusto, tentò di risalire mettendo i piedi su qualche sporgenza ma quegli appigli si staccavano in continuazione, erano sassi grossi e pesanti che ruzzolavano giù ad un minimo tocco. Piano piano tutte le sporgenze che si erano formate scomparivano ogni volta che Daniele ci appoggiava sopra il piede. Non riusciva più a tenersi. Per un momento pensò che non ce l’avrebbe mai fatta in mezzo a quella foresta verdeggiante e colorata, ma poi si diede forza e, con una paura soffocante , riuscì a non cadere in quel burrone profondo sotto di lui, che gli aveva fatto pensare che fosse la sua fine ma di risalire ansimante sul terreno. Ritornò a Cenci, finalmente, però sudato, ferito, bagnato e con le spine nelle mani. La sera si avvicinava e faceva un gran freddo. Nel bosco aveva raccolto dei rami di diverse dimensioni per fare un falò. Mise tutti i legni accatastati in un punto dell’immenso prato che si estendeva attorno a lui. Poi sistemò dei sassi in cerchio, intorno sistemò dei pezzi più spessi e larghi di legno e li sistemò un poco più lontani del cerchio di sassi. In mezzo a essi sistemò dei legni in modo da formare una specie di piccola piramide. Prese un accendino e lo accese appoggiando quella piccola fiammella su un pezzo di legno che si trovava più sotto rispetto agli altri. Alimentò il fuoco mettendo dei pezzi di cartone in mezzo ai numerosi legni, finito questo, stanchissimo, si sedette su uno dei legni più larghi che aveva messo più distaccati dai sassi, alzò la testa e osservò un po’ le stelle. Riconobbe anche Castore e Polluce, vicino a Giove. Si sentiva benissimo vicino a quel fuoco, era accogliente, caldo, rassicurante, faceva quasi paura per quanto era imponente, dopo un po’ gli facevano male gli occhi e a volte qualche pezzetto di braci ardenti e scoppiettanti gli cadevano sul palmo della mano che gli bruciava. Ad un certo punto sentì l’erba muoversi. Grazie alla luce del fuoco riuscì a vedere un’ombra magra, ma non si capiva se fosse una donna o un uomo. Cominciò ad avere paura, si capiva che non era un’animale ma era preoccupato di chi potesse essere. Si avvicinava. Si avvicinava ancora e ancora. Dopo pochi minuti le lingue di fuoco del falò cominciarono ad illuminare il suo volto, rimase senza fiato, per colpa di quel viso e quei lineamenti dolci, i suoi capelli lunghi lo avevano ammagliato.
    Daniele non riusciva a spiccicare parola ma la ragazza, con quella sua voce sottile, si avvicinò e gli disse :” Ehi ciao, ho visto il fuoco e avevo un gran freddo stasera, posso venire a sedermi vicino a te? “, lui per un attimo non rispose ma dopo un po’ replicò:”Ma certo che si……”. La ragazza andò a sedersi affianco a lui e poi gli chiese:” Come ti chiami?”, lui balbettò facendo finta di sorridere :” Daniele! E tu ?”, lei disse che si chiamava Emma e Daniele disse:” Allora…..ci siamo appena conosciuti e siamo davanti ad un falò insieme quindi…volevo raccontarti una storia, quella di Cosimo.” Si fermò un attimo perchè aveva notato il colore dei suoi lunghi capelli, un rosso fuoco, che non aveva mai visto, s’incantò per qualche secondo ma poi continuò a parlare e a raccontare la sua storia:” Cosimo è il protagonista, ha 12 anni. La sorella di Cosimo, Battista, vuole sempre cucinare lei e cucina sempre cose strane e particolari. Un giorno va a raccogliere qualcosa da mangiare e trova delle lumache. Appena arriva a casa le mette in un botte aperta. Cosimo, insieme a suo fratello, la notte, vanno in cantina, dov’erano le lumache, e fanno cadere il barile per liberarle e le lumache uscono. Battista però sente il rumore e vede subito che le lumache non sono più nel barile. Allora raccoglie le lumache che sono rimaste e le cucina per il giorno dopo. Quando le vede lui giura che non le avrebbe mai mangiate nella sua vita e che pur di non farlo sarebbe andato a vivere sugli alberi. Sai cosa fa Cosimo ? Va a vivere sugli alberi, proprio come ha promesso. In realtà la storia di Cosimo sarebbe continuata se non fosse per il fatto che sono stanchissimo.” Dopo qualche ora il fuoco incominciò a spegnersi e il freddo cominciava a sentirsi e la luce a sparire. Dopo il racconto Daniele si sentiva più sciolto con Emma ma quella sera era troppo stanco per parlare ancora un po’ con lei e quindi, imbarazzato dopo un po’ la salutò e se ne andò.
