Le aree principalmente interessate dal lavoro minorile sono i Paesi in via di sviluppo quali: Asia, Europa dell’Est, Africa e Sud America, ma soprattutto Colombia e Brasile.

Il lavoro infantile si presenta anche in regioni ricche di risorse, in cui però il reddito procapite è molto basso e vi è un numero consistente di persone in stato di sottosviluppo e di Paesi dove, ad esempio nel settore dell’agricoltura solo una parte controlla buona parte dei fondi coltivabili.

Nel mondo ci sono più di 150 milioni i bambini intrappolati in impieghi che mettono a rischio la loro salute mentale e fisica e li condannano ad una vita senza svago né istruzione.

Il fenomeno del lavoro minorile è concentrato soprattutto nelle aree più povere della terra, tuttavia non mancano casi di bambini lavoratori anche nelle aree marginali del Nord del mondo.

Secondo i dati dell’ILO, nel mondo 74 milioni di bambini sono impiegati in varie forme di lavoro pericoloso, come il lavoro in miniera, a contatto con sostanze chimiche e pesticidi agricoli o con macchinari pericolosi.

E’ il caso dei bambini impiegati nelle miniere in Cambogia, nelle piantagioni di tè nello Zimbabwe, o che fabbricano bracciali di vetro in India.

Tra le peggiori forme di lavoro minorile rientra anche il lavoro di strada, ovvero l’impiego di tutti quei bambini che cercano di sopravvivere raccogliendo rifiuti da riciclare o vendendo cibo e bevande.

Nella sola città di Dakar, capitale del Senegal, sono 8.000 i bambini che vivono come mendicanti.

Altra faccia di questa realtà è lo sfruttamento sessuale dei minori a fini commerciali, che coinvolge un milione di bambini ogni anno.

ALESSIA BELLARDITA 

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