    La mattina dopo Daniele si svegliò presto per andare a fare una camminata nel grande prato che si trovava vicino alle stanze. Si vestì, si preparò e andò a fare colazione, In cucina incontrò Emma, la salutò e andò a sedersi tranquillamente in un tavolo e cominciò a mangiare la sua colazione. Dopo un po’ lo raggiunse Emma che cominciò a mangiare. Daniele le chiese :” Ti piacerebbe venire con me oggi a fare una passeggiata? Devo raccogliere un po’ di funghi per il pranzo.”, lei sorrise e poi rispose amichevolmente:” Certo, non ho nulla da fare e poi tu mi insegnerai come riconoscere i funghi velenosi e quelli no, vero? Che ne dici?”, lui rispose che non c’era problema. Sparecchiarono e si diedero un orario per incontrarsi. C ‘era un sole che spaccava le pietre, molto lucente ma che dava, dopo un po’, anche fastidio. Si incontrarono davanti alla stanza di Daniele dopo qualche ora. Presero dalla cucina un piccolo cesto in legno che Daniele avrebbe usato come recipiente per poggiare i funghi dopo averli raccolti. S’incamminarono verso il boschetto lì vicino, non era molto
    fitto e sarebbe stato facile trovare dei funghi buoni e che, soprattutto, non fossero velenosi. Appena entrarono nel boschetto, Daniele notò subito la varietà di verdi che conteneva l’insieme di quegli alberi, era ammagliato, si sentiva a suo agio e pensava che Cosimo, anche se fosse difficile, ha fatto anche bene a vivere sugli alberi. Pensava che un giorno o l’altro avrebbe vissuto anche lui sugli alberi, proprio come aveva fatto Cosimo. Dopo circa una 20ina di metri videro dei funghi e li raccolsero, alcuni però, erano incastrati in mezzo ai sassi e loro dovevano togliere i sassi e raccogliere il fungo sottostante. Al primo fungo sotto il sasso, Daniele alzò velocemente il sasso deforme e sotto, rannicchiato e attorcigliato c’era un serpente gigantesco, il serpente si accorse di loro e con uno scatto velocissimo alzò il capo e fece delle mosse che sembrava volesse minacciarli, era spaventoso. Daniele, però, cercò di sfidarlo in qualche modo e rapidamente afferrò il collo del feroce serpente e cercò di fermarlo, per un momento pensò che la sua amata potesse perdere la vita per colpa sua e per colpa di quel maledettissimo serpente, mentre ci pensava, però, strizzò il collo del serpente e poi lo lanciò da un’altra parte della foresta per proteggere Emma e lui naturalmente, scapparono a gambe levate!! Daniele non voleva restare in camera ad annoiarsi ma aveva voglia di camminare comunque, allora chiese a Emma se voleva andare nella prateria con lui e lei accettò volentieri ma disse scherzosamente:” Ehi tu, non devi farmi passare altri spaventi come quello che mi hai fatto prendere oggi nel bosco! Ahah. “, lui rise e accettò, anche se non ne era molto sicuro, a dire la verità. Cominciarono a camminare molto tranquillamente nella prateria, camminavano su un prato immenso di erba e ogni tanto si vedevano anche delle impronte di cinghiale, gli alberi erano allineati dall’uomo naturalmente ed infatti era tutto ordinatissimo ma per niente fitto. Ad un tratto sentirono un rumore, come un ringhio, provenire dal bosco a fianco. Si fermarono ad ascoltare quasi sincronizzati, nello stesso momento, all’improvviso sbucò fuori da un cespuglio un cinghiale grande e grosso, ciccione, sporco di fango e con le “labbra” sporche di rosso, forse aveva mangiato dei frutti selvatici. Aveva uno sguardo cattivo, arrabbiato e sembrava che volesse caricarli, ad un tratto notano che il cinghiale sta strofinando uno zoccolo sulla terra facendola alzare. Daniele raccoglie un grosso sasso da terra e lo scaglia contro il cinghiale che però si arrabbia ancora di più aumentando la velocità dello strofinamento. Emma prende da terra un pezzo di legno robusto che punta verso il cinghiale. Esso cominciò a correre verso di loro. Quando fu vicino aprì la bocca, anche se non sapevano per quale motivo in realtà, forse per togliere dalle mani di Emma il pezzo di legno ma lei gli e lo mise in bocca verticalmente e il cinghiale dal male si buttò a terra e cominciò a dimenarsi mentre Daniele ed Emma scapparono. Quando furono di nuovo a Cenci erano impauriti ma anche molto felici perchè, alla fine loro si erano aiutati a vicenda. Daniele esclamò soddisfatto:” Ehi Emma, ce l’abbiamo fatta, batti il cinque!”, Emma sorrise, diede il cinque a Daniele ma poi si avvicinò lentamente a lui….. mise una mano dietro al collo, più o meno sulla spalla e poggiò le sue labbra su quelle di Daniele e…..si baciarono profondamente.
    Vitto <3

  • Francesca scrive:

    IL MIO RACCONTO D’AVVENTURA AMBIENTATO A CENCI:
    Il 19 Marzo era sera tardi, quattro ragazze di nome Francesca, Alessia, Arianna e Matilda erano appena entrate, silenziosamente per non svegliale le loro amiche, nella stanza dove dormivano tutte insieme.
    Le quattro amiche erano appena tornate da una festa organizzata nella stanza “pesce” della casa-laboratorio di Cenci (Cenci si trova in Umbria), una stanza molto grande, con tanti letti e un soppalco enorme.
    Le fanciulle si erano recate in bagno e si erano preparate per andare a dormire, infatti il giorno dopo sarebbe stato molto faticoso e inoltre avrebbero dovuto preparare una festa a sorpresa per il compleanno della loro simpatica compagna Vittoria!!!
    Proprio quando stavano per appoggiare la testa sul cuscino e stavano per “entrare nel mondo dei sogni”, qualcosa le disturbò: TOC TOC!!!
    Qualcuno aveva bussato alla porta, Alessia accese la luce e poi tutte rimasero immobili dalla paura, non capivano chi potesse essere a quell’ora ancora in giro per le stanze; poi ancora: TOC TOC!!! … le ragazze si avvicinarono alla porta per aprirla, la paura aumentava passo dopo passo, poi Matilda si fece coraggio e con molta forza aprì la porta.
    Davanti a loro c’erano delle persone non ben definite perché c’era troppo buio e non si riusciva a vedere niente.
    Queste ombre si avvicinarono sempre di più e quando entrarono nella casetta, Francesca disse con grande sollievo: “Ah ragazzi, ci avete fatto prendere un colpo!”
    e Arianna aggiunse:”Ma che ci fate qui ?”
    I ragazzi gli spiegarono che erano rimasti fuori dalle loro stanze e i loro compagni stavano già dormendo da un po’ di tempo, e le prof e gli animatori non si trovavano: erano scomparsi.
    Le ragazze non sapevano cosa fare e per aiutare i loro compagni, infilandosi un paio di pantofole, andarono a cercare le prof.
    Ma niente da fare: le prof erano veramente scomparse!!!
    Allora il gruppo di amici cercò di entrare nella stanza delle ragazze che volevano ospitarli nella palestra accanto alla loro stanza(la palestra era comunicante con la stanza delle ragazze) , magari fornendo a loro alcuni materassi ma … erano rimaste chiusi fuori !!!
    Alessia molto preoccupata esclamò: ” E ora dove andiamo ? Cosa facciamo?”
    Nessuno rispose … avevano molta paura e avevano tanto freddo …
    Dopo aver pensato un po’, Francesca propose di recarsi intorno al falò e provare ad accendere il fuoco.
    I ragazzi cercarono di accendere il fuoco con un accendino trovato nell’erba e, dopo essersi bruciati un pochino, riuscirono ad accenderlo.
    Il fuoco diventava sempre più grande, spiccava nel buio, ero un punto di riferimento, le sue fiamme erano come delle lingue di fuoco che spiccavano il volo.
    Il falò confortava e accoglieva con molto calore tutti gli amici.
    Intorno a loro non c’era più niente; i rami degli alberi sembravano delle persone che si avvicinavano per prenderli. Avevano paura, molta paura, c’era tanto buio, la luna era coperta da molte nuvole che oscuravano la sua luminosità.
    Il fuoco però,lentamente, si spense e tutta la sua potenza scomparve.
    Nel frattempo la paura dei fanciulli aumentava sempre di più.
    Ormai era passato un po’ di tempo e Matilda ad un certo punto esclamò, indicando una cosa buia, non definita, oscura: “Guardate laggiù, qualcosa si sta avvicinando…..”
    Quell’individuo era ormai distante solo un metro da loro e Arianna capì subito che quell’essere vivente era un …..CINGHIALE.
    Il cinghiale era un animale molto robusto, pericoloso, sembrava cercasse del cibo, era un bestione aggressivo, molto insidioso.
    La paura dei ragazzi era ormai gigante e non sapevano che cosa fare: muoversi o stare fermi?
    Ma ad un certo punto Alessia disse:”Arrampichiamoci sugli alberi!”
    Ovvio… non era molto semplice ma di sicuro era una possibile soluzione.
    Francesca ribatté subito:”Ma come facciamo?”
    Nel frattempo il cinghiale si stava approssimando verso i ragazzi sempre più velocemente, il panico si impossessò di loro.
    Le ragazze provarono lo stesso ad arrampicarsi sugli alberi, ma una di loro scivolò, la corteccia dell’albero era rugosa, ruvida, i rami erano pericolosi perché spuntavano da diverse parti e al buio non si vedevano, gli alberi erano ampi, immensi e molto robusti.
    Un compagno aiutò Matilda a salire e dopo un po’ di lavoro faticoso di collaborazione la ragazza riuscì a salire e così anche gli altri.
    Quando tutti si trovavano sugli alberi, il cinghiale rimase da solo a terra, ma non si muoveva e teneva lo sguardo fisso verso i ragazzi.
    Improvvisamente un rumore proveniente da dietro un cespuglio attirò l’attenzione dell’animale ed esso, incuriosito, se ne andò.
    Gli amici, una volta tranquillizzati, scesero pian piano dagli alberi e dopo qualche minuto si resero conto di trovarsi in un luogo a loro sconosciuto.
    In cerca di una via d’uscita, il gruppo di amici iniziò a camminare e camminare….e, dopo aver camminato per un bel po’, videro in lontananza una luce che li abbagliò improvvisamente.
    Arrivarono, seguendo la luce, davanti ad una casetta, dentro la quale si vedeva un’ombra di un signore molto grande, una specie di Babbo Natale.
    La casa, immersa nella natura, aveva una porta ricoperta da una corteccia, al muro della parete esterna c’erano appesi degli attrezzi utili per tagliare la legna.
    I fanciulli avevano paura di bussare alla porta, nel frattempo pensavano a chi fosse quell’uomo là dentro poi però ragionando si dissero tra di loro:”Quello sconosciuto è l’unica persona che ci può aiutare”.
    Alla fine Francesca (che aveva molto freddo) si fece coraggio e bussò a quella misteriosa porta, subito dopo un signore molto alto e grosso aprì la porta e chiese ai ragazzi chi fossero.
    I ragazzi, senza più paura, convinti che quell’uomo fosse una persona buona, si presentarono.
    L’uomo si presentò a sua volta offrendo ai ragazzi una buona cioccolata calda, lui si chiamava Pietro Cucco (gli amici lo chiamavano Piero).
    La casa vista da dentro era piccola, molto accogliente, anche un po’ misteriosa perché c’erano molti oggetti sospettosi, ma allo stesso tempo confortevole.
    Pietro chiese al gruppo di amici:”cosa ci fate qui da soli, nel bosco, di notte?”
    I ragazzi, uno alla volta, gli raccontarono la loro storia. Dopo aver sentito la loro lunga avventura Piero, che conosceva molto bene Cenci, decise di accompagnarli alla casa-laboratorio.
    Prima di partire Pietro offrì alle ragazze (che erano in pigiama e pantofole) alcuni giubbotti pesanti e delle scarpe adatte per il viaggio di ritorno e diede a tutti delle torce in modo che facessero luce.
    Si incamminarono verso la struttura e, quando ormai erano quasi arrivati, una ragazza, sul sentiero che era in discesa, scivolò e cadde. La discesa era ripida e pericolosa ma, con l’aiuto di tutti, la ragazza riuscì ad alzarsi.
    Alla fine tutti arrivarono contenti alla loro casetta dove le prof. disperate li stavano cercando.

  • RAKXALE scrive:

    Un giorno Lucio e Daniele uscirono molto presto di mattina per fare una passeggiata, nel silenzio più totale si sentirono le foglie cadere dagli alberi il ruscello andare a valle e gli uccelli cinguettare.
    Lucio e Daniele ebbero l’idea di andare a valle per vedere cosa c’era di interessante, di colpo si ruppe il silenzio e una vipera morse Lucio sul braccio, Daniele affrettato dall’ansia a vedere l’amico morire prese subito un bastone e accoppò la vipera facendo un sibilo come ultima “frase”.
    Lucio e Daniele conoscono molte tecniche di sopravvivenza ma non ne avevano mai messa in atto una ed erano disorientati dalla fretta allora Daniele che conosceva alcuni effetti benefici delle piante andò a cercare le foglie di fragola selvatica come gli aveva detto il nonno da far masticare per rallentare il battito cardiaco e di conseguenza l’entrata in circolo nel sangue il veleno della vipera.
    Lucio per aiutarsi si tolse la maglia e la strappò per fare una specie di laccio emostatico, si avvicinò ad uno stracciabraghe ed incise la ferita e cominciò a succhiare il sangue e sputarlo per togliere un po’ di veleno.
    Intanto Daniele trovò difficoltà a raggiungere le erbe mediche con i rovi che gli impedivano di passare purché nonostante tutti i graffi causati dalle spine dopo aver trovato le erbe Daniele partì velocemente verso Lucio.
    Durante il tragitto cominciò a piovere, Lucio con la ferita era un po’ fortunato perché con l’acqua il taglio rimane pulito al contrario di Lucio, Daniele era svantaggiato perché con la corsa rischiava di cadere in un burrone.
    Daniele pensando a un modo per ritrovarsi utilizzò il rimbombo delle montagne circostanti per gridare a Lucio di incontrarsi giù a valle e che se aveva urgente bisogno di cure Daniele sarebbe accorso in suo aiuto.
    Per Daniele non fu difficile perché non aveva problemi fisici ma Lucio dovette fare un viaggio molto lungo per non mettersi in pericolo la ferita e se stesso.
    Arrivò il tramonto e si incontrarono proprio al momento giusto Daniele medicò Lucio e si raccontarono tutto quello che avevano passato quel giorno.

